Genesi e il bisogno di incasellare la creazione di Dio
Testo di Austen Hartke tratto da “Transforming: The Bible and the Lives of Transgender Christians” (Trasformazioni. La Bibbia e le vite dei cristiani transgender), editore Westminster John Knox Press, 2018, 225 pagine), capitolo 4, liberamente tradotto da Diana di Torino, revisione di Giovanna di Parma
Leggiamo in Genesi 1 come Dio crea il mondo si comincia con la separazione della luce dall’oscurità, del giorno e della notte. Poi Dio divide le acque degli abissi in due categorie: quelle sopra e sotto il cielo. Le acque sotto il cielo vengono divise e raggruppate per creare due regni distinti: terra e mare. Dio popola il cielo di uccelli, il mare di pesci e altre creature dell’oceano, la terra di piante e animali. In ogni atto della Creazione, dal versetto 1 al 25, Dio separa, divide in categorie, mette ordine al caos.
Per gli Ebrei antichi queste azioni di separazione e ordine erano famigliari. Le leggi della Torah, che li definivano popolo di Dio, si basavano sulla separazione tra sacro e profano, lodevole e abominevole. In Deuteronomio 14: 9-10 leggiamo che le creature del mare con squame e pinne si possono mangiare, ma se posseggono solo una di queste caratteristiche vengono considerate impure e non si possono mangiare.
I capi degli Ebrei e gli studiosi hanno dibattuto i motivi di queste regole dei primi 5 libri della Bibbia e sono state formulate dozzine di teorie plausibili. Risulta ovvio che tali regole rendevano più semplice al popolo di Dio riconoscere il cibo buono da quello nocivo, ma creavano anche punti fissi per comprendere il mondo intorno a loro.
Immaginate di essere un antico pescatore ebreo che un giorno butta le reti in mare. Tirando su la rete trova alcuni sgombri, meduse e un’aragosta. Dando un’occhiata allo sgombro con pinne e squame capisce che è un pesce che si può mangiare. Ma non avendo mai visto meduse o aragoste, senza pinne né squame, sa che non sono pesci e non si possono mangiare.
Sebbene si possa vivere anche senza assaggiare le meraviglie di una coda d’aragosta al burro, il pescatore non rischierà nemmeno di essere punto in bocca dalla medusa. Queste categorie rendevano sicure le persone e le aiutavano a mantenere l’ordine nel mondo.
Poiché queste categorie si applicavano a ogni parte della vita – dal grano dei campi alla tavola da pranzo ai sacrifici nel tempio – non sorprende trovare le stesse separazioni nel racconto della creazione in Genesi 1. In questo primo capitolo si parla quasi sempre di dualità come luce e oscurità, terra e cielo, terra e acqua. Poi arriviamo al versetto 27:
E Dio creò l’uomo a sua immagine
E a nostra somiglianza:
li creò maschio e femmina.
Basandosi sulla dualità presente in questo capitolo, non stupisce vedere gli uomini divisi in due gruppi: maschio e femmina Dio li creò. Ma questo versetto non condanna altri sessi o generi, così come il versetto sulla separazione tra giorno e notte non rifiuta l’esistenza di alba e tramonto.
Come fa notare il pastore (trasgender) M. Barclay: “Questo capitolo parla di giorno e notte, terra e mare, ma abbiamo anche tramonto, paludi. Questi versetti non significano che ci siano solo terra e acqua e che non ci sia un luogo dove si possano incontrare. Queste dualità non comprendono tutta la realtà – ci invitano a riflettere su tutto quanto esiste in mezzo e oltre”.
Così come noi chiamiamo Dio l’Alfa e l’Omega, indicando tutte le cose dalla prima all’ultima e nel mezzo, l’autore di Genesi 1 usa lo stesso espediente poetico dualistico per raggruppare l’infinita diversità della creazione in categorie più facilmente comprensibili.
La realtà è che da quando ci sono gli uomini, sono sempre esistite persone al di fuori del genere binario. Nella storia della creazione dei Sumeri, popolo della Mesopotamia simile a come sarebbe diventato Israele, troviamo riferimenti fin dal 1600 a.C. ad esseri umani creati con organi sessuali non immediatamente identificabili come femminili o maschili.
Nella Mishnah e nel Talmud, l’insieme di leggi orali raccolte tra il 200 e il 500 d.C., abbiamo numerosi esempi di individui che non rientrano nelle categorie maschio o femmina della cultura ebrea, compresi coloro dal sesso non determinabile, chi ha caratteristiche di più di un sesso, e coloro con caratteristiche sessuali che si modificano nel tempo. Questo ci dice che anche i discendenti del popolo ebreo che scrissero Genesi 1 non necessariamente pensavano che le categorie di sesso e genere del versetto 27 fossero comprensive di tutti i generi.
Ai tempi dei Greci e dei Romani le persone nate con un sesso non determinabile venivano chiamate ermafroditi, da un dio greco con tratti maschili e femminili. Oggi le persone con caratteristiche sessuali diverse si definiscono intersessuali e sappiamo che rappresentano dallo 0,018% all’1,7% della popolazione mondiale.
Nel corso della storia i medici hanno tentato di dare un sesso definito ai bambini intersessuali con interventi chirurgici, prima che il bambino potesse prendere decisioni per conto proprio, e a volte anche senza il consenso dei genitori.
Fortunatamente i difensori degli intersessuali in tutto il mondo hanno visto i risultati positivi della loro spinta verso l’autodeterminazione e gruppi come Società Intersessuale del Nordamerica stanno aiutando a bloccare le modifiche ai bambini intersessuali alla nascita. Cominciamo a comprendere che le interazioni tra cromosomi, produzione di ormoni e fisiologia sono molto più complicate di quanto si pensava una volta.
Non tutte le persone nascono maschio o femmina; se cerchiamo di forzare verso una scelta binaria, presumiamo di saperne più di Dio. Megan DeFranza, teologa e specialista di temi intersessuali, ha affermato: “Il modello binario semplicistico non è più sufficiente. È disonesto nei confronti delle persone create a immagine di Dio”.
Quando tentiamo di incasellare la creazione di Dio guardando a Genesi 1:27 aspettandoci che ogni persona sulla terra rientri in una ben definita casella, poniamo la domanda sbagliata al testo. Se Genesi 1 avesse voluto descrivere il mondo com’è, gli autori della Bibbia avrebbero avuto bisogno di un rotolo lungo centinaia di piedi!
Grazie a Dio non dobbiamo leggere ogni versetto come un testo di biologia, elencando tutte le creature dall’elefante fino al paramecio. Proprio come non ci aspetteremmo che gli astronomi inserissero comete e buchi neri nelle categorie sole e luna, così non dovremmo neppure aspettarci che tutti gli esseri umani rientrino nelle categorie maschio e femmina, solo perché queste sono le uniche categorie elencate in Genesi 1.
Invece di chiedere al testo di definire ed etichettare ogni cosa, possiamo chiedere a Dio di parlare nello spazio tra le parole, tra i tempi biblici e il nostro tempo, tra le categorie opposte.
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