Genitori fortunati. Sotto il sole dell’Elba con i genitori cattolici con figli LGBT+
Testimonianza di Alessandra Garofalo, socia de La Tenda di Gionata
Quando Mara Grassi e Agostino Usai mi dissero che sarebbero venuti a condividere la loro testimonianza di genitori cattolici con un figlio gay qui, all’Isola d’Elba, fui colta dal sollievo, e – dopo qualche secondo – dalla preoccupazione.
Colta dal sollievo perché erano diversi mesi che cercavamo di gettare un ponte tra quello che qui si definisce il continente e questo luogo meraviglioso dove terra e mare si confondono tra loro, dove anche il tempo brutto sembra bello, dove non ti stanchi mai di guardare le distese verdeggianti e le api che girano tra un fiore e l’altro, ma dove – ahimè- non sempre il tessuto sociale e cattolico è dalla tua parte, specialmente su alcuni argomenti.
Avere due membri del direttivo de La Tenda di Gionata mi inorgogliva e mi riempiva di aspettative, specie perché una delle organizzatrici dell’iniziativa di AGEDO ELBA, Linda del Bono, si era prodigata oltre ogni mia più rosea speranza per far sbarcare l’associazione dei cristiani LGBTQ+ nel corpo vergine di quest’Isola e AGEDO non poteva mostrarsi più disponibile nell’accoglierli, nonostante la sua impostazione prettamente laica.
Ma in che misura e in quale modo sarebbe stata recepita una testimonianza di questo tipo?
Oggi, ricordando quel giorno, posso solo dire che il 17 maggio 2023 è stata un’occasione per ricordare a tutti noi quanto il confronto personale e la schiettezza dei sentimenti abbiano la meglio su qualsiasi timore, barriera o pregiudizio.
Nell’ambito dell’ evento LIBER* di ESSERE, organizzato da AGEDO ELBA nella sala della Gran Guardia a Portoferraio, io ho ascoltato testimonianze vere, toccanti, tra cui quella di un ragazzo che parlava ed esponeva con parole precise l’importanza del linguaggio inclusivo e non solo per i ragazzi o ragazze gay, lesbiche, bisessuali o trans, ma anche per la parità tra generi, linguaggio che deve essere adottato in primis dalla scuola, e poi da ogni contesto di vita sociale, perché ognuno di noi rappresenta la società di cui è parte, e la società non fruttifica (o fruttifica male) se solo alcuni di coloro che ne fanno parte trovano il loro spazio per crescere ed esprimersi.
Ho ascoltato poi la testimonianza di un padre che parlava di sua figlia nato figlio che ha condiviso con tutti noi l’importanza di essere tempestivi nell’amore e nell’accoglienza della natura che un bambino o bambina esprime, cosa che può avvenire anche precocemente; ma che altrettanto precocemente deve essere accettata e maturata in un contesto sereno, sia a casa che a scuola, che è vera e giusta proprio nel modo in cui si manifesta.
Ho anche ascoltato la testimonianza di un assessore che raccontava il suo percorso didattico e la sua esperienza con i bambini della scuola primaria, e mi ci sono ritrovata tanto in quelle parole e in quelle esperienze.
E poi, con il fiato sospeso, abbiamo ascoltato la testimonianza di Mara e Agostino.
Non esagero quando scrivo che la prima parte della loro testimonianza è stata un pugno nello stomaco, e di quelli forti. Le parole con cui Mara ha scelto di incidere i nostri sentimenti sono state terribili e prive di indorature; la sua sofferenza per aver scoperto l’omosessualità del figlio è diventata la nostra sofferenza, sofferenza che abbiamo condiviso non con lei che parlava del suo errore, ma con quel ragazzo che non ha altro volto se non quello di chi subisce un’ingiustizia da chi meno dovrebbe procurargliela.
Da madre, da cattolica e da amica di persone LGBTQ+ non ho potuto fare a meno di contorcermi di fronte al dolore che per 12 anni queste due persone hanno inflitto a sé stesse e al proprio figlio gay; mi è passato davanti agli occhi – e non ho potuto evitarlo anche se avrei voluto – il calvario insensato che molte famiglie affrontano a causa di quel bigottismo che è – a mio avviso – la rovina della Chiesa cattolica.
Senza esitazione Mara ha sollevato il suo racconto come un sudario, e ci ha mostrato le piaghe dell’ottusità che si nasconde dietro l’ambiguità delle parole, ci ha fatto scontrare senza esitazione con quella incapacità di amare il nostro prossimo incondizionatamente, e di vivere e lasciar vivere la bellezza dell’amore, in ogni sua forma.
La Parola di Dio, che è parola d’accoglienza e d’amore, era stata usata su di loro – e ancora viene usata su molti- come un machete per massacrare la libertà d’amare secondo la propria natura.
Nella sala della Gran Guardia di Poroferraio era calato il silenzio, per la prima volta ascoltavamo le uniche parole che nessuno di noi avrebbe mai voluto sentire lì, in quell’occasione, in quel giorno, in quel posto e rivolte a un ragazzo il cui unico crimine, magari, era quello di essersi innamorato.
Poi, però, Mara e Agostino hanno cominciato a parlare della risalita faticosa, dell’incontro con altri genitori che condividevano la stessa loro situazione, e alcuni avevano già percorso buona parte della strada, quella che porta all’unica risposta possibile: Cristo non detta regole sull’amore, perché nell’amore non c’è timore. Dice di amare; tutto qui. E l’amore dei cistiani LGBTQ+ è perfetto così com’è.
E questo concetto Mara e Agostino lo hanno sentito esprimere dal Papa in persona quando gli hanno consegnato il libro “Genitori fortunati“, in cui le numerose testimonianze di genitori cattolici di figli LGBTQ+ rivendicano a gran voce l’amore cristiano dei propri figli LGBTQ+ e la loro rinascita spirituale a seguito di questa rivelazione d’amore.
E così, alla fine di quell’Evento toccante che è stato per me LIBER* di ESSERE, ogni presente si è avvicinato a chi era intervenuto o intervenuta, infrangendo anche quell’ultima barriera di diffidenza che divide i cattolici dai laici o che taglia fuori i ragazzi LGBTQ+ da quella chiesa in cui hanno ogni diritto di vivere liberamente la totalità della loro vita, se lo vogliono.
Mi piace pensare, un po’ egoisticamente, che se alcuni genitori non avessero “camminato” scalzi sulla stessa strada cosparsa di aculei e cocci taglienti di Mara e Agostino e non avessero deciso poi di testimoniarlo con tanto coraggio, oggi la Tenda di Gionata non potrebbe contare su un numero sempre crescente di persone che ritrovano la fede nella loro Chiesa e la serenità nelle loro famiglie.