Gesù, da l’ultima cena all’arresto. La passione di un Cristo queer
Testo di Kittredge Cherry tratto da The Passion of Christ: A Gay Vision (La passione di Cristo: una visione gay), illustrazioni di Douglas Blanchard, Apocryphile Press, 2014, 154 pagine, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
“Mentre cenavano…uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al suo fianco.” Giovanni 13:2, 23. Gli amici si incontrano per una cena intima in “L’Ultima Cena” da “The Passion of Christ: A Gay Vision,” una serie di ventiquattro quadri di Douglas Blanchard. La figura contemporanea di Cristo cena con dodici persone, i classici dodici diecepoli, ma sono un gruppo multirazziale di molte età, orientamenti e identità di genere.
Un’anziana donna nera siede di fianco ad un uomo d’affari bianco. Una drag queen con i tacchi alti tiene la mano di un uomo. Il viso di Gesù sembra praticamente lo stesso di quando predicava nel tempio… impassibile. Avvolge le braccia attorno gli uomini accanto a lui. L’intero gruppo è unito dal tatto, ma non è completamente unito. Le emozioni espresse vanno dalla sorpresa al dispiacere, e ognuno guarda in una direzione differente.
I piatti sono pieni per il Seder (tipico pasto rituale ebraico) di Pasqua, con il pane matzo, un uovo sodo, e l’arrosto di agnello. Un sigolo bicchiere di vino rosso sangue si staglia contro i colori tendenti al grigio, accennando al sacrificio a venire. La stanza è semplice, illuminata solo da una nuda lampadina a bulbo. Sono seduti in un modo che invita chi guarda a raggiungerli al tavolo.
Tutti i quattro vangeli descrivono il pasto finale che Gesù ha mangiato con i suoi discepoli prima di essere arrestato. I racconti biblici dell’Ultima Cena sono pieni di dettagli drammatici e del dialogo intercorso e rendono possibile immaginare cosa successe in quella fatidica sera. Gesù aveva annunciato ai discepoli spaventati che qualcuno di loro l’avrebbe tradito.
Furono scioccati ancora quando egli identificò il pane e il vino come il suo corpo e il suo sangue, esortandoli a mangiare e bere la loro parte di esso. Dando un nuovo significato al pasto di Pasqua, egli ha aiutato a prepararli alla sua imminente morte. Ha riassunto i suoi insegnamenti sull’amore e ha dato loro un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Ha pregato per i credenti del presente e del futuro. Ha detto che l’amore più grande è dare la vita per i propri amici.
Invitando i suoi amici a “fare questo in memoria di me” Gesù ha istituito un sacramento e ha investito tutti i pasti con un vivido senso della presenza di Dio. I cristiani rivivono l’Ultima Cena ogni sigola volta che celebrano il rituale conosciuto come Eucaristia, comunione o la Cena di Dio. Il pasto sacro è un atto centrale di adorazione nel quale i credenti ricordano Gesù e mangiano lo spirito di Dio. Nel quadro di Blanchard, un bicchiere è ancora pieno di vino, il che significa che Gesù non l’ha ancora passato ai suoi amici dicendo “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue.”
L’uomo che appoggia il capo su Gesù deve essere l’anonimo “discepolo che Gesù amava”. L’amato discepolo viene citato cinque volte nel vangelo di Giovanni. Il termine implica che Gesù fosse innamorato di lui, e per secoli alcuni interpreti hanno suggerito che avevano una relazione omosessuale. La Bibbia descrive come l’amato riposasse il suo capo sul petto di Gesù durante l’Ultima Cena. Blanchard li mette in una posizione che riecheggia i dipinti e le sculture medievali, come il Johannesminne tedesco del XIV secolo del Maestro di Oberschwaben. La loro attrazione omoaffettiva è stata messa in evidenza dagli odierni artisti e sudiosi biblici pro-LGBT, ma la loro relazione si fonde naturalmente all’interno del gruppo. Ad alcuni piace anche speculare sulle sfumature omoerotiche della relazione tra Gesù e Giuda, il discepolo che l’ha tradito. Ma non è la cosa su cui si concentra Blanchard. Non è nemmeno possibile identificare Giuda nella sua Ultima Cena.
L’Ultima Cena è uno dei più popolare (e molto spesso parodiati) soggetti dell’arte. Gli artisti di solito si focalizzano o sull’annuncio del tradimento o, come Blanchard, sull’istituzione dell’Eucaristia. I dipinti dell’Ultima Cena datano ai primi affreschi cristiani del II secolo nelle catacombe di Roma, sebbene alcuni studiosi affermino che le scene ddella cena nelle catacombe mostrino un futuro pasto in paradiso promesso da Cristo. Per i primi mille anni della storia cristiana gli artisti hanno teso ad andare dall’Ultima Cena alla resurrezione. L’Eucaristia era celebrata come una festa della vita invece che una rievocazione della sua morte. Il pane e il vino non erano il Cristo crocefisso, ma il Cristo risorto. Durante il Rinascimento divenne un soggetto molto popolare. L’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, degli anni novanta del 1400 continua ad essere uno di più famosi dipinti di tutti i tempi. E ha scatenato una serie infinita di imitazioni, dal sublime al ridicolo. Alcuni l’hanno usato per fare affermazioni politiche come “L’Ultima Cena di Yo Mama” tutta al femminile dell’artista giamaicana-americana Renee Cox e “La Prima Cena” di Susan Dorothea White dall’Australia. Interpretazioni moderne dell’Ultima Cena sono state fatte da molti rinomati artisti incluso Salvador Dali, che ha usato surrealismo e simmetria per ritrarre il mistico pasto.
Presentando una visione complessa e moderna dell’Ultima Cena, Blanchard fa posto a coloro che guardano, perché abitino la scena, che potrebbe essere essere diventata monotona perché troppo familiare. Artisti come Elisabeth Ohlson Wallin e Becki Jayne Harrelson hanno creato delle versioni queer dell’Ultima Cena rifacendo la famosa composizione di Leonardo e rimpiazzando i protagonisti con persone LGBT contemporanee. Blanchard va oltre a ri-concepire l’intera composizione. I suoi tocchi queer includono non solo il discepolo amato, ma anche la drag queen con i tacchi alti. Lui la mette proprio davanti a titolo di cortesia. Ma la sua Ultima Cena non è solo un party LGBT. Le persone queer sono integrate in un gruppo misto. Gesù accetta volentieri tutti i tipi di persone al pasto sacro dove l’amore unisce le persone con Dio e l’una con l’altra, nutrendo corpo e spirito. Durante l’Ultima Cena Gesù ha insegnato ai suoi amici l’amore. Ben presto il suo amore avrebbe dovuto essere provato.
“Questo è il mio corpo offerto per voi. Fate questo in memoria di me” Luca 22,19. Gli amici di Gesù non sapevano che quello sarebbe stato il loro ultimo pasto con lui, anche se lui aveva cercato di prepararli. Tutti gli amici più intimi erano lì, incluso quello che Gesù amava. Gesù, con rannicchiato sul petto il suo amato discepolo, parlava di amore, di tradimento, e ancora di più di amore. Gesù diceva che andava via e li spronava ad amarsi l’un l’altro come lui li aveva amati.
L’amore più grande, aveva detto loro, era dare la vita per i propri amici. Aveva preso il pane e aveva detto qualcosa di totalmente inaspettato: prendete, mangiate; questo è il mio corpo. Poi aveva preso un calice dicendo, bevete, tutti voi, questo è il mio sangue. Lui dava e loro ricevevano completamente. Un atto di vera comunione. Il vino era dolce, con un tocco di amarezza. Gesù, grazie perché mi nutri!
Gesù prega da solo
“Si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell’ora passasse oltre da lui.” Marco 14, 34. Un uomo artiglia il terreno in una profondissima angoscia spirituale in “Gesù prega da solo”. Il suo viso si perde nell’oscurita – potrebbe essere chiunque – ma la sua mano torturata è illuminata di fronte e al centro in completo rilievo. Gesù è inginocchiato, completamente solo, su un tetto con bidoni della spazzatura e pareti in mattoni. Questo è il moderno Getsemani – non un giardino, ma una giungla urbana dove un uomo solo lotta con un dilemma impossibile: tradire il suo credo più intimo o morire. Le luci della città baluginano contro il cielo notturno.
La semplicità dell’immagine è di un impatto immediato. È il solo quadro della serie della Passione di Blanchard in cui Gesù è solo. Perfino nella morte Gesù viene mostrato con altri corpi, ma qui tutti lo hanno abbandonato, e Dio non è visibile. La solitudine è assoluta. Il dipinto impressiona molti di quelli che lo guardano più delle scene de esplicita violenza che seguono. L’artista cattura l’angoscia emotiva di Cristo e la rende vicina e personale, lasciando lo spettatore solo con Gesù. Con questo quadro Blanchard prende in prestito l’illuminazione ad alto contrasto, un ambiente urbano cupo, e l’umore fatalista da film noir, rendendola un’immagine quasi cinematografica.
Nella Bibbia, Gesù e i suoi amici, arrivano all’appartato giardino del Getsemani dopo l’Ultima Cena. Ha confidato loro di essere “profondamente addolorato, fino alla morte” e ha chiesto ai suoi amici di pregare con lui, ma loro si sono addormentati. Gesù sapeva che il suo ministero lo avrebbe portato in conflitto con le autorità che avrebbero voluto arrestarlo e ucciderlo. Era così sconvolto da sudare sangue. Allora ha scelto di non scappare dallo straziante viaggio che aveva davanti. Il profeta condannato non avrebbe rinnegato ciò in cui credeva fuggendo e nascondendosi. Abbandonato dagli amici addormentati, è stato lasciato solo a pregare Dio ancora e ancora: “Se è possibile, passi da me questo calice, ma non quel che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. L’episodio mostra che Gesù non è la marionetta di Dio o una vittima delle circostanze, ma uno che agisce liberamente, prendendo le sue decisioni morali.
“Gesù prega da solo” rappresenta un punto di svolta nella relazione di Blanchard con la sua serie della Passione, che ha iniziato a dipingere nel 2001. aveva finito quattro pannelli l’undici settembre, quando gli aerei dirottati si sono schiantati nel World Trade Center vicino al suo studio del Lower East Side. Scioccato, ha visto i terroristi attaccare dal tetto del suo appartamento nell’East Village. Inorridito dala motivazione religiosa degli attacchi di quel giorno, Blanchard si è distaccato completamente dalla religione. L’artista è consapevole di aver iniziato ad usare la serie della Passione per risolvere il suo conflitto spirituale. Gesù, con la sua agonia sul tetto, si assume i dolori che si estendono per il XXI secolo.
Gli artisti hanno per lo più ignorato la scena del tumulto interiore di Gesù fino all’ascesa dell’individualismo nel Rinascimento. Allora il soggetto, spesso chiamato “L’agonia nel giardino”, diventò via via più popolare. Una notevole versione moderna venne dipinta dal post-impressionista francese Gauguin, il cui intenso autoritratto in “Cristo nell’Orto degli Ulivi”, esprime la sua pena per gli ideali infranti.
Questa scena può simbolizzare qualsiasi angoscia spirituale, incluse le lotte spirituali delle persone LGBT per riconciliare la loro sessualità e la loro spiritualità, per vivere come esseri umani completi anche quando la Chiesa e la società li etichettano come peccatori o malati. Il un mondo che spesso nega il valore delle vite queer, molte persone LGBT si sono sentite disperatamente sole, intrappolate tra la negazione di se stessi e il confrontarsi con la “morte sociale” della persecuzione e dell’esclusione. Accovacciato in un vicolo, il Gesù di oggi potrebbe pregare per un mondo dove tutti i figli di Dio fossero onorati.
“Ed egli, essendo in agonia, pregava ancor più intensamente; e il suo sudore divenne simile a grumi di sangue che cadevano a terra.” Luca 22,44
Dopo la cena, Gesù e i suoi amici, giunsero in un luogo isolato. Gesù voleva pregare da solo. Egli chiese loro di aspettare e pregare lì vicino. Sapeva che le sue azioni – anche tutta la sua intera esistenza – lo avrebbe portato ad un inevitabile conflitto con le autorità che lo volevano morto. Il suo modo acutamente comprensivo di amare sfidava le strutture del potere e lo status quo. Ma non avrebbe potuto negare chi Dio lo aveva creato per essere. Non avrebbe potuto smettere di amare. Doveva essere onesto con se stesso. Le autorità l’avrebbero condannato come peccatore perché il suo amore aveva infranto tutte le regole. Avrebbero voluto denunciare il suo amore come peccato. Avrebbero potuto anche ucciderlo. Gesù era talmemente in agonia da sudare sangue mentre pregava: Dio, se è possibile, che passi da me questo calice. Non voglio berlo. Comunque sia fatta non la mia, ma la tua volontà. Guidami Dio! Metto la mia vita nelle tue mani.
Gesù è arrestato
“Voi siete usciti con spade e bastoni come contro ad un ladrone, per prendermi.” Matteo 26,55. Un giovane sospetto ferma i suoi amici dal rispondere alla rissa quando degli ufficiali lo catturano in “Gesù è arrestato”. Una mano senza corpo punta un dito accusatore contro Gesù a sinistra. Un’altra mano gli punta addosso una pistola. Un amico tenta di difenderlo con un coltello, ma Gesù lo ferma. Fasci di una torcia elettrica e proiettori perforano la notte urbana, formando un alone parziale dietro la testa di Gesù. Sullo sfondo c’è, circondato dall’oscurità, un uomo calvo in giacca e cravatta, probabilmente uno degli omuncoli che hanno spiato Gesù al Tempio. Silhouette scure all’orizzonte mostrano che molte più guardie sono sulla via. Gesù è colto in una posizione sbilanciata nella croce di una composizione a forma di X, che si aggiunge alla tensione drammatica.
Il dipinto cattura il momento in cui Gesù ferma la violenza, facendo incontrare l’odio con l’amore sottomettendosi ad un arresto ingiustificato. Blanchard smonta la scena sentimentale presentandola con un crudo realismo. L’immagine diventa una vibrazione da film noir con la sua illuminazione in bianco e nero e la sensazione che un uomo innocente è colto in una ragnatela mortale.
L’arresto di Gesù è una scena essenziale che conclude il ministero pubblico e inizia una catena di eventi che porteranno alla sua esecuzione. I vangeli descrivono l’azione in una veloce successione: il traditore Giuda arriva con una larga squadra di polizia, guardie e soldati. Sono armati fino ai denti con molte più spade e randelli del necessario. Giuda bacia Gesù, segnalando ai soldati di arrestarlo con un gesto di tradimento particolarmente intimo. Un altro discepolo contrattacca, maneggiando una spada per tagliare l’orecchio del servo del sommo sacerdote. Gesù comanda ai suoi compagni di mettere via le spade. I soldati sequestrano Gesù e lo legano. I suoi discepoli sono fuggiti. Un giovane uomo li segue indossando solo un panno di lino. I soldati lo afferrano, ma lui riesce a liberarsi e corre via nudo. Portano Gesù dal sommo sacerdote.
Una sorpresa in questa “visione gay” è quel che manca: il bacio tra due uomini più famoso della storia, il bacio del tradimento tra Giuda e Gesù. Gli artisti hanno dipinto l’arresto di Gesù almeno dalla famosa versione del 1305 di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova e il bacio di Giuda è praticamente sempre stato incluso. Baciare era una forma comune di saluto nei tempi biblici, ma il bacio traditore e da uomo-a-uomo di Giuda è stato usato per instillare l’omofobia per secoli, equiparando l’omosessualità come un tradimento nei confronti di Dio. Blanchard deve aver capito che la gente l’ha visto troppo spesso… sebbene il bacio di Giuda rimanga un soggetto popolare tra gli artisti e gli spettatori LGBT. Blanchard ignora anche un altro arresto sottotrama che affascina molti studiosi queer della Bibbia: il giovane uomo nudo che scappa in Marco 14,51. Sono stati scritti molti libri che dibattono sull’autenticità e il significato del vangelo segreto di Marco, che racconta di come un giovane uomo “abbia imparato i misteri di Dio” passando una notte nudo con Gesù.
“Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada” Matteo 26,52
Gesù non ha tentato di scappare dalla polizia venuta per lui nel cuore della notte. Lui e i suoi amici erano abituati alle molestie della polizia e alla persecuzione del governo. Perché non mi avete arrestato allora, quando stavo con voi insegnando apertamente? Lo hanno afferrato. Lui non ha resistito all’arresto. I suoi amici hanno tentato di battersi per lui, ma lui li ha fermati, dicendo che chi di spada ferisce di spada perisce. Sono corsi via e lo hanno abbandonato, lasciandolo solo con la polizia. Gesù, perché le cose brutte succedono alla gente buona?
Testo originale: Day 3: Jesus has a Last Supper, prays alone and is arrested (Gay Passion of Christ series)