“Gesù è morto per i peccati degli altri”. Noi transessuali rifiutati, ma amati da Dio
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Articolo di Jacopo Storni pubblicato sul sito del Corriere della Sera il 26 novembre 2014
Si chiama “Gesù è morto per i peccati degli altri” il viaggio a San Berillo, il quartiere a luci rosse di Catania tra i transessuali in cerca di riscatto. Li hanno disconosciuti come figli, li hanno rinnegati come padri, li hanno cacciati dal lavoro. “Fate schifo” si sentono ripetere quando camminano per strada.
C’è chi passa e gli sputa addosso, c’è chi passa e li rapina, c’è chi passa e gli tira pietre. “Siamo carne da macello” dicono loro. Sono osceni, sono esclusi, sono transessuali. Ostentano parrucche e tacchi a spillo. Emarginati tra muri scalcinati e case diroccate, lungo le strade di San Berillo, il quartiere a luci rosse di Catania. Il quartiere dei transessuali e delle prostitute, mattina e sera sull’orlo dei portoni, in eterna attesa di una manciata di banconote. “Siamo buttane” raccontano. E non si vergognano. Si sentono rifiutati dalla gente, ma amati da Dio.
Pregano, vivono la fede nell’intimo delle loro anime peccatrici: “La gente non immagina che anche noi possiamo pregare, invece siamo persone normali e siamo certi che il Signore ci accetta per quello che siamo. I veri peccati non sono i nostri, ma la mancanza d’amore verso il prossimo, la mancanza di rispetto verso la diversità”.
Mai come adesso, il “quartiere scandalo” di San Berillo si racconta. E i quasi 20 transessuali che lavorano qui, diventano persone. Vivono qui tutti assieme, perché soltanto chi è come loro li accetta e non hanno altri luoghi dove andare. Le telecamere della regista catanese Maria Arena sono penetrate in queste strade off limits, ai confini del pudore.
Ne è uscito il documentario “Gesù è morto per i peccati degli altri”, un lavoro lungo cinque anni che sarà proiettato, in anteprima nazionale, (ndr il 3 dicembre 2014) al 55esimo Festival dei Popoli, la rassegna del film documentario in programma a Firenze dal 28 novembre al 5 dicembre. Eccoli i transessuali come raramente si erano visti. Illuminano i tabernacoli coi ceri alla Madonna.
“Anche Maddalena era una prostituta, le tiravano pietre e Gesù la proteggeva – dice uno di loro – Dobbiamo capire bene il messaggio del Signore, Lui non è venuto per guarire i peccati, ma per salvare il cuore degli uomini. Dio non vuole che noi cambiamo il nostro modo di vivere, vuole che rimaniamo noi stessi”.
Merce e spirito si fondono a San Berillo. Corpi mutilati in cerca d’identità, scandalose squillo che dissimulano travagli interiori, prostitute che credono nel Signore, esseri umani che vorrebbero essere trattati come tutti gli altri, perché anche loro credono in Dio. “E Dio ama tutti gli esseri umani nello stesso modo, Gesù ci ama per quello che siamo” ripetono instancabilmente sui bordi dei marciapiedi. Franchina, Meri, Alessia, Marcella, Wonder, Totino, Santo. Seni esplosivi in silicone, anime in cerca di dignità.
Trasgressione e preghiere.
Rosari e rituali sacri, come quelli del giorno di Pasqua, quando i transessuali insieme alle altre prostitute sfilano in processione per le strade del quartiere portando la croce, calvario non solo dei loro peccati, ma “di tutta l’umanità”, come tengono a precisare.
Vanno spesso in chiesa, alla parrocchia del Crocifisso della Buona Morte. “Le prostitute hanno perduto il senso del loro corpo, non gli danno nessun valore, gli danno solo la morte – dice Franchina, ex Francesco – Per questo siamo in procinto di entrare nel Regno dei cieli”.
Fino al 2000, San Berillo era il quartiere della prostituzione, poi furono murate le case e fu stroncato il traffico delle lucciole. I transessuali sono rimasti. Con tutte le loro perversioni e le loro confessioni: “Cambierei subito il mio mestiere se ne avessi la possibilità, ma questa Sicilia non mi ha mai offerto altre alternative”. Scorrono in video sogni e solitudini: “Vorrei un rapporto affettivo vero”. E poi sentimenti perduti: “Per la mia famiglia sono stato un appestato”.
E l’andirivieni di clienti: “Giudici, delinquenti, disabili, poliziotti”. Il documentario diventa una discesa nelle viscere dell’animo umano attraverso la quotidianità autentica di San Berillo.
Quartiere ai margini, quartiere di “buttane” e umanità. Come dice la stessa regista, Maria Arena: “San Berillo è la vita di queste persone, l’unico luogo in cui hanno avuto la possibilità di essere se stesse”.
Gesù è Morto per i Peccati degli Altri, regia di Maria Arena, documentario, durata 84, Italia, 2014