Gesù piange con noi sulle vittime dell’omofobia (Giovanni 11:1-45)
Omelia* di padre David S. Matz, CPPS pubblicata sul blog Precious Blood Ministry of Justice for Persons who are LGBT (Stati Uniti) il 7 ottobre 2010, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
“Gesù scoppiò in pianto” (Giovanni 11:35). Molti di noi conoscono questo versetto perché è il più breve della Bibbia. Vediamo il suo contesto biblico. Gesù credeva che Lazzaro fosse morto e il suo spirito era turbato e scosso da profondissime emozioni (Giovanni 11:1-45). I traduttori trovano problematico questo tipo di “amore” e lo chiamano spesso philia, vale a dire amore fraterno, oppure agape, l’amore disinteressato simile all’amore di Dio. Ma qui vediamo che il nostro Dio non è certo disinteressato, anzi si commuove fino al midollo del suo essere, del suo corpo, della sua anima e del suo spirito e considera con amore questa perdita. Gesù è di fronte alla tomba, e piange.
E Gesù piange, proprio oggi! Nel mese di settembre 2010 diversi giovani gay si sono uccisi mentre la nostra società, le nostre autorità religiose cercano di zittirci sulla questione dei loro diritti, della loro dignità come esseri umani, sulla loro mancanza di tutto questo e Gesù continua a chiedere: “Dove l’avete posto?” (Giovanni 11, 34). Anche noi dobbiamo muoverci.
Seth Walsh faceva la prima media ed era di Tehachapi in California: aveva appena fatto coming out con sua madre e a scuola poi un giorno si è recato nel cortile di casa sua e si è impiccato, incapace di sopportare il fuoco di sbarramento dei bulli.
Tyler Clementi, matricola della Rutgers University, si è gettato dal ponte George Washington dopo che il suo incontro sessuale con un altro uomo è stato messo online dal suo compagno di stanza.
Billy Lucas, un quindicenne di Greensburg nell’Indiana, si è impiccato il 9 settembre scorso dopo essere stato ripetutamente vittima di bullismo.
Asher Brown, un tredicenne della periferia di Houston, nel Texas, si è sparato dopo avere fatto coming out: anche lui era stato vittima di derisione a scuola. I genitori si erano lamentati con la scuola, che non invece non ha mosso un dito.
Il suicidio tra le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender è un trend purtroppo in crescita. Secondo un recente sondaggio condotto dal Gay, Lesbian, and Straight Education Network (Rete Educativa Gay, Lesbica ed Etero), nel 2009, quasi nove giovani LGBT su dieci sono stati vittima di maltrattamenti fisici e verbali, che vanno dalle prese in giro alle botte.
Un compagno di classe di Seth ha riferito al nostro ministero pastorale, il Precious Blood Ministry of Justice for Persons who are LGBT (pastorale del Preziosissimo Sangue per la Giustizia con le persone LGBT), alcune delle frasi inflitte al ragazzo: “Dovresti ucciderti. Te ne devi andare. Sei gay, non gliene frega niente a nessuno di te”. Di fronte alla tomba di questo amato figlio c’è Gesù che piange. E noi siamo con Gesù? Anche noi stiamo piangendo?
Caro amato Lazzaro, la tua storia non finisce qui. Gesù invoca il nome di Dio perché noi, la comunità stretta attorno a queste tombe, possiamo credere nella via, nella verità e nella vita del mondo. Gesù grida “Lazzaro, vieni fuori!” (versetto 43). Lazzaro è legato dalla testa ai piedi, perciò Gesù ci dice “Scioglietelo e lasciatelo andare” (versetto 44).
Siamo una comunità immersa nell’Amore di Dio attraverso Gesù: le parole e gli atti di odio non ci dovrebbero appartenere. Molte persone LGBT sentono tutti i giorni allusioni sessuali, prese in giro, insulti e sono vittime di bullismo e tutto questo non fa che aumentare e peggiorare, fino al punto in cui la violenta retorica dei nostri leader politici e religiosi contro il matrimonio omosessuale e parole come “disordine oggettivo tendente verso il male” ci tengono così stretti nella morsa della paura da toglierci la vita. Quando finirà l’escalation di questa violenta retorica e quando risponderemo con amore a tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle? Mentre siamo di fronte alle loro tombe, cosa possiamo fare?
Dietrich Bonhoeffer ha scritto: “Il silenzio di fronte al male è male di per sé: Dio non ci riterrà innocenti. Non parlare è parlare. Non agire è agire”. Noi del Preziosissimo Sangue stiamo con Gesù mentre ogni giorno viene crocifisso, maltrattato e deriso, lasciato morire sulla croce, ritenuto senza valore e senza dignità.
L’undici ottobre, , oltre ad essere il Columbus Day (negli Stati Uniti), per la comunità LGBT è anche la Giornata Nazionale del Coming Out (National Coming Out Day). Questa ricorrenza ha avuto inizio l’11 ottobre 1988 per opera di Robert Eichsberg e Jean O’Leary che volevano ricordare il primo anniversario della Marcia per i Diritti delle Persone LGBT di Washington. Da allora questa commemorazione è servita a far vedere alla gente chi siamo, a far capire che quelle persone che ci piacciono, quelle persone che la gente conosce, rispetta e ama sono anche lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
Utilizzate questo incontro di preghiera di oggi per voi stessi o per questo gruppo che vuole riunirsi e celebrare la stupefacente diversità del Popolo di Dio. Chiamate per nome i vostri cari che devono uscire allo scoperto e sciogliete i legami di odio e violenza che impediscono ai nostri fratelli e alle nostre sorelle LGBT di vivere la loro libertà. Ascoltate: Gesù vi chiama perché usciate e lasciate andare ciò che vi lega alla morte.
Attorno alle tombe di Seth, Tyler, Billy, Asher e di moltissime altre persone senza nome, che hanno attraversato la soglia della morte, perché non avevano più speranza, questo 11 ottobre dobbiamo portare speranza e amore. Smettiamo di piangere, usciamo fuori e portiamo la vita a tutti coloro che Gesù ama.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale (PDF) tratto da: Precious Blood Ministry of Justice for Persons who are LGBT