Gianni Geraci: “Col mio compagno ho vissuto l’amore coniugale” che racconto in “Nella buona e nella cattiva sorte”
Articolo pubblicato sul GIORNALE DI LECCO del 25 marzo 2024, pag.17
LECCO. Un dialogo sul valore Cristiano dell’esperienza dell’amore nelle coppie omosessuali, il rapporto tra chiesa cattolica e persone queer, spaziando fino alla benedizione delle coppie gay e alla “lotta” all’ideologia gender.
È stato un tema importante, difficile, spinoso quello presentato giovedì scorso alla casa sul pozzo di Chiuso. A volere l’incontro sono stati il Lecco Pride e la Comunità di via Gaggio. Relatore della serata – presentata da Michele Benini – è stato Gianni Geraci, animatore del gruppo di cristiani omosessuali milanesi Il Guado e autore del volumetto scaricabile online “Nella buona e nella cattiva sorte. Gli omosessuali cristiani la scommessa di costruire una relazione per sempre” (ndr edito da La Tenda di Gionata).
«Vivere da adulti la propria omosessualità integrandola in modo armonico nel resto della propria vita presuppone un cammino di accettazione che spesso è lungo e difficile – l’esordio -.
E proprio la Fede, che agli occhi di un osservatore superficiale, sembra rappresentare un ostacolo, porta reali scelte di libertà. Solo da una fede accettata e vissuta consapevolmente può avere infatti origine quel processo di riconciliazione con la propria biografia che sta alla base di qualunque cammino di conversione».
Gianni Geraci è nato nel 1959 e ha vissuto a Porto Valtravaglia, sul Lago Maggiore, fino alla line degli Anni Settanta. Ha studiato in Cattolica e si è laureato in Statistica all’università di Padova nel 1989. Dopo aver partecipato attivamente alla vita di alcune associazioni cattoliche, è entrato in contatto con il gruppo del Guado di Milano e, nel 1996, è stato nominato portavoce del Coordinamento Gruppi di Omosessuali Cristiani in Italia.
«Dietro questo libretto c’è un’esperienza personale – ha aggiunto -. Ho cominciato a scriverlo nei primi mesi del 2020, perché stavo vivendo una situazione molto particolare. Convivevo con il mio compagno Luigi e avevamo appena scoperto che aveva un tumore al colon che si era già esteso al fegato. Un male che poi l’ha ucciso il 15 agosto 2021. Stanco di sentir dire, soprattutto all’interno della Chiesa: “Ma voi omosessuali non siete capaci di costruire delle relazioni che durano“, ho preso carta e penna.
Tutto parte dal fatto che Giovanni Paolo II, nel 1989, si chiese se fosse legittimo riconoscere alle coppie omosessuali l’esistenza di un amore coniugale. E si rispondeva di no. Poi però faceva un lungo discorso sulle caratteristiche di quell’amore e vi assicuro che la relazione che c’era fra me e Luigi – che è morto fra le mie braccia – aveva tutte le caratteristiche che il Papa indicava.
Giovanni Paolo I, quando era patriarca di Venezia, scrisse una lettera a Penelope indicando i rischi che si corrono in un matrimonio: l’infedeltà, la noia, la separazione… Sono gli stessi che si corrono in una qualsiasi relazione di coppia, se non coltivata adeguatamente, sia essa etero oppure omosessuale».
Cosa manca perché l’amore omosessuale non sia osteggiato dalla chiesa?
«Nell’autunno scorso la Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato un documento sulla benedizione. Accanto alle benedizioni formali ce ne sono molte altre che possono essere impartite anche da laici, il testo parla di benedizioni di coppie omosessuali, di divorziati e risposati, di persone poligame per fare riferimento a situazioni culturali diverse dalle nostre.
Le reazioni che ci sono state hanno riguardato solo la parte delle coppie omosessuali. Eppure si benedicono case, carri armati, cani e mucche… Ma non i gay. E questo significa che nella Chiesa cattolica c’è un problema pensatissimo con l’omosessualità, quasi un terrore atavico.
I Papi prima di Francesco non avevano il coraggio di affrontare la questione e quando lo facevano citavano in catechismo. Il più importante documento sul tema dell’omosessualità che la chiesa ha scritto è una lettera ai vescovi datata 1986. E malgrado, nel 1990, ci sia stata la dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità che dice che l’omosessualità è una variante minoritaria, ma normale, del comportamento sessuale dell’uomo, ancora oggi si cita quel testo”.
E ancora: «Finalmente le persone gay hanno cominciato a vivete pubblicamente le loro vite e chi si e avvicinato (a loro) ha scoperto che queste esistenze sono talmente normali, da sembrare banali. Siamo come tutti gli altri, solo che apparteniamo a una minoranza e viviamo la piena solidarietà con le persone che sono comprese nell’acronimo Lgbtq+ che non sono come noi (ci possiamo chiedere cosa c’entro con un asessuato o un intersessuale), ma con noi hanno in comune il fatto di essere discriminati per l’identità sessuale».