Gianni Piana e lo scandalo di una proposta etica sull’omosessualità
Articoli di Gino Scarpelli e Giulia Masieri del gruppo Kairos di Firenze pubblicati su Tempi di Fraternità del giugno-luglio 2013
Giannino Piana, che, lo scorso 11 marzo (2013), a Firenze, ha tenuto una conferenza sul suo libro “Omosessualità: una proposta etica” (Editore Cittadella, 2010, 112 pagine), è docente di Etica ed Economia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. In questo breve saggio, egli pone l’accento sulle considerazioni negative della cultura ebraico-cristiana nei confronti dell’omosessualità, che si sono tramandate nel corso dei secoli e permangono tuttora.
L’autore delinea, inoltre, il processo di sviluppo della teologia, iniziato dalla metà del Novecento: infatti, molti teologi hanno reinterpretato, in maniera più critica e alla luce di conoscenze sempre più ampie ed evolute, i passi della Bibbia presi come riferimento dalla tradizione morale cristiana e, in seguito, dal Magistero della chiesa cattolica, per condannare l’omosessualità e giudicarla come peccato.
Nonostante il progresso degli studi biblici e delle scienze naturali e umane, per le quali l’omosessualità non rappresenta affatto un “male” morale, né tanto meno una devianza, o un disturbo psico-fisico, la dottrina della chiesa cattolica continua ad attribuirle delle sentenze di condanna, in quanto non finalizzata alla procreazione. Secondo l’insegnamento ufficiale del Catechismo, non è concepibile, nel disegno divino, l’amore fra due persone dello stesso sesso, quale si può manifestare in una coppia eterosessuale.
A questo proposito, il professor Piana contrappone al criterio naturalistico, tradizionalmente riconosciuto come unico strumento per valutare l’identità omosessuale, quello personalista, che valorizza la persona umana, in quanto essere in relazione con gli altri. Tale modello interpretativo può, pertanto, chiamarsi relazionale e ribadisce che l’identità del singolo e quindi anche il suo orientamento sessuale si forma e si consolida solo attraverso il suo rapporto con la collettività.
L’incontro è stato molto costruttivo, sia per la chiarezza nell’esposizione del tema, sia per il dialogo successivo, dal quale sono emersi interessanti spunti di riflessione, anche di carattere sociologico.
Di seguito, come un fulmine a ciel sereno, la nostra amica Giulia è rimasta sconvolta dalla lettera che una ragazza dal sorriso angelico le ha consegnato all’uscita della chiesa evangelica dove si è tenuta la conferenza. Il mittente è un gruppo religioso convinto che l’omosessualità sia una condizione contraria all’amore di Dio. Esso ribalta,quindi, l’analisi etica di Piana.
Perché questo movimento pretende di insegnarci cos’è l’amore? Non siamo noi omosessuali capaci di amare? Dobbiamo smantellare la nostra realtà soggettiva e far finta di essere chi non siamo? Eppure, anche noi crediamo in Cristo, Lo cerchiamo e sappiamo che è con noi quando ci riuniamo in Suo nome, senza negare la nostra omosessualità, senza privarci dell’opportunità che ci è data di formare una coppia, una famiglia e di estendere il nostro amore verso il prossimo. E’ questo un peccato?
Le vostre parole mi feriscono, come lesbica e come cristiana
Lettera aperta di Giulia Masieri del gruppo Kairos di Firenze
Qualche tempo fa ho partecipato a Firenze, insieme al gruppo Kairos di cui faccio parte, alla presentazione del libro “Omosessualità, una proposta etica” del Prof Giannino Piana. E’ stato un incontro molto interessante,soprattutto per la profondità e l’umanità con cui sono stati trattati dei temi a me così cari, che mi toccano da vicino, essendo io una donna lesbica cristiana e quindi in cammino, lungo una strada che piano piano si delinea nel corso della mia vita, che io ritengo pienamente degna di essere vissuta come tale.
Tuttavia, e ricordo questo con grande dolore, all’uscita dalla Chiesa Evangelica dove si era tenuta la conferenza,una giovane signorina all’apparenza molto gentile, con fare mellifluo mi ha consegnato una lettera in busta chiusa dicendomi, con un grande sorriso, che si trattava di una sorpresa.
Io, impaziente, ho aperto il plico ma, appena i miei occhi hanno iniziato a scorrere le righe, ho capito immediatamente di cosa si trattava… Sono sufficienti poche espressioni per riassumerne il senso e, purtroppo, il fine ultimo: “omosessuali ed eterosessuali accondiscendenti” (come se noi, portatori di un diverso orientamento sessuale fossimo dei poveretti da compatire e da non assecondare), “se Dio una volta ha detto che l’omosessualità è peccato non può aver cambiato idea, non possiamo negare la sua parola, perché Lui a riguardo si è espresso molto chiaramente”, quando invece sarebbe opportuno consigliare, a tutti coloro che hanno dubbi in proposito, la lettura di qualche buona e oggettiva esegesi biblica, che tenga conto di dati culturali e storici.
Ma la lettera, scritta dal sedicente “movimento Famiglia di Luce” purtroppo non si fermava a questo: “state surclassando Dio, vi giudicate da soli e vi assolvete, rendendovi pari a Lui”, paragonando l’omosessualità al tentativo di porsi al posto del Signore.
Queste parole mi hanno fatto semplicemente male non solo come omosessuale,ma anche come cristiana, come cattolica e come essere umano, perché la mia esperienza di Dio, che posso dire di aver incontrato e che quotidianamente (come succede ad ognuno di noi) è presente nella mia vita, è un’esperienza di Amore e non di odio verso me stessa e verso il prossimo.
La ragazza della lettera affermava, riferendosi a se stessa, “io mi sono convertita e allora la mia vita è cambiata”. Anche io, meditando a lungo, sono giunta alla stessa conclusione riguardo alla mia esistenza, ma ho sulla vita un punto di vista basato sull’Amore: solo scoprendo e accettando la mia omosessualità sono riuscita a sentirmi autenticamente amata da Cristo.
Solo quando ho accettato di vedere me stessa nella mia vera natura di donna e di lesbica ho potuto iniziare a “costruire la mia casa sulla roccia” ovvero la mia vita su basi più solide di quelle dell’odio, del disprezzo e del risentimento verso una parte importante di me stessa, che è stata senz’altro prevista nei piani del Signore e che proprio per questo ha diritto ad esistere.