Giornata contro l’omofobia. Le parrocchie italiane pregano con i gay ma non la curia romana
Articolo di Ismael Monzón (corrispondente da Roma) pubblicato sul sito del giornale El Espanol (Spagna) il 17 maggio 2017, libera traduzione di Carola
Le chiese italiane si aprono ai gay nonostante la diffidenza della curia romana Numerose parrocchie italiane si uniscono per la prima volta alle veglie della giornata mondiale contro l’omofobia.
Domenica scorsa c’è stata una veglia notturna di preghiera. Decine di persone si sono recate nella chiesa (cattolica) della Regina Pacis di Reggio Emilia per pregare per l’inclusione delle persone omosessuali nella vita delle comunitá cristiane. Il parroco, Paolo Cugini, aveva deciso di aderire a questa iniziativa che avrá luogo questa settimana in tutta l’Italia, in concomitanza con la giornata mondiale contro l’omo-bi-transfobia, che ricorre mercoledì (17 maggio).
Per il sacerdote non si tratta solo di segnare una data sul calendario.
Al telefono ci spiega che ogni settimana accoglie gruppi di persone omosessuali che chiedono il suo aiuto nella ricerca di un cammino spirituale. Racconta il sacerdote che: “Mangiamo una pizza insieme, discutiamo attorno a un problema che solitamente mi propongono loro, poi andiamo a pregare in una piccola cappella della chiesa”, racconta. Don Cugini è stato missionario per 15 anni in Brasile e al ritorno nella sua terra, alcune persone gay e lesbiche nella sua regione gli hanno chiesto di organizzare questi incontri, perché si sentivano “esclusi dalla Chiesa”.
“Vengono persone molto ferite. Per esempio, una coppia aveva un figlio omosessuale che pubblicava messaggi sui social nei quali si intravvedevano tendenze al suicidio”, racconta. Incontrò l’intera famiglia, facendogli vedere che l’orientamento sessuale è una condotta come qualunque altra. In alcune occasioni arrivano anche persone eterosessuali, che condividono la sua visione delle Scritture. “Non è nulla di più di quanto dice il Vangelo: quando il figliol prodigo ritorna, suo padre non gli domanda quello che ha fatto, lo abbraccia semplicemente”, sottolinea.
Perciò la veglia di domenica scorsa era solo un altro momento (di questo cammino), nel quale sono stati presenti non solo i fedeli abituali, ma anche il vicario (responsabile delle parrocchie della zona) e una decina di sacerdoti, sostiene don Cugini. Non era neppure la prima volta che il Progetto Gionata – formato da volontari che lavorano per l’inclusione delle persone omosessuali nelle Chiese – pronuove eventi come questo, ma era la prima occasione nella quale hanno partecipato numerose parrocchie e comunità cattoliche da tutta Italia. All’incirca una decina in tutto il territorio italiano, nell’ambito di un’iniziativa che è arrivata anche a Siviglia, Barcellona, Amsterdam, Liverpool o Malta.
Un’altra ventina di veglie si stanno celebrando in Italia anche nelle chiese evangeliche, che negli anni scorsi erano state quelle che avevano accolto la maggior parte di queste iniziative. Come ad esempio la Chiesa Evangelica Battista di Milano, che ha celebrato una doppia sessione di veglie, venerdì e domenica. La pastora (valdese) Daniela Di Carlo spiega al telefono che anche questo appuntamento è stato un successo, “con più di un centinaio di partecipanti e con testimonianze di persone omosessuali perseguitate in Cecenia e in Nigeria”.
In tutte le preghiere è stato presente il passo della Lettera ai Romani: “Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite“, versetto che unisce tutte le veglie. La nostra Chiesa (valdese) è stata molto più aperta verso le persone omosessuali rispetto alla cattolica, che tradizionalmente non ha agito come casa di Dio, ma spesso come luogo di esclusione”, afferma la pastora evangelica. Assicura altresì che una gran parte dei suoi fedeli si è avvicinata a loro in cerca di un rifugio dal rifiuto della chiesa cattolica, che è la confessione maggioritaria in Italia. “Oltre alla veglia (a Milano), si è svolta anche una fiaccolata dal nostro tempio alla chiesa cattolica di Santa Maria”, assicura la Di Carlo.
A ROMA, FUORI DALLA CHIESA
C’e qualcosa che a Roma non succederà. Nonostante praticamente in ogni città italiana la preghiera contro l’omofobia si stia celebrando nelle chiese, nella capitale italiana si svolgerà nella piazza del Campidoglio, sede della municipalitá romana. Si terrà anche una conferenza, si presenterà un libro sull’argomento, ma nessuna iniziativa avrá luogo in luoghi religiosi. Gli organizzatori, in questo caso, sono due collettivi di omosessuali cristiani: Cammini di Speranza e la Rete Evangelica di Fede e Omosessualità (REFO).
Il portavoce di Cammini di Speranza, Andrea Rubera, dichiara che fino al settembre scorso celebravano le loro riunioni in alcune parrocchie romane, però “a un certo punto è arrivata una lettera dalla diocesi di Roma [il cui vescovo è il Papa, ma che di fatto è diretta dal cardinale vicario Agostino Vallini] che proibiva alle parrocchie cattoliche di celebrare qualunque tipo di evento a contenuto LGTB”. Aggiunge anche che all’evento (della veglia in Campidoglio) saranno presenti anche cristiani di altre religioni, perciò bisognava trovare un luogo “neutrale”.
Cammini di Speranza non è formata da sacerdoti, bensì tutti i suoi componenti sono laici, ma Rubera insiste nel dire che il loro posto “è nelle parrocchie”. “Ci sentiamo membri della Chiesa, il nostro obiettivo è quello di proporre un cammino di riconciliazione tra la fede e l’omosessualità”. Assicura che collaborano abitualmente con la Conferenza Episcopale Italiana, ma che con il Vaticano “non c’è nessuna relazione”.
IL CAMBIAMENTO DI PAPA FRANCESCO
Il portavoce di questa associazione è dell’opinione che il cambiamento di Francesco, che sarà per sempre ricordato per quel ‘chi sono io per giudicare un omosessuale’, non è stato solamente retorico, ma “inscritto nel linguaggio lento e complesso che caratterizza il Vaticano”. “Anche se non c’è una maggioranza tale da modificare le fondamenta, è stato il primo Papa a parlare dei gay e nel sinodo dei vescovi sulla famiglia del 2015 lasciò detto chiaramente che l’atteggiamento del clero deve essere l’inclusione”.
Le linee guida della Chiesa non sono cambiate, anche se alcuni cardinali si sono ribellati pubblicamente a ciò che definiscono “un’interpretazione troppo ambigua della dottrina” da parte di papa Francesco. Per il parroco di Reggio Emilia, giornate come la veglia di preghiera contro l’omofobia “non potrebbero celebrarsi senza il consenso del vicario di zona, ma soprattutto senza l’atteggiamento tollerante del Papa”.
Nonostante ciò, nella sua stessa cittá, un gruppo cattolico (tradizionalista) ha proposto la celebrazione di una “processione riparatoria”, di fronte alla volontà delle associazioni LGTB di celebrare (a Reggio Emilia) il gay pride.
Testo originale: Día contra la homofobia. Las iglesias de Italia se abren a los gais pese a las recelos de la curia romana