Il giorno in cui ho scoperto di essere sieropositivo
Testimonianza di David Duran pubblicata sul sito The Body (Stati Uniti) il 2 Febbraio 2015, libera traduzione di Tiziana Bottone
Ricordo il giorno in cui ho scoperto di essere sieropositivo. D’improvviso mi cadde il mondo addosso. Per un istante, non m’importava più di nulla. Non lo raccontai a molte persone, solo alla mia migliore amica dell’epoca e a mia sorella. La mia amica decise immediatamente di volare dall’altra parte del paese il mese successivo, mentre io scuotevo la testa e le lacrime scendevano sul mio volto. Probabilmente la ringraziai, ma allo stesso tempo pensavo tra me e me che stava facendo la cosa giusta nel venire a vedermi.
Sin da subito ho mostrato un atteggiamento egoista rispetto alla mia diagnosi. Girava tutto intorno a me e su come avrei vissuto il resto della mia vita sapendo di avere l’HIV. Non ho pensato neanche per un momento a come si stavano sentendo coloro cui avevo comunicato la notizia, o che effetto avrebbe avuto su di loro. Mi aspettavo, invece, che si sarebbero messi in riga e che fossero disponibili per ogni mio bisogno, specialmente quando volevo sfogarmi al telefono parlando del “povero me”. Ora, quando ci penso, credo che quelle telefonate probabilmente traumatizzassero tutti quelli che le ricevevano.
Il primo anno della mia vita dopo la diagnosi di HIV l’ho passato in depressione. Ho continuato con il mio egoismo, senza considerare come la mia diagnosi pregiudicasse coloro che mi amavano. Le mie azioni nel far fronte alla diagnosi li stavano ferendo, stressando, e molto probabilmente li stavano lasciando in lacrime quando mettevano giù il telefono dopo avermi ascoltato piangere. Secondo ciò che ricordo, ho passato quell’anno bevendo pesantemente, cadendo in una grave depressione. Non mi preoccupavo molto né delle persone né di qualsiasi altra cosa, volevo solo che mi consolassero e accettassero che avevo bisogno di tempo per affrontare la mia diagnosi, in qualsiasi modo ritenessi opportuno.
Era giusto nei loro confronti? Sicuramente no, ma era la mia battaglia personale, e fortunatamente ero circondato da amici e parenti che mi amavano abbastanza da tollerare le mie azioni. Dopo aver perso il lavoro a causa della depressione e della mancanza di motivazione, immaginavo che tutti lo accettassero e mi aiutassero economicamente. Voglio dire, ero sieropositivo. Non era colpa mia, ero al verde e infelice.
Per fortuna, sono stato capace di uscire dal tunnel oscuro in cui mi trovavo e dare una svolta alla mia vita. In tutto ciò, il mio sistema di supporto continuava a crescere, nonostante i nuovi membri non avevano idea di cosa avevano passato i membri più anziani. Ora, il mio bisogno di un gruppo di supporto è limitato, ma lo apprezzo ancora. È solo che non ho più tante cose da fare che mi fanno aver bisogno di una spalla su cui piangere riguardo alla mia condizione di sieropositivo. Non è stato così fin quando da poco ho fatto un passo indietro pensando a come la mia condizione di sieropositivo ha influito e ancora influisce su quelle straordinarie persone della mia vita che sono sempre state presenti dall’inizio, così come quelle che sono entrate nella mia vita in seguito alla diagnosi.
Non deve essere stato facile neanche per loro. Non gli ho mai chiesto come si sentissero o se potevo fare qualcosa per consolarli. Invece, mi approffittavo della loro gentilezza e pensavo solo a me stesso. Non ho pensato neanche una volta a come quella telefonata iniziale ai miei amici fidati in cui raccontavo la notizia deve averli fatti sentire. Cercarono subito di proteggermi, mettendo i loro sentimenti da parte, mentre io mi chiedevo solo su chi si affidavano loro in quel momento.
Quando succede qualcosa di terribile nella tua vita, è facile rifugiarsi sotto le ali del tuo sistema di supporto, e, nel caso di una diagnosi positiva di HIV, ancor di più. Questo tipo di notizia non è necessariamente la notizia più facile da accettare e ognuno la affronta a modo suo. Non c’è niente di male nel prendersi del tempo per focalizzarsi esclusivamente sui propri sentimenti, ma una volta che questo periodo è terminato, è importante conoscere come possono sentirsi anche le altre persone presenti nella tua vita.
Ripenso alla mia amica e a mia sorella e non riesco a immaginare quanto possano essere state spaventate, non conoscendo personalmente molto sull’HIV come ora. Oltre a prendersi cura di me e dei miei bisogni, stavano quasi freneticamente imparando da sole tutto ciò che c’è da sapere sulla malattia, facendo del loro meglio per non farmi accorgere che anche loro erano tristi. L’HIV non colpisce solo te, colpisce tutti intorno a te. È diverso da come colpisce te, ma quelle sensazioni non dovrebbero mai essere ignorate o dimenticate. Prenditi quindi un momento per ringraziare il tuo gruppo di supporto, e capire che siamo tutti nella stessa situazione.
* David Duran è un giornalista e scrittore freelance stabilitosi a Brooklyn, New York City.
Testo originale: Your HIV Isn’t Just About You