Giusto per non annoiarsi. I pubblici omofobi della settimana
Riflessioni di Massimo Battaglio
Giusto per non annoiarsi, ho raccolto un po’ di dichiarazioni di personaggi sedicenti esperti sulla proposta di legge contro l’omotransfobia. Ce n’è da fare il minestrone per un reggimento. Li propongo qui con qualche commento tra il serio e il faceto.
Gianfranco Amato: Il presidente dei “Giuristi per la Vita” è molto preoccupato. “Nella relazione introduttiva si afferma testualmente che tale proposta «intende colpire non soltanto i casi di omofobia ma le condotte di apologia, istigazione e associazione finalizzata alla discriminazione, comprese quelle motivate dall’identità sessuale della vittima». Significa che l’associazione di cui sono presidente potrebbe essere accusata di “apologia di discriminazione” per il fatto di sostenere che due omosessuali non possono e non devono sposarsi o che non possono e non devono adottare minori?”
Verrebbe da dire: avvocato, si faccia due domande e si dia due risposte. Un criterio abbastanza facile da capire è che non si tratta di cosa si sostiene ma del modo in cui lo si sostiene. Se per esempio i Giuristi per la Vita si lanciano in dichiarazioni false e tendenziose, il problema non è ciò che pensano ma come lo dichiarano. “L’idea che sta alla base dell’ideologia gender è che attraverso una mera autodichiarazione un individuo possa scegliere il proprio sesso”, è una di queste dichiarazioni. Anche un po’ becera, se posso dire.
Tommaso Scandroglio, docente di etica e bioetica all’Università Europea di Roma, fa eco ad Amato. Scrive: “Se la legge vedesse la luce, colui il quale affermasse che l’omosessualità è una condizione contro natura oppure citasse i giudizi negativi sull’omosessualità contenuti nella Bibbia e nel Catechismo della Chiesa cattolica potrebbe finire in carcere”. Ecco un altro esempio di dichiarazione tanto suggestiva quanto falsa.
Ragioniamo: se, giusto per non annoiarsi, io dicessi che i nazisti odiavano gli ebrei e li bruciavano nei forni, finirei per caso in galera? Potrei cominciare ad aver problemi se affermo che “io” odio gli ebrei e li brucerei nei forni. Ma è diverso. Del pari, il Catechismo della Chiesa Cattolica (che tra l’altro non è legge) si guarda bene dall’asserire che l’omosessualità è una condizione contro natura. Si limita a constatare che “la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. La tradizione, non noi. C’è come dal giorno alla notte. Chi propone i cortocircuiti di Scandroglio non va biasimato per omofobia ma perché propaganda cose false.
Ma poi: dalle nostre parti, non si punisce nemmeno chi blatera che il duce ha fatto cose buone. Diverso è dire: “io, se potessi, farei come il duce” ma, se i si limita all’espressione di un punto di vista, tutto è lecito. Dunque: di cosa ci preoccupiamo?
Sabino Paciolla, economista, il massimo titolo di competenza in materia di omofobia, ripete e chiarifica il concetto. “Non sarà colpito un comportamento violento o persecutorio chiaramente e oggettivamente riscontrabile, che sarebbe già sanzionabile secondo le leggi esistenti, ma un modo di pensare e, ancor prima, di essere. In breve, sarà sanzionabile il semplice fatto di essere cristiani”. Si vede che esiste un’ottava opera di misericordia di cui non eravamo a conoscenza: picchiare i gay. Sempre giusto per non annoiarsi, naturalmente.
O dobbiamo prendere per espressioni tipicamente cristiane quelle, per esempio, recentemente scritte dal parroco di Vanzaghello (MI), don Bosani? Sul giornalino parrocchiale “Il Mantice”, dichiara: “certi teologi vorrebbero gettare la Chiesa di Cristo trasformandola in una vacca zuccherosa che benedica la sterilità nella vita sodomitica”. Modo di pensare cristiano o istigazione all’odio?
Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro Studi Levatino, cambia argomento: “I dati messi a disposizione dal Ministero dell’Interno […] fanno escludere che ci si trovi di fronte a un fenomeno sociologicamente rilevante”. Una frase elegante per dire due enormità. La prima è che, evidentemente, più di duecento vittime nel solo 2019 non gli bastano. La seconda è che, secondo lui, un crimine andrebbe punito solo se è un fenomeno di massa. Il che è come dire che potremmo lasciar perdere di combattere la mafia perché, tutto sommato, fa solo qualche morto all’anno. Ma proseguiamo: “Se fosse penalmente sanzionata soltanto l’ingiuria contro persone omosessuali, ciò costituirebbe una violazione del principio di uguaglianza in danno delle persone eterosessuali”. E certo: siccome è reato grave dire a qualcuno che è uno “sporco negro”, bisogna punire con la stessa forza chi insulta uno “sporco bianco”. Solo che “sporco bianco” non si è mai sentito.
Altri giornalisti, che non nominiamo perché non aspettano altro, a proposito di numeri, insistono: “L’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti discriminatori ha certificato che nel 2019 ci sono stati 29 casi di aggressione fisica per motivi di orientamento sessuale e identità di genere”. Peccato che questo dato indica solo il numero di processi conclusi nell’anno. Quello delle vittime è già molto diverso e fa 101. Se si aggiunge un omicidio, un suicidio, due tentati suicidi e 128 vittime di atti discriminatori non fisici, si sale a 233. Onestà vorrebbe che, quando si danno i numeri, sia meglio darli buoni; giusto per non annoiarsi.
Renzo Puccetti: “La strada di discriminatorie protezioni a vantaggio di categorie capaci di maggiore mobilitazione e di ingenti sforzi economici e politici ritengo comprima la libertà complessiva di una nazione. Esaspera gli animi attraverso l’uso della dittatura della maggioranza e dell’ingiustizia legale. Finisce per disonorare l’alta missione della politica”. Interessante questa mania di far passare per discriminanti i discriminati. Ma soprattutto interessante il resto. Puccetti è un magistrato della Procura di Trento, precedentemente giudice del tribunale del lavoro. S’intende di omofobia come può intendersene qualunque altro cittadino. Sicuramente se ne intende meno di noi. Ma riesce a farsi udire in qualità di esperto dalla Commissione Giustizia della Camera. E accusa noi di essere politicamente potenti e pure ricchi (a nostra insaputa).
Simone Pillon, senatore leghista, già condannato per diffamazione nei confronti di Arcigay, la butta in caciara. “Non potremo più opporci alle adozioni gay o all’utero in affitto. Sarà reato battersi contro il Gender nelle scuole o dire che i bambini hanno diritto a mamma e papà. I colpevoli dovranno andare in galera, risarcire le associazioni LGBTQYZETCETC e soprattutto dovranno essere rieducati da solerti volontari, che insegneranno loro quanto sia bello per un bambino essere acquistato online, gestato da una neoschiava e recapitato a due ricchi maschi acquirenti, perdendo per sempre il diritto a pronunciare la parola “mamma”. Questa è semplicemente una legge liberticida, in pieno stile orwelliano, con tanto di psicopolizia che dovrà vigilare sul pensiero dei cittadini”.
L’amico di Steve Bannon sa benissimo che non è in discussione la maternità surrogata e che comunque essa è una pratica adottata per più del 90% da coppie eterosessuali. Sa che non comporta nessuna “neoschiavitù” e che i bambini non si ordinano online. Sa anche che l’acronimo del movimento lgbt è appunto LGBT. Ma, a corto di argomenti, pensa di fare lo spiritoso. Giusto per non annoiarsi.
Luca Di Tolve, sempre giusto per non annoiarsi, fa il disperato. “Se passasse questa legge mi toccherà tornare all’Arcigay per essere rieducato!” (da notare che Di Tolve non è mai stato dell’Arcigay. Ha collaborato con il circolo Arcigay di Milano quando era ancora un comitato promotore, e dunque non ancora riconosciuto dall’associazione nazionale). “Dovrei sparire e andare in America, ma io amo il mio Paese e non voglio lasciarlo per colpa di questi qua che ne stanno combinando una peggio dell’altra” (Dovrà anche cercare uno Stato dove non ci sia una legge contro l’omofobia, altrimenti siamo da capo). Poi parla di “diktat dell’omosessualismo” e, sollecitato sul fatto che la legge contro l’omofobia stia procedendo nonostante il coronavirus, raggiunge l’apoteosi: “Il mondo Lgbt fa così sempre. Lavora al buio, come accade nelle dark room”. Cosa c’entrano le dark room con l’omofobia, lo sa solo lui che le conosce bene.
Tutto ciò, giusto per non annoiarsi. Perché mi sembra davvero strano che dei politici, intellettuali, influencer, di fronte a un progetto di legge che altro non è se non una misura di giustizia, possano davvero fare sul serio opponendo argomenti di questa inconsistenza. In realtà hanno solo una fifa matta: di dover aggiornare almeno il loro linguaggio o di perdere consensi e poltrone.