Gli abusi clericali e l’omosessualità: la parola alle vittime
Articolo pubblicato sul sito del settimanale The Catholic Register (Canada) il 20 febbraio 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Parlano due sopravvissuti agli abusi clericali: la colpa non è degli omosessuali. “Collegare l’omosessualità con la pedofilia è assolutamente immorale e folle. Non deve più accadere” dice Peter Isely, sopravvissuto agli abusi e membro fondatore del Survivors Network of those Abused by Priests (Rete dei sopravvissuti agli abusi clericali, SNAP). Parlando ai reporter riuniti fuori dalla sala stampa vaticana, aggiunge: “Non importa il tuo orientamento sessuale, se commetti un crimine contro un bambino sei un criminale. È questo che conta. Punto”.
Peter Isely e altri sopravvissuti sono a Roma per parlare a margine del summit sugli abusi sessuali in Vaticano. Phil Saviano, che ha fondato la sezione SNAP del New England ed è dirigente dell’associazione BishopsAccountability.org (Responsabilità dei vescovi), ha riferito che la sua impressione “è che si dia sempre la colpa agli omosessuali, come se fossero predatori di bambini”. Dare la colpa degli abusi all’omosessualità “è un segno sicuro di mancata comprensione” del problema ed è una affermazione “che non riposa su alcun elemento reale”. “Ammetto che, se un sacerdote abusa di un adolescente, sicuramente l’omosessualità fa parte del quadro, ma non ne è la radice” ha riferito all’Associazione della Stampa Estera di Roma.
Saviano non era ancora adolescente quando fu abusato da padre David A. Holley a Worcester nel Massachusetts, e afferma che molto spesso un violentatore si “disinteressa” della sua vittima quando questa raggiunge la pubertà. La sua storia ha dato il via alle indagini del [quotidiano] Boston Globe [che nel 2002 sollevarono il primo scandalo abusi della Chiesa statunitense, n.d.t.], ha parlato con molte vittime, provenienti da tutto il mondo, e “molte di esse sono donne, che sono state abusate da piccole”. “Rubricare tutti i casi di abuso sotto l’etichetta dell’omosessualità è una scappatoia che non porterà a nessuna soluzione […] ed è anche un insulto a tutte le donne abusate da giovanissime”.
Due cardinali, lo statunitense Raymond L. Burke e il tedesco Walter Brandmüller, il 19 febbraio scorso hanno pubblicato una lettera aperta in cui invitano caldamente il Vaticano di fare attenzione ai sacerdoti omosessuali, in quanto potrebbero essere veicolo di una messa in discussione generale della morale cattolica tradizionale. Secondo i due prelati il summit darebbe l’idea che “il problema” della Chiesa “si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta. La piaga dell’agenda omosessuale è diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà”.
Lo studio del John Jay College of Criminal Justice (Ateneo John Jay di Diritto Penale) sugli abusi clericali negli Stati Uniti ha dimostrato che non c’è nessuna “relazione causale” tra il celibato sacerdotale o l’omosessualità e le molestie sessuali sui minori; gli abusi sono stati causati più che altro da certe circostanze favorevoli, come la dimestichezza con le vittime, a prescindere dal sesso e dall’età, e dal fatto che i sacerdoti molestatori quasi sempre aveva più libero accesso ai ragazzi che alle ragazze.
Barbara Dorris, sopravvissuta agli abusi ed ex direttrice esecutiva dello SNAP, ha raccontato che negli ultimi 17 anni ha parlato con “migliaia e migliaia di vittime”, quasi la metà delle quali sono donne: “I sopravvissuti escono allo scoperto solo quando sentono che verranno creduti, quando pensano di poter ottenere aiuto o quando raccontare può servire a cambiare le cose o a proteggere altri bambini. Molte delle storie apparse sui media in passato riguardavano i chierichetti; si è parlato poco di abusi su donne e ragazze, e quando lo si è fatto purtroppo si è parlato spesso di ‘storia d’amore’ o di ‘relazione’”.
Secondo Dorris troppe donne pensano di non poter essere credute o di “venire biasimate” per aver fatto cadere in tentazione un sacerdote; “È un circolo vizioso”, perché le vittime parlano [solo] quando vedono che altre vittime vengono credute. Parlare di “questione omosessuale” nello scandalo abusi ci fa dimenticare “il vero crimine, che è la molestia sessuale”. Parlare di omosessualità “getta fumo negli occhi, perché in questo momento tutti parlano di quello e non dei crimini”. Far finta che la piaga degli abusi clericali sia l’omosessualità “rimuove automaticamente le donne dal dibattito e fa scomparire magicamente metà delle vittime”.
Testo originale: Blaming homosexuality for sex abuse of minors is ‘absolutely immoral’, victims say