Gli abusi delle autorità egiziane nei confronti delle persone LGBT
Dossier pubblicato sul sito di Human Rights Watch (Stati Uniti) il 1 ottobre 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte tredicesima e ultima
Gli abusi delle autorità egiziane nei confronti delle persone LGBT, che abbiamo documentato in questa serie di articoli, violano molti diritti fondamentali, come il diritto alla privacy, il diritto all’integrità corporale, il diritto alla protezione contro i trattamenti inumani e degradanti e contro la tortura, il diritto al libero movimento, alla libera espressione, il diritto di assemblea e associazione, e il diritto a non essere discriminati e ad essere protetti dalla legge.
Tali abusi non solo violano i trattati internazionali che l’Egitto ha firmato, ma anche i diritti garantiti dalla stessa Costituzione egiziana, la quale proibisce l’arresto senza garanzie (a meno che si tratti di un arresto in flagranza di reato), prevede che durante gli interrogatori sia presente un avvocato, garantisce il diritto di rimanere in silenzio, il diritto di essere informati per iscritto, entro dodici ore, delle motivazioni dell’arresto, di essere interrogati entro ventiquattr’ore e di prendere contatto con un avvocato e con i propri famigliari.
La Costituzione proibisce la tortura, l’intimidazione, la coercizione, “il danneggiamento fisico o morale” dei detenuti, specifica che la tortura è proibita in ogni caso e che i tribunali devono rifiutare ogni dichiarazione resa sotto tortura o sotto minaccia di tortura.
L’Egitto ha firmato diversi trattati internazionali sui diritti umani, come la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), la Convenzione contro la tortura o altri trattamenti e punizioni crudeli, inumani o degradanti (CAT), e la Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli. Tutti questi trattati proibiscono in maniera assoluta la tortura e le prove ottenute mediante tortura. L’ICCPR e la Carta africana, inoltre, stabiliscono i diritti fondamentali per i detenuti e per chi viene accusato penalmente, in modo simile a quanto fa la Costituzione [egiziana].
Secondo le leggi internazionali sui diritti umani le autorità egiziane sono tenute a proteggere le donne contro ogni forma di violenza, e in questo campo l’Egitto ha degli obblighi particolari, che gli derivano dall’essere firmatario della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne. Anche la Costituzione egiziana protegge le donne contro la violenza.
I Principi di Yogyakarta sull’applicazione delle leggi internazionali sui diritti umani in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere stabiliscono che tutti gli Stati “devono prendere ogni tipo di misura, legislativa, amministrativa e altri, per prevenire e fornire protezione contro la tortura e i trattamenti e le punizioni crudeli, inumani e degradanti, perpetrati per ragioni afferenti all’orientamento sessuale o all’identità di genere della vittima, e anche [protezione] dall’incitamento a tali atti”.
Perseguire qualcuno per atti sessuali consensuali tra adulti in privato viola il diritto alla privacy e alla non discriminazione garantiti dalle leggi internazionali, tra cui l’ICCPR. Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che monitora le infrazioni all’ICCPR, ha chiarito che è proibito discriminare in base all’orientamento sessuale e infrangere i diritti protetti dal trattato. Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha stabilito che arrestare qualcuno per un rapporto omosessuale tra adulti consenzienti è un atto arbitrario per definizione. La Commissione africana per i diritti umani e dei popoli invita esplicitamente gli Stati membri, incluso l’Egitto, a proteggere le minoranze sessuali e di genere, secondo quanto stabilito dalla Carta africana.
Testo originale: Egypt: Security Forces Abuse, Torture LGBT People