Gli assassini saranno salvati? Riflessioni su salvezza e grazia
Riflessioni bibliche di Louis Pernot* pubblicate sul sito Protestants dans la Ville (Francia) il 5 aprile 2020, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La moda del momento è l’universalismo generoso: tutti saranno salvati… ma ci sono molti ma. Cosa dire di Hitler, di Giuda, dei più ignobili assassini?
Se leggiamo i Vangeli, non tutti vengono salvati: ci sono i peccatori mandati nella Gehenna. Ma con che criterio? La quantità di bene o di male compiuta nella vita, il pentimento, la fede? Difficile trovare una risposta univoca. C’è la tentazione di dire che ogni peccatore può essere perdonato, se si pente, ed è certamente vero per il buon ladrone e per il figliol prodigo, ma qual è il limite? Se Giuda si fosse pentito, avrebbe potuto essere perdonato?
Gesù sembra dire il contrario (Marco 14 :21), e del resto l’adultera è accolta da Gesù senza che esprima il minimo rimorso, o che chieda perdono.
La tradizione protestante ha voluto insistere sulla fede in Gesù Cristo come criterio della salvezza; a parte il fatto che ciò significa fare della fede un’opera che salva, il passo del giudizio delle nazioni in Matteo 25 dimostra il contrario: i salvati dicono di non conoscere nemmeno il Cristo! Piuttosto, hanno vissuto concretamente l’accoglienza e l’amore per il prossimo.
È una questione impossibile da risolvere se consideriamo il giudizio come un atto che separa l’umanità in due parti, i salvati e i perduti.
Se la salvezza non viene che da Dio, indipendentemente dall’uomo, allora è chiaro: e Dio a scegliere chi vuole mandare in paradiso o all’inferno. È la teologia della doppia predestinazione di Calvino, la quale risolve radicalmente il problema, ma tale arbitrio divino è insopportabile: come concepire un padre cha ama ciascuno dei suoi figli, ma poi sceglie di mandare alcuni di loro a soffrire le pene eterne?
Dobbiamo quindi pensare che l’uomo costruisca la sua propria salvezza: la fede, il pentimento, accettare la grazia, l’amore vissuto e condiviso, tutto sembra contribuirvi. Ma come separare i buoni dai malvagi?
Nessuno è 100% buono, o 100% malvagio, e nemmeno la fede è tutto o niente. E anche se si dovesse dividere l’umanità tra buoni e malvagi, i peggiori tra i salvati saranno molto vicini ai migliori tra i dannati! Esiste un continuum tra i peggiori e i migliori, impossibile fissare un confine netto.
Una soluzione si trova in 1 Corinzi 3, dove Paolo ci parla di un giudizio che non opera una separazione tra le due parti, bensì interviene in ciascuno di noi.
Per Paolo tutti sono salvati, ma “come attraverso il fuoco”, cioè non tutti alla stessa maniera. Nella vita di ogni persona ci sono cose di valore ineguale, e Dio conserva solo il meglio, il resto è bruciato e dimenticato.
Per essere ineluttabilmente perduta, una persona non dovrebbe avere nella sua vita alcunché di buono. È possibile? Allora diciamo che Dio salva il peccatore, ma non il suo peccato. Tutto ciò che nella nostra vita non è buono, Dio lo manda nella Gehenna, la discarica pubblica di Gerusalemme: non vale la pena trascinarsi dietro per l’eternità ciò che non vale niente, o fa soffrire.
Dio conserva il buon grano nel suo granaio: tutta la grazia, l’amore, il perdono, la fede, la pace e la generosità delle nostre vite. La paglia invece viene bruciata, perché non serve a nulla. Non c’è dunque nessuna punizione, solo la salvezza o l’oblio, e questa separazione si opera all’interno di ciascuno di noi.
Dio conserva così la memoria di ciascuno dei suoi figli, ed è in tale memoria che siamo salvati; ma Dio ha la bontà di ricordare solo il bene, e di scordare il male.
* Louis Pernot è pastore della Chiesa protestante unita di Francia a Parigi.