Gli imbalsamatori del Vangelo oggi sono il pericolo più grave del cristianesimo
Riflessioni di Carlos Osma pubblicate sul suo sito Homoprotestantes (Spagna) il 4 ottobre 2018, liberamente tradotte da Federica Ottaviano
Vorrei cominciare dicendo che rispetto chi guarda al cristianesimo con disperazione. Mi riferisco a coloro che credono che la vocazione che hanno ricevuto consiste nel fare in modo che la fede si mantenga com’è sempre stata, senza modifiche, senza trasformazione, senza vita. Ma mentirei, perché in fondo ho la certezza che gli imbalsamatori del Vangelo sono il pericolo più importante a cui il cristianesimo oggi deve far fronte.
Né il secolarismo, né l’ateismo, né qualsiasi altro ismo… La forza che attualmente minaccia a morte la fede cristiana è un’altra fede, che viene definita anch’essa “cristiana”, ma che non converte gli esseri umani in seguaci di Cristo, piuttosto si tratta di un’ideologia neoconservatrice che aliena gli essere umani, facendo loro credere di essere in possesso della verità, e li trasforma in una sorta di robot senza empatia verso il prossimo; l’unica sua finalità risiede nella conversione dei “non credenti” al suo cristianesimo della disperazione.
Penso che la minaccia debba essere presa sul serio, perché questo tipo di cristianesimo non è nato per condividere lo spazio con altri modi di intendere la fede: è nato per distruggerle totalmente, per imporsi a forza, per far sparire chi la pensa in modo diverso, ed è difficile trovare una risposta certa, che sia all’altezza della minaccia, perché finora si aveva resistito di fronte ad altre fedi cristiane che, sebbene simili, non abbiamo riconosciute come sorelle.
Oggi sono Chiese, comunità, amici con i quali si condividono istituzioni comuni, che chiaramente si sono allontanati da Gesù e predicano un altro vangelo, un vangelo senza grazia, senza una reale capacità di portare salvezza. E se al principio si è creduto che la cosa migliore fosse rispettare il cammino che ciascuna Chiesa cristiana aveva intrapreso, e cercare di instaurare una convivenza il più fraterna possibile, oggi sembra evidente che urge smascherare questa ideologia pseudocristiana, che confonde il Vangelo con la morale novecentesca e spiritualizza Gesù in modo tale che è difficile trovare una somiglianza con ciò che appare nei Vangeli.
Credo che il modo più onesto di agire sia assumere una postura difensiva, cercando di adattarsi agli spazi che questa ideologia concede per sopravvivere. La sua reale volontà è distanziarsi dal Vangelo dell’apertura, del dubbio, ma soprattutto della speranza. Bisogna denunciarla, nonostante sia seguita da persone con le quali abbiamo condiviso una buona parte del nostro percorso cristiano.
Bisogna alzare la voce, dire che questo non è cristianesimo, che è codardia, che è ignoranza; che è paura, che è insicurezza, una fuga e una rinuncia totale alla possibilità di costruire il Regno di Dio, un Regno di uguali nella libertà. Bisogna invitarli al rimorso, mostrando che il cristianesimo senza speranza non è possibile. Che la speranza, quella che si impegna nella trasformazione del mondo per migliorare la vita, a volte si perde, ma che non possiamo rinunciarvi per sempre, perché è proprio lì che risiede l’essenza della nostra fede cristiana.
Urge ricomporre una storia coerente, che ponga l’essere umano e la sua liberazione al centro, perché la storia della disperazione ci sta soffocando. Predicare la Buona Novella oggi, come è sempre stato sin dal principio, non ha niente a che vedere con la verità, ma con la speranza. Senza però cadere nell’inganno di chi si colloca nel futuro, e svuota la vita dell’oggi.
La speranza di cui ha parlato Gesù risiede nella realtà e nell’imperfezione del momento presente, fugge spaventata dai discorsi della paura di chi predica condanne e fuoco eterno, e ci spinge verso ciò che ci pare impossibile: la giustizia, l’amore, il prossimo… verso la felicità e la vita. Una vita che non si sottomette alle varie interpretazioni delle Scritture, che si schiude perché Dio possa riscrivere la sua volontà in esse.
I farisei di oggi, coloro che hanno convertito la Bibbia in un codice legale, fanno ciò che hanno sempre fatto: predicare l’Anticristo, collocandosi al di sopra del resto degli esseri umani. Sono loro il vero pericolo che minaccia il Vangelo.
Ma lì dove c’è il pericolo, cresce pure la speranza. Solo un cristianesimo attaccato alla speranza, alla sua predicazione e alla sua realizzazione, potrà superare la sfida. La legge porta alla morte, la speranza alla resurrezione. Questa è, senza dubbio, l’ultima parola, quella con la quale Dio dichiara di essere dalla parte della diversità e della vita.
Testo originale: La amenaza de la desesperación