Gli insulti a Silvia Romano e i politici cattolicanti
Questo articolo potrebbe sembrare di parte ma non me ne importa niente. Gli insulti a Silvia Romano dopo la sua liberazione, avvenuta il 9 maggio scorso, mi hanno fatto troppo male.
I soliti politici di destra si sono affrettati a commentare il fatto sottolineando che lo Stato italiano avrebbe (avrebbe) pagato un riscatto, aggiungendo che, per “una così” non valeva la pena. I commenti ai loro twitt sono irripetibili. Vere e proprie porcherie indegne di esseri pensanti. Il trionfo dell’assenza di pietà.
I giornali che sostengono gli stessi politici, saputo che Silvia si è convertita all’Islam, hanno approfittato per nuovi titoli carichi di altri insulti: “schiaffo all’Italia. Islamica e felice. Silvia l’ingrata”, titola Il Giornale. Libero ripete: “Abbiamo liberato un’islamica”. La Verità è ancora più esplicita nello strumentalizzare il caso: “Conte e Di Maio fanno uno spot e un dono ai terroristi islamici”.
Sono i medesimi politici e i medesimi giornali che, la settimana prima, avevano tuonato contro la mancata “riapertura delle chiese” in piena pandemia. Il che ha una sua coerenza: si libera una neo-islamica e si tengono rinchiusi i cattolici. Questa sembra essere la loro ferrea tesi. Solo che è una tesi senza un minimo di buon senso. Lavorare perché una cittadina riacquisti la sua libertà è un dovere civico dello Stato. Punto. Preservare la salute dei cittadini, anche a costo di restrizioni delle libertà, è un altro dovere dello Stato. Altro punto. Chi usa la religione cattolica per polemizzare su queste cose ha un’idea veramente singolare della religione cattolica.
Gesù non dialoga con una samaritana, cioè con un’infedele, per rivelare che la sua salvezza è per tutti? E notare: non tenta di convertirla. La tratta col massimo rispetto, anzi: con un rispetto del tutto inedito per un giudeo che si rapporta con una donna.
E non è sempre Gesù, ad ammonire di riconciliarsi coi fratelli prima di presentare la propria offerta al tempio? Il culto viene dopo la carità, non al posto della carità.
Gli stessi politici di cui sopra, gli stessi giornali e gli stessi commentatori, sono quelli che coprono quotidianamente di insulti lo stesso Stato che, a detta loro, è troppo interessato ai diritti degli stranieri e delle persone omosessuali. Anzi: non insultano solo lo Stato ma anche le persone straniere ed omosessuali stesse: una per una e tutte insieme. E di nuovo: i loro anatemi sono sempre conditi di richiami al magistero della Chiesa.
Strani richiami, quelli che, in nome del cattolicesimo, contraddicono uno dei princìpi fondamentali del cattolicasimo: “ospitare i forestieri” non è una delle sette opere di misericordia corporale? Amare chi è diverso da noi, non è un nostro dovere?
Se questa loro visione del cristianesimo fosse minimamente fondata, quasi quasi mi convertirei io stesso all’Islam. Giusto per non aver niente a che fare con chi pretende di insultarmi in nome di Dio.
Ma invece mi consolo. Visto che c’è così tanto odio nelle loro parole, odio generalizzato, a 360 gradi, posso permettermi di non prenderli sul serio, nè quando invocano a ufo la mia fede, nè quando offendono me in quanto omosessuale.