Gli obiettivi del matrimonio e della famiglia nel cristianesimo
Testo della teologa suor Margaret Farley* tratto dal libro Just Love: A Framework for Christian Sexual Ethics, Continuum International Publishing Group (USA), agosto 2005, pagg. 253-254, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Le sfere del matrimonio e della famiglia coinvolgono moltissimi aspetti perché in esse viene vissuto e sperimentato gran parte dell’amore interpersonale. Gli obiettivi del matrimonio coincidono in buona parte con quelli dell’amore: unione in corpo e spirito, compagnia, comunione, fecondità, cura reciproca, apertura al mondo degli altri, sacralizzazione della vita nella fedeltà reciproca e nella fedeltà a Dio. Non voglio che la retorica offuschi la realtà, ma è importante capire bene cosa stiamo facendo quando ci troviamo in questi due ambiti. Non sempre il cristianesimo ha saputo articolare adeguatamente tutto questo.
Come abbiamo visto, nei primi secoli della Chiesa molti temevano che occuparsi di queste istituzioni sociali avrebbe lasciato poco tempo per diffondere il Vangelo o assolvere a un amore più universale; che il cuore sarebbe rimasto diviso tra l’amore per il coniuge e l’amore per Dio; che il preoccuparsi delle “cose di questo mondo” avrebbe distratto dalle “cose di Dio”.
Oggi, alla luce dei suggerimenti della Riforma e dei teologi cattolici odierni, questi timori sono quasi del tutto svaniti. Dobbiamo ricordare che amare un altro essere umano di un amore cristiano significa amarlo in Gesù Cristo e amare Gesù Cristo in lui; dobbiamo riconoscere che l’amore umano e l’amore divino non dividono affatto il cuore.
Anche se l’amore per Dio e l’amore per il prossimo non sono perfettamente sovrapponibili, possono essere integrati in maniera significativa; inoltre, secondo la visione sacramentale della creazione le “cose di questo mondo” non possono essere separate dalle “cose di Dio” e ogni persona può essere chiamata a condividere la missione di Gesù Cristo, la guarigione del mondo, la lotta per rendere il mondo un luogo in cui fioriscano la giustizia e l’amore per il prossimo.
L’amore prioritario per il coniuge e la famiglia, pur essendo a rischio di competere con la lealtà verso la propria comunità e la società, può espandersi fino a diventare un amore magnanimo e generoso e un atto sacrificale diretto alla cura per il mondo e alla costruzione del Regno di Dio.
Infine, c’è la vocazione universale alla santità, che fa parte di ogni stile di vita cristiano; la sfida sta nel discernere il significato di questa vocazione nel contesto matrimoniale e famigliare. Per cominciare, dovremmo discernere in che modo questo stile di vita possa essere vissuto in maniera giusta.
* Suor Margaret A. Farley, nata il 15 aprile 1935, fa parte della congregazione americana delle Sisters of Mercy (Suore della Misericordia) ed è professoressa emerita di etica cristiana presso la Yale University Divinity School dove ha insegnato etica cristiana, dal 1971 al 2007, ed è stata anche presidente della Catholic Theological Society of America (Associazione Cattolica dei Teologi d’America). Il suo libro Just Love (2005), ha avuto numerose critiche e censure da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede per le opinioni morali espresse, considerate divergenti dal magistero cattolico, ma ha ricevuto invece ampio sostegno e approvazione dalla Leadership Conference of Women Religious (Conferenza delle Religiose degli Stati Uniti) e della Catholic Theological Society of America (Associazione Cattolica dei Teologi d’America).