Gli omosessuali e il Terzo Reich. Un olocausto dimenticato
“Dopo l’adunata della sera del 20 giugno 1942 venne improvvisamente dato un ordine: ‘Tutti i prigionieri con il triangolo rosa rimangano in piedi sull’attenti!’.
Restammo in piedi sulla grande piazza desolata, dove arrivava una dolce fragranza di resina e legna, portata dalla calda brezza estiva dalle regioni della libertà; ma noi non potevamo godercela, perché le nostre gole erano ardevano ed erano riarse dalla paura.
Quindi la porta del corpo di guardia della torre di comando si aprì e un ufficiale delle SS, assieme ai suoi lacchè, si diresse verso di noi.
Il nostro comandante di distaccamento ordinò brusco: ‘Trecento deviati criminali, presentatevi all’ordine!’.
La fabbrica di Klinker! Ci fu un sussulto generale, in quanto questa fabbrica di morte umana era più che temuta”.
È raccapricciante il fatto che ci siano pochissime informazioni disponibili sulla situazione degli omosessuali nella Germania nazista.
Molti storici hanno soltanto accennato in maniera oscura alle “pratiche ineffabili” di un’élite nazista sommersa a quanto pare da “pervertiti sessuali”, ma questa accusa è sia infondata che insidiosa.
Da un più attento esame risulta che fu l’uso standard del pregiudizio anti-gay a diffamare ogni individuo o gruppo – una pratica in cui, per inciso, i Nazisti erano i maestri supremi.
I Nazisti si resero colpevoli di reati molto reali, ma le loro pratiche ineffabili costituirono crimini contro l’umanità.
Il fatto che gli omosessuali furono le principali vittime di questi crimini viene menzionato solo da pochi storici ordinari del periodo.
E questi storici che citano i fatti sembrano riluttanti a riflettere sul tema, tornando velocemente a parlare del destino delle altre minoranze della Germania nazista.
Eppure, decine, forse centinaia di migliaia di omosessuali furono rinchiusi nei campi di concentramento nazisti.
Vennero relegati nella posizione più infima all’interno della gerarchia del campo e soggetti ad abusi da parte delle guardie e dei compagni prigionieri; molti perirono.
Ovviamente, gli omosessuali scriveranno la loro storia. Ed esiste una documentazione autentica del periodo nazista sufficiente per compiere un primo passo in questa direzione.
Le parole all’inizio di questo articolo furono scritte da un sopravvissuto di un campo di concentramento, LD Classen von Neudegg, che pubblicò alcune sue memorie su una rivista omofila tedesca degli anni Cinquanta.
Qui di seguito ecco altri estratti dal suo resoconto sul trattamento riservato agli omosessuali nel campo di concentramento di Sachsenhausen:
“Siamo qui da quasi due mesi, ma a noi sembrano anni infiniti. Quando fummo ‘trasferiti’ qui eravamo circa trecento.
Ogni mattino le fruste venivano usate con sempre maggior frequenza, quando ci forzavano a scendere nelle fosse fangose al lamentarsi delle sirene del campo.
‘Solo cinquanta sono ancora vivi’, sussurrò l’uomo che avevo accanto. ‘Resta al centro – e non sarai colpito molto’”.
“…(I fuggitivi) vennero ricondotti indietro. ‘Omo’ fu ciò che venne scribacchiato spregiativamente sui loro vestiti per la loro ultima camminata attraverso il campo.
Per far aumentare la loro sete, furono costretti a mangiare cibo salatissimo e, quindi, vennero portati su un ceppo e scudisciati: ‘Urrà, siamo tornati!’. I tre uomini vennero impiccati.
“…Estate 1944. Una mattina ci fu uno scoppio d’irrequietudine tra i pazienti della caserma ospedaliera in cui lavoravo. Paura e incertezza furono scaturiti da voci riguardo alcune nuove misure da parte dell’amministrazione ospedaliera delle SS.
All’ordine dell’amministratore, il corriere della divisione politica aveva requisito certe cartelle mediche ed ora costui arrivava al campo per la consegna.
Le cartelle che segnalavano febbre crebbero a vista d’occhio; i malati vennero colti dal terrore. Dopo qualche giorno, il terribile mistero delle cartelle cliniche fu risolto.
Erano stati ordinati degli esperimenti con il fosforo su alcuni soggetti viventi: dovevano essere sviluppati e testati dei metodi per il trattamento delle ustioni da fosforo.
Devo tacere gli effetti di questa serie di esperimenti, che procedevano con dolori inimmaginabili, paura, sangue e lacrime, in quanto è impossibile dare parole a quella miseria”.
Molti dettagli dei ricordi del Dr. Neudegg trovano una conferma nelle memorie di Rudolf Hoss, subordinato e comandante del campo di concentramento di Sacchsenhausen e, più tardi, di Auschwitz.
Il resoconto di Neudegg è quasi una rarità: i pochi omosessuali che riuscirono a sopravvivere all’internamento hanno cercato perlopiù di nascondere il fatto, soprattutto perché l’omosessualità ha continuato ad essere un crimine nella Germania occidentale postbellica.
Questa è anche la ragione per cui agli omosessuali è stato negato ogni tipo di risarcimento dall’altrimenti munifico governo dell’ovest tedesco.
Il numero degli omosessuali che morirono nei campi di concentramento nazisti non è noto e sembra che continuerà ad esserlo.
Sebbene siano disponibili delle statistiche sul numero di uomini processati con l’accusa di “comportamenti indecenti e innaturali”, molte più persone furono spedite nei campi senza il beneficio di un processo.
Inoltre, molti omosessuali furono sommariamente giustiziati dai plotoni di esecuzione; questo fu soprattutto il caso dei gay dell’esercito – cosa che comprendeva quasi ogni uomo capace durante gli ultimi anni della guerra.
Infine, molti campi di concentramento distrussero sistematicamente ogni prova quando divenne chiaro che la sconfitta della Germania era imminente.
* * *
L’inizio del terrore nazista contro gli omosessuali fu marcato dall’assassinio di Ernst Röhm il 30 giugno 1934: “La Notte dei Lunghi Coltelli”.
Röhm era stato l’uomo che, nel 1919, per primo, rese consapevole Hitler del suo potenziale politico; e i due furono anche intimi amici per quindici anni.
Durante quel periodo, Röhm divenne Capo di stato maggiore delle SA, trasformando così la milizia delle “camicie marroni” da una manciata di sicari incalliti e di ex-soldati amareggiati in una forza combattente efficiente di 500.000 unità – lo strumento del terrore nazista. Hitler aveva bisogno di delle capacità militari di Röhm e poteva fare affidamento sulla sua lealtà personale, ma questi era fondamentalmente un impiccione.
Come parte di un compromesso con i leader della Reichwehr (l’armata regolare), del cui sostegno aveva bisogno per diventare Führer, Hitler permise a Göring e Himmler di assassinare Röhm assieme ad una dozzina di ufficiali a lui leali.
Per le pubbliche relazioni e, soprattutto, per soffocare lo scandalo all’interno dei ranghi delle SA, Hitler giustificò il suo ingiusto gioco di potere con l’omosessualità di Röhm.
Naturalmente, Hitler era a conoscenza dell’omosessualità di Röhm già dal 1919 e il fatto divenne di pubblico dominio nel 1925, quando Röhm apparve in tribunale per accusare di furto un presunto amante.
Tutto ciò mentre il partito nazista stava attuando una politica anti-gay; molti nazisti contestarono il fatto che Röhm stesse discreditando l’intero partito, chiedendo che dovesse essere tolto di mezzo.
Hitler, tuttavia, volle nasconderlo per anni – finché non divenne un intralcio a progetti più vasti.
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Il partito nazista salì al potere nel 1933 e un anno dopo Röhm morì. Mentre Röhm e i suoi uomini vennero riuniti per il massacro (quando gli venne data una pistola e l’opportunità di spararsi da solo, Röhm rispose con rabbia: “Fate fare a Hitler il suo sporco lavoro”), il nuovo Capo di stato maggiore ricevette il primo ordine del Führer: “Mi aspetto che tutti i leader delle SA siano di aiuto a preservare e rafforzare l’SA come istituzione pura e pulita.
In particolare, vorrei che ogni madre possa permettere al proprio figlio di unirsi alle SA, al partito e alla Gioventù hitleriana senza temere che questi si corrompa moralmente.
Richiedo pertanto che tutti i comandanti delle SA si diano da fare per assicurare che i reati del Paragrafo 175 abbiano come effetto immediato l’espulsione del colpevole dalle SA e dal partito”.
Hitler aveva buona ragione di essere preoccupato per la reputazione delle organizzazioni naziste, molte delle quali si basavano su una rigida segregazione dei sessi.
La Gioventù hitleriana, ad esempio, venne additata sprezzantemente come Omo-gioventù in tutto il Terzo Reich, una caratterizzazione che i leader nazisti hanno cercato di eliminare invano.
Davvero, molte delle rare pubblicazioni sull’omosessualità, apparse durante il nazismo, si occupavano dei nuovi e alquanto bizzarri metodi di “investigazione” e “prevenzione”.
Rudolf Diels, il fondatore della Gestapo, annotò alcuni pensieri personali di Hitler sull’argomento: “Mi parlava del ruolo dell’omosessualità nella storia e nella politica. Diceva che questa aveva distrutto gli antichi Greci.
Una volta giunta a maturazione, estende i suoi effetti contagiosi come una legge ineluttabile della natura sui caratteri migliori e più virili, eliminando dal processo riproduttivo proprio coloro dalla cui discendenza dipendeva una nazione.
Il risultato immediato del vizio, tuttavia, era che tale passione innaturale avrebbe rapidamente predominato gli affari pubblici, se fosse stata libera di diffondersi in maniera non controllata”.
* * *
Il tono fu segnato dal putsch di Röhm, e al suo primo anniversario – il 28 giugno 1935 – la campagna contro l’omosessualità si intensificò con l’introduzione della “Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco”.
Fino al 1935 l’unico reato punibile era stato il rapporto anale; secondo il nuovo paragrafo 175a erano punibili dieci possibili “atti”, compresi un bacio, un abbraccio e addirittura fantasie omosessuali!
Ad esempio, un uomo poteva essere giustamente perseguito con la motivazione che aveva osservato una coppia fare l’amore nel parco, guardando solo l’uomo.
Secondo il sistema nazista gli atti criminali avevano meno importanza nella determinazione della colpevolezza rispetto all’intento criminale.
La teoria “fenomenologica” della giustizia mirava a giudicare il carattere di una persona piuttosto che i suoi comportamenti.
La “sana sensibilità delle persone” (gesundes Volksempfinden) divenne il concetto legale normativo più elevato e i nazisti erano nella posizione di perseguitare un individuo solo in base al suo orientamento sessuale.
(Tra l’altro, dopo la II Guerra mondiale, questa legge venne immediatamente cancellata dai testi della Germania dell’Est come prodotto del pensiero fascista, mentre rimase nei testi della Germania dell’Ovest).
Una volta entrato in vigore il Paragrafo 175a, il numero annuale delle condanne per omosessualità aumentò di dieci volte rispetto al periodo pre-nazista.
La legge era formulata in modo così vago da poter essere – e lo fu – applicata contro gli eterosessuali che i nazisti desideravano eliminare.
L’esempio più famoso di un individuo condannato sulla base di accuse inventate fu il Generale Werner von Fritsch, Capo di stato maggiore dell’esercito; e la legge venne anche ripetutamente usata contro i membri del clero cattolico.
Ma, in primo luogo, essa venne indubbiamente usata contro i gay e, in questa caccia alle streghe, il sistema giudiziario fu aiutato dall’intera popolazione tedesca, incoraggiata a spiare il comportamento dei vicini e a denunciare i sospetti alla Gestapo.
Durante il periodo nazista il numero di uomini condannati per omosessualità comprendeva un totale di circa 50.000 persone:
1933: 853 persone
1934: 948 persone
1935: 2106 persone
1936: 5320 persone
1937: 8271 persone
1938: 8562 persone
1939: 7614 persone
1940: 3773 persone
1941: 3735 persone
1942: 3963 persone
1943: 966 persone (I quarto)
1944-45: ?
La Gestapo fu l’agente della successiva escalation nella campagna contro l’omosessualità. L’ex allevatore di polli Heinrich Himmler, Reichsführer delle SS e capo della Gestapo, merita davvero la reputazione di membro della leadership nazista più fanaticamente omofobico.
Nel 1936 tenne un discorso sull’omosessualità, descrivendo anche l’assassinio di Ernst Röhm (architettato da lui) in questi termini: “Due anni fa…allorché divenne necessario, non ci siamo fatti problemi a reprimere questa piaga con la morte, anche all’interno dei nostri ranghi”.
Himmler terminò con queste parole: “Proprio come oggi noi siamo tornati all’antica visione germanica sulla questione del matrimonio tra razze diverse, così pure nel nostro giudizio sull’omosessualità – un sintomo di degenerazione che potrebbe distruggere la nostra razza – dobbiamo tornare al principio-guida nordico: sterminio dei degenerati”.
* * *
Pochi mesi prima, Himmler si era preparato all’azione, riorganizzando l’intera polizia di stato in tre divisioni.
L’esecutivo politico, la Divisione II, era direttamente responsabile del controllo di “partiti e organizzazioni illegali, leghe e gruppi economici, reazionari e la Chiesa, frammassoneria e omosessualità”.
Lo stesso Himmler trasse vantaggio dall’immediato “sterminio dei degenerati”, ma gli venne dato il potere di ordinare l’esecuzione sommaria solo degli omosessuali scoperti all’interno del suo dominio burocratico.
I colpevoli civili dovevano semplicemente scontare la condanna di reclusione (sebbene in seguito fossero soggetti alla castrazione).
Nel 1936 Himmler trovò il modo per aggirare quest’ostacolo. Una volta usciti di prigione, tutti i “nemici dello stato” – omosessuali inclusi – dovevano subire un fermo precauzionale ed essere detenuti a tempo indeterminato.
“Fermo precauzionale” (Schutzhaft) era un eufemismo per internamento in campo di concentramento.
Himmler diede un ordine speciale affinché gli omosessuali venissero collocati nei campi del Livello Tre – le fabbriche della morte descritte da Neudegg. Questi campi erano riservati ad ebrei ed omosessuali.
Nel 1937, il giornale ufficiale delle SS, Das Schwarze Korps, annunciò l’esistenza di due milioni di omosessuali tedeschi e chiese la loro morte.
Non si conosce la misura in cui Himmler riuscì in questa impresa, ma il numero di omosessuali mandati nei campi era quasi in eccesso rispetto ai cinquantamila che scontavano la pena carceraria.
La Gestapo ne spediva a migliaia nei campi senza processarli. Inoltre, il “fermo precauzionale” venne rinforzato in maniera retroattiva, cosicché ogni gay che aveva catturato l’attenzione della polizia prima del Terzo Reich era soggetto ad arresto immediato. (Da sola, la polizia di Berlino aveva all’indice più di 20.000 omosessuali già prima dell’impresa nazista).
E, a partire dal 1939, anche i gay dei Paesi occupati dai nazisti vennero internati nei campi tedeschi.
Le speranze di sopravvivenza nel campo di Terzo Livello erano davvero basse. Gli omosessuali venivano distinti dagli altri prigionieri da un un triangolo rosa, indossato sul lato sinistro della giacca e sul pantalone destro.
* * *
“Durante le mie prime settimane di prigionia”, scrisse un sopravvissuto, “mi trovai spesso ad essere l’unico obiettivo disponibile su cui chiunque fosse libero di sfogare la sua aggressività.
Le cose migliorarono quando fui assegnato ad un piccolo gruppo di lavoro che lavorava fuori del campo di Metz, perché tutto potesse aver luogo pubblicamente.
Divenni impiegato di questo gruppo, il che significava lavorare tutto il giorno per poi badare ai documenti nell’edificio della guardia tra la mezzanotte e le due. Grazie a questo “straordinario” mi fu permesso un secondo a pranzo – se avanzava del cibo.
Credo sia a questo che devo la mia sopravvivenza… Vidi molti triangoli rosa. Non so come venissero uccisi… Semplicemente, un giorno non c’erano più”.
L’internamento nel campo di concentramento serviva ad un doppio scopo: la forza lavoro dei prigionieri ha incrementato l’economia nazionale in maniera significativa e le persone indesiderabili potevano essere efficacemente liquidate attraverso il semplice espediente di ridurre loro le razioni alimentari leggermente al di sotto del livello di sussistenza.
Un sopravvissuto ha raccontato di essere stato testimone del “Progetto Rosa” nel suo campo: “Gli omosessuali erano raggruppati in reparti di liquidazione e sottoposti a una disciplina di campo tripla.
Questo significava meno cibo, più lavoro e una supervisione più rigida. Se un prigioniero con un triangolo rosa si ammalava, il suo destino era segnato. Gli era infatti proibito l’accesso all’ospedale”.
Questa era la pratica nel campo di concentramento di Sachsenhausen, Natzweler, Fuhlsbuttel, Neusustrum, Sonnenburg, Dachau, Lichtenberg, Mauthausen, Ravensbruck, Neuengamme, Grossrosen, Buchenwald, Vught, Flossenburg, Stutthof, Auschwitz e Struthof; allo stesso modo, le lesbiche indossavano i triangoli rosa nei campi di concentramento di Butzow e Ravensbruck.
Durante gli ultimi mesi della guerra, gli uomini con i triangoli rosa ricevevano anche una breve formazione militare, perché dovevano essere inviati come carne da cannone nell’ultima trincea difensiva della patria.
Ma la morte dei triangoli rosa arrivò ancor più rapidamente. Un sopravvissuto ci fornisce il suo resoconto: “Era un giovane di salute. La prima adunata serale dacché era stato aggiunto alla nostra compagnia penale fu anche l’ultima.
Quando arrivò, venne preso da parte e ridicolizzato, quindi percosso e preso a calci, per poi essere preso a sputi. Soffriva da solo e in silenzio.
Poi gli fecero fare una doccia gelata. Era una gelida sera d’inverno ed egli restò al di fuori della caserma per tutta la notte.
Il mattino dopo il suo respiro era diventato un rantolo udibile. Più avanti, la polmonite bronchiale fu indicata come la causa di morte.
Ma prima che morisse fu nuovamente picchiato e preso a calci. Quindi venne legato a un palo sotto una lampada ad arco finché incominciò a sudare, poi di nuovo sotto la doccia fredda e così via. Morì verso sera”.
Un altro sopravvissuto: “Non ci si deve dimenticare che questi uomini erano stati cittadini onorati, spesso molto intelligenti e molti avevano occupato posizioni elevate nella vita civile e sociale.
Durante i sette anni di prigionia, uno scrittore fece la conoscenza di un principe prussiano, di atleti famosi, professori, insegnanti, ingegneri, artigiani, commercianti e, naturalmente, di imbroglioni.
Non tutti questi erano persone “rispettabili”, naturalmente, ma la maggior parte di loro era impotente e completamente perso nel mondo dei campi di concentramento.
Vivevano in isolamento totale in qualsiasi piccolo momento di libertà che potevano trovare. Fui testimone della tragedia di un addetto di un’ambasciata straniera altamente acculturato, che semplicemente non riusciva a comprendere la realtà delle tragedie che avevano luogo intorno a lui.
Infine, in uno stato di profonda disperazione e impotenza, cadde a terra morto senza una causa apparente.
Vidi un giovane piuttosto effeminato che era ripetutamente costretto a danzare davanti alle SS, che lo avrebbero poi messo sotto tortura – incatenato mani e piedi ad una trave trasversale nelle caserme militari – e picchiato nel peggior modo possibile.
Persino oggi, trovo impossibile ripensare ai miei compagni di prigionia, alla barbarie, a tutte le torture senza cadere nella più profonda depressione. Spero che possiate capirmi”.
La spietatezza dei nazisti raggiunse il culmine con azioni così perversamente vendicative da essere perlopiù incomprensibili.
Sei giovani arrestati per aver rubato del carbone presso una stazione ferroviaria vennero messi in fermo precauzionale e debitamente condotti in un campo di concentramento.
Scioccati dal fatto che degli innocenti venissero forzati a dormire assieme ai triangoli rosa, le guardie delle SS scelsero quello che per loro era il minore di due mali: presero da parte i giovani e iniettarono loro dosi letali di morfina. La moralità era salva.
Il moralismo che spingeva a questo tipo di azione permea l’intera ideologia, glorificando la purezza radicale e lo sterminio dei degenerati, rivelando una forte paura dell’omosessualità.
Qualcosa di tale paura riecheggia nell’affermazione di Hitler sopracitata, il cui tono è abbastanza diverso dal canto propagandistico delle esortazioni di Himmler.
Himmler vedeva negli omosessuali dei codardi e dei deboli congeniti. Probabilmente, come risultato della sua amicizia con Röhm, Hitler poteva almeno immaginare che “il carattere migliore e più virile” fosse anche omosessuale.
Hitler ordinò la chiusura di tutti i bar gay di Berlino non appena salì al potere. Ma, quando nel 1936 si tennero le Olimpiadi in quella città, decise di revocare temporaneamente l’ordine e di permettere a diversi bar di riaprire: gli ospiti stranieri non dovevano avere l’impressione che Berlino fosse una “città triste”.
Nonostante, e forse a causa dell’inflessibile enfasi data alla forza, alla purezza, alla pulizia e alla virilità, tutti i gruppi maschili nazisti erano sicuramente costituiti da un forte elemento di omoerotismo profondamente represso.
Il grado di repressione era sottolineato dalla reazione nazista nei confronti dei gay dichiarati.
La ragione ideologica allo sterminio degli omosessuali durante il Terzo Reich era tutt’altra questione. Secondo la dottrina del darwinismo sociale, solo i più idonei sono fatti per sopravvivere, e la legge della giungla è l’arbitro finale della storia umana.
Se i tedeschi erano destinati a diventare la razza dominante in virtù della loro superiorità biologica intrinseca, la razza riproduttiva poteva solo trarre un miglioramento dall’eliminazione dei degenerati.
Ritardati, deformati e omosessuali potevano essere eliminati con la calma coscienziosità di un giardiniere che strappa le erbacce. (Davvero, è proprio la veemenza e la passione con cui venivano perseguitati gli omosessuali che ci costringe a cercare una dinamica psicologica più profonda, oltre alla ragione pseudo-scientifica.
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L’omofobia istituzionalizzata del Terzo Reich deve anche essere vista nei termini di rivoluzione sessuale che aveva preso piede nella Germania nei decenni precedenti. Il movimento gay tedesco esisteva già da 36 anni prima che (come tutte le altre forze progressive) venisse cancellato dal terzo reich.
I nazisti hanno portato avanti una “rivoluzione conservatrice” che aveva ristabilito la legge e l’ordine insieme al sessismo del XIX secolo.
Il Ministro degli Interni Wilhelm Frick progettò un’organizzazione di donne di rango elevato secondo il numero dei loro figli e chiese che gli omosessuali “fossero perseguitati senza pietà per il loro vizio che poteva portare solo alla fine dei Tedeschi”.
Ironicamente, le tesi biologistiche contro i gay furono supportate dalle teorie avanzate dal primo movimento gay tedesco.
Magnus Hirschfeld e i membri del Comitato Scientifico Umanitario avevano reso il “Terzo Sesso” un termine familiare in Germania; ma la società rigidamente eterosessuale del Terzo Reich non dimostrò di essere paziente con le “varianti intersessuali” e fece orecchie da mercante alle richieste di tolleranza.
Il prominente giurista nazista Dr. Rudolf Klare scrisse: “Da quando l’idea massonica dell’umanitarismo ebbe origine dal sentimento ecclesiastico-cristiano di carità, essa è esattamente l’opposto della nostra visione nazionalsocialista ed è stata eliminata a priori come giustificazione per non criminalizzare l’omosessualità”.
* Recentemente, il triangolo rosa è stato diffusamente adottato da individui ed organizzazioni gay di tutto il mondo come simbolo della visibilità e della resistenza omosessuale. Usato dai Nazisti per identificare i prigionieri gay nei campi di concentramento tedeschi, è un potente promemoria di un orrendo episodio nella storia dell’oppressione degli omosessuali.
Il primo resoconto in lingua inglese della situazione degli omosessuali nella Germania nazista è apparso, in origine, nel The Body Politic come parte di una serie di James Steakley sullo sviluppo di una prima forma di movimento per l’emancipazione omosessuale tedesca.
La scoperta dell’esistenza – e della rapida scomparsa – di questa prima ondata organizzativa omosessuale ha avuto un impatto durevole sul movimento contemporaneo e sul suo posto nella storia. Forse nessun altro articolo del The Body Politic ha mai scosso l’immaginazione e la consapevolezza politica degli attivisti gay e di altri lettori. Eccolo ristampato (e tradotto) nella versione completa.
Testo originale: Homosexuals and the Third Reich