Gli omosessuali e la fede. Una ricerca dell’università di Firenze indaga le conseguenze dell’influenza della religione cattolica su gay e lesbiche
Articolo di Fulvio Paloscia tratto da Repubblica – edizione di Firenze del 25 novembre 2010
Nei giorni in cui l’ennesima condanna papale dell’omosessualità fa divampare le polemiche, da una ricerca condotta all’interno dell’Università di Firenze (sarà presentata domenica alle 16 all’Odeon durante la giornata del Florence Queer Festival dedicata proprio ad omosessualità e fede) emergono dati poco concilianti riguardo l’ingombrante influenza della religione su gay e lesbiche.
Risultato di una tesi di laurea in psicologia, la ricerca, condotta da Arianna Petilli in collaborazione con gli esperti Davide Dèttore, Antonella Montano e Giovanni Battista Flebus, suggerisce come «gli omosessuali cattolici siano più omofobici di quelli non credenti — spiega Petilli — e come l’impatto dei condizionamenti omofobici risulti maggiore in coloro che manifestano una costante frequenza religiosa o che provengono da famiglie con un’alta aderenza alla dottrina cattolica istituzionalizzata».
Ma — e qui sta la sorpresa — per quanto divorati dal senso di colpa, scissi tra fede e condanna senza appello del Vaticano, i gay credenti e osservanti «non sembrano mostrare un maggior disagio psicologico e una più bassa autostima rispetto a quanto emerso per gli individui non credenti.
La loro salute mentale generale non è messa in discussione, forse perché sono riusciti a fare della religione una fonte di benessere psicologico ».
La salvezza, punto d’arrivo del percorso religioso, l’hanno dunque qui, a portata di mano. Se non dall’accusa di immoralità, almeno dalle psicopatologie che spesso si manifestano «in coloro che decidono di non vivere vivere una parte decisiva di sé, quella dell’attrazione fisica e sentimentale, perché orientata verso lo stesso sesso».
Almeno, questo emerge dalle risposte che i 366 soggetti interpellati (281 gay e 85 lesbiche) hanno dato ai questionari distribuiti da Arianna Petilli a omosessuali cristiani e non di Firenze, Pisa, Roma, Milano e Pinerolo ma anche in pub, discoteche gay e alle associazioni (come la fiorentina Ireos).
Petilli pone anche una questione cruciale: Dio è omofobo? Una domanda retorica per sottolineare come «la Bibbia non vada letta in modo fondamentalista, quasi fosse un manuale di regole pronte per l’uso. Ogni testo biblico va letto contestualmente al momento storico e culturale in cui è stato scritto; non emerge dunque una condanna così inequivocabile dell’omosessualità».
Così fanno, ad esempio, le associazioni di donne e uomini cristiani omosessuali che si stanno diffondendo in Italia, Firenze compresa, dove da anni agisce il gruppo Kairos. «Queste realtà svolgono un’importante funzione nella vita di gay e lesbiche credenti – spiega Petilli – Permettono infatti di vivere la sessualità alla luce di valori religiosi. Dalla ricerca emerge come all’aumentare del tempo dedicato alla frequentazione di un gruppo simile, si riducano i livelli di omofobia interiorizzata, psicopatologie e aumenti la stima di sé».
L’obiettivo di Kairos e affini non è il coming out, «ma gli incontri dedicati alla conoscenza reciproca fanno uscire chi vi partecipa da quell’isolamento a cui gay e lesbiche spesso sono costretti, creando quella vicinanza affettiva che spesso le famiglie non possono o non sanno dare. Come mi ha scritto un amico gay riguardo alla recente condanna di Ratzinger, “non sono preoccupato per me ma per mia madre”».
Proprio Kairos ieri ha diffuso una lettera «ai pastori delle comunità cristiane di Firenze» invitandoli, domenica, al film Prayers for bobby di Russel Mulcahy nell’ambito del Queer, con Sigourney Weaver nei panni di una madre religiosissima lacerata dall’omosessualità del figlio.
«La presenza di una Chiesa progressista a Firenze — spiega Innocenzo Pontillo di Kairos — mostra da parte di molti parroci una certa accoglienza nei confronti di gay e lesbiche credenti, una disponibiltà all’ascolto, al confronto.
Ma ci sono città che hanno fatto molti più passi avanti istituzionali rispetto alla nostra: come Torino, dove l’Ufficio per la pastorale della famiglia dell’arcidiocesi ha redatto e diffuso un sussidio pastorale dal titolo Fede e omosessualità. Assistenza pastorale e accompagnamento spirituale». Il vescovo Betori (ndr Vescovo di Firenze) tace, «nonostante abbiamo chiesto più volte di incontarlo».