Gli omosessuali sono a casa nella Chiesa cattolica? Come costruire una pastorale “fuori tempo” massimo
Prefazione di Stephan Loos, Michael Reitemeyer e Georg Trettin tratta dal saggio pastorale cattolico “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), a cura di Stephan Loos – Michael Reitemeyer – Georg Trettin, editore Herder (Germania), 2019, pp.7-12, liberamente tradotta da Antonio De Caro
“Gli omosessuali sono a casa nella Chiesa?”:[1] questo il titolo della conferenza che Johannes Gründel, teologo morale di Monaco, ha tenuto più di 26 anni fa, nell’ottobre 1992, al convegno “L’omosessualità maschile”, all’Accademia Cattolica di Friburgo. Allora si trattava, disse Gründel, “non tanto del concreto comportamento pastorale”, quanto di capire “se e in che misura sembri possibile, o persino necessaria, una nuova valutazione teologica ed etica, innovativa e più complessa, senza disattendere, così facendo, le affermazioni vigenti del Magistero ecclesiale”.[2]
Le affermazioni del Magistero, negli ultimi trent’anni circa, non sono essenzialmente cambiate. Quando i testi del Magistero, ancora nel XXI secolo, considerano le “convivenze omosessuali dannose per il sano sviluppo della società umana”,[3] ciò corrisponde alla casistica della dottrina della legge naturale del XIX secolo, ma è, prima di tutto, umiliante e discriminante.
A questo proposito, neanche il Sinodo sulla Famiglia del 2015 e lo scritto post-sinodale Amoris laetitia hanno apportato dei cambiamenti sostanziali. Anche le affermazioni di Papa Francesco sul tema omosessualità si distanziano da quelle dei precedenti successori di Pietro tutt’al più per via di un tono meno severo. La mancanza di sincronia fra realtà sociale e realtà ecclesiale, e quindi anche la virulenza della questione sull’accoglienza di lesbiche ed omosessuali nella Chiesa, si sono certamente inasprite per via dell’evoluzione sociale nella Repubblica Federale (Tedesca) e i mutamenti giuridici che l’hanno accompagnata – la legge sulle unioni civili nel 2001 e la legge sul matrimonio egualitario nel 2017.
Mentre il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, almeno da parte dello Stato, è un traguardo raggiunto, nella Chiesa Cattolica ci si chiede in modo controverso se può esserci un riconoscimento delle coppie omosessuali e lesbiche da parte della Chiesa e, se sì, quali aspetti e quali forme tale riconoscimento può assumere. Ciò comporta anche domande su una pastorale adeguata e possibili rituali liturgici.
Le linee di conflitto si incontrano come in una lente convergente quando si giunge al tema della benedizione per una coppia omosessuale. È vero, da tempo in alcune chiese tali benedizioni sono possibili, ma dipendono sempre solo dalla disponibilità di singoli operatori pastorali e dall’indulgenza del vescovo locale.
Sul piano della Conferenza Episcopale Tedesca (d’ora in poi CET, n.d.t.) vengono formulate in modo chiaro le divergenze su questo interrogativo: gli uni vedono il matrimonio sacramentale riservato solo a coppie eterosessuali. Dato che – dicono – la diversità fra il matrimonio fra uomo e donna e le unioni omosessuali deve essere ben riconoscibile, la Chiesa non può, di conseguenza, permettere alcuna cerimonia di benedizione.
Altrimenti, si rischierebbe la confusione con un matrimonio. Ciò non andrebbe inteso, tuttavia, come svalutazione delle coppie omosessuali. Ma è esattamente così che lo vivono omosessuali e lesbiche. Ecco perché altri vescovi sottolineano la necessità di una pastorale adeguata e di un accompagnamento liturgico, e nella benedizione vedono la possibilità di dare espressione tangibile al fatto che la Chiesa assegna un valore alle coppie omosessuali. Inoltre sarebbe necessario raggiungere una posizione giuridica certa e, per questo, concordare una forma ufficiale di benedizione.
Essenzialmente – oggi come allora – è centrale questa domanda: omosessuali e lesbiche, nelle loro relazioni (unioni civili, matrimoni civili o semplici convivenze), di fronte alle interpretazioni bibliche e teologiche, alle posizioni ufficiali della Chiesa, alle affermazioni del Papa o dei vescovi sull’omosessualità, possono sentirsi davvero a casa nella Chiesa Cattolica?
Se, infatti, la “casa” è il luogo dove non ci si deve giustificare (Johann Gottfried von Herder) e dove si viene compresi (Christian Morgenstern), allora essa, certamente, non significa nient’altro che un luogo in cui sento di essere accolto e ho la libertà di essere così come sono. Questa stima esistenziale, che è senz’altro il riconoscimento di una persona nella sua identità – che include anche il suo orientamento sessuale – è il presupposto o fondamento di qualsiasi forma di pastorale. Se la questione dell’accoglienza di omosessuali e lesbiche nella Chiesa rimane attuale non è tanto merito di Gründel, quanto il segno allarmante di una Chiesa che non riconosce i segni dei tempi e disattende gioia e speranza, dolore e paura degli esseri umani oggi (Gaudium et Spes).
Con l’intento di cambiare qualcosa in questo campo, nell’ambito del dialogo fra i rappresentanti dei gruppi di lesbiche e omosessuali cattolici e il Presidente della Commissione Pastorale della CET, il vescovo Franz-Josef Bode, è nata nel 2016 l’idea di affrontare la questione dell’accompagnamento pastorale e di esaminare con attenzione la richiesta di benedizione in un convegno sul tema. Il convegno si è svolto dal 4 al 5 giugno 2018 ad Amburgo, come cooperazione dell’Accademia Cattolica di Amburgo e l’Accademia Cattolica Episcopale Ludwig-Windhorst-Haus di Osnabrück. L’ideazione dei contenuti si deve alle riflessioni di Michael Brinkschröder, Jens Ehebrecht-Zumsande, Andreas Heek, Veronika Schlör, Christoph Simonsen e Georg Trettin.
Questo dialogo, specialistico ma non ufficiale, con collaboratori e collaboratrici (effettivi ed onorari) della Chiesa di lingua tedesca, con lesbiche e omosessuali, con specialisti e docenti universitari ha fuso le testimonianze personali, l’esperienza pastorale e la riflessione scientifica in una mescolanza di grande ispirazione.
La buona atmosfera e i fecondi incontri della manifestazione ci hanno spinto a pubblicare questo volume. Abbiamo distribuito i contributi del convegno, ampliati ed integrati, in due campi tematici, affinché essi, come ad Amburgo, possano dialogare: le prospettive pastorali nell’orizzonte di riflessioni sistematiche (anche di tipo psicologico e teologico-morale) e la questione della “benedizione”; già prima li abbiamo considerati rilevanti per le loro conseguenze pratiche.
L’intenzione e la crescente pratica di accorgersi delle lesbiche e degli omosessuali mettono la Chiesa e i suoi responsabili di fronte a percorsi di vita consapevoli e alle stigmatizzazioni che omosessuali e lesbiche subiscono –anche nella dottrina della Chiesa. Il desiderio di integrazione liturgica, le pratiche ormai durevoli ma semiclandestine, e la gioia per l’impegno della Chiesa e la sua evoluzione, si scontrano con i limiti della legge della Chiesa.
Dopo una introduzione di Franz-Josef Bode, vescovo di Osnabrück, e Stefan Heße, arcivescovo di Amburgo, Petra Dankova e Stefan Diefenbach forniscono una personale testimonianza autobiografica delle loro esperienze nella e con la Chiesa.
Martina Kreidler-Kos apre la riflessione su una pastorale ecclesiale che dovrebbe non riguardare un gruppo specifico, ma consistere in dialoghi aperti e capaci di “dare valore”, scoprire le risorse spirituali delle relazioni (omo)sessuali e confessare, da parte della Chiesa, la storia delle ferite inferte. Andreas Heek presenta una panoramica storica che segue l’evoluzione, a volte stentata ma costante, di una pastorale con uomini e donne omosessuali nelle diocesi tedesche.
Tillman-David Schneider confuta, da una prospettiva psicologica, la tesi variamente sostenuta in diverse posizioni ufficiali della Chiesa: che cioè le persone con “tara” omosessuale sarebbero incapaci di vere relazioni. Egli non solo giunge alla conclusione che le relazioni delle coppie omosessuali e lesbiche sono stabili tanto quelle eterosessuali, ma affronta anche i disagi di queste coppie dovuti a strutture sociali di disprezzo e di condanna.
Peter Schallenberg e Stephan Goertz discutono la pretesa di validità della teologia morale e le posizioni che ne derivano, ma percorrono vie diverse. Il punto di partenza delle loro riflessioni critiche è la morale sessuale, ancora sostenuta nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che considera sensato l’esercizio della sessualità solo se mirato alla riproduzione e viene vissuto nel matrimonio religioso celebrato legittimamente. In tal modo, l’aspetto della relazione, l’approccio personale e le attuali conoscenze scientifiche non vengono assolutamente prese in considerazione.
La richiesta di benedizione è in tal modo risolta? Hans-Joachim Sander, in apertura della seconda parte “La questione della benedizione”, riflette sui presupposti di teologia sistematica della posizione del Magistero, in particolare riguardo il concetto di benedizione. Sulla base di tre brani biblici (la storia di Balaam, la lotta di Giacobbe con Dio al fiume Iabbok, la morte di Gesù sulla croce) affronta il complesso rapporto contrastivo fra benedizione e maledizione. Una Chiesa che si è identificata per secoli in una “societas perfecta” restringerebbe questa complessità se escludesse alcune persone dalla benedizione.
Prima che vengano descritte le molteplici posizioni della Chiesa e le pratiche pastorali in diversi contributi, Birgit Mock presenta lo sforzo del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi per consentire una strada buona per lesbiche e omosessuali nella e con la Chiesa – inclusa la benedizione.
Christoph Simonsen, come operatore pastorale, si pronuncia a favore della benedizione, mentre per Sven Kerkhoff e Georg Henkel la posta in gioco è più alta. Michael Thurn e Johannes zu Eltz mostrano che nella diocesi di Limburgo viene discussa da più di tre anni una posizione formulata dalla Chiesa Municipale di Francoforte. Georg Trettin condivide questo desiderio di benedizione, guardando al suo significato per le coppie, il loro contesto e la Chiesa concreta.
Dopo tutti questi approcci pastorali, molto concreti, Thomas Schüller chiarisce che, dalla prospettiva della legge della Chiesa, il riferimento alla procreazione è inequivocabilmente costitutivo per la concezione cattolica del sacramento del matrimonio. Per quanto riguarda le benedizioni o una forma liturgica adeguata all’accompagnamento delle coppie omosessuali, sarebbe in ogni caso possibile per il vescovo diocesano emanare norme per l’ambito liturgico nella Chiesa a lui affidata.
Il contributo conclusivo ha un aspetto, in un certo senso, sperimentale. Da esso si nota che il convegno rispecchia le riflessioni di alcune diocesi tedesche e ha influenzato il modo di pensare a possibili forme di un accompagnamento pastorale e liturgico delle coppie omosessuali. Un gruppo di lavoro della diocesi di Osnabrück fornisce qui un’idea della loro “officina pastorale-teologica“.
Questo testo presenta, con uno spettro molto ampio, quali forme di benedizione vengono praticate in quali contesti; a tal proposito è molto utile anche uno sguardo alla prassi liturgica di altre Chiese: vi giocano un ruolo non irrilevante le forme di benedizione dei divorziati risposati –anche se questa analogia vale solo in parte.
Meritano il nostro ringraziamento le autrici e gli autori del volume, la dr.ssa Veronika Schlör per la correzione delle bozze, come pure il dr. Stephan Weber da parte dell’editore Herder per avere seguito la pubblicazione.
Non possiamo trascurare il fatto che, quando la Chiesa Cattolica affronta il problema di come le coppie omosessuali possono essere accompagnate pastoralmente e se possono essere benedette, per molte persone, soprattutto omosessuali e lesbiche, ciò suona stranamente “fuori tempo”.
Pertanto, alla fine di questa prefazione, devono esserci un’autocritica e la preoccupazione che noi, come Chiesa Cattolica, corriamo il pericolo – benché la questione della benedizione sia molto attuale all’interno della Chiesa – di essere sconfitti dalla realtà a causa del nostro ritardo, poiché coloro che abbiamo collocato al centro della nostra azione pastorale, già si sono allontanati, irritati e delusi.
Amburgo, Lingen, Francorforte sul Meno, 15 Aprile 2019
Stephan Loos, Michael Reitemeyer, Georg Trettin
______
[1] Johannes Gründel, Haben Homosexuelle Heimat in der Kirche?, in: Udo Rauchfleisch (Hg.), Homosexuelle Männer in Kirche und Gesellschaft; unter Mitarbeit von Harald Schützeichel (Freiburger Akademieschriften, Bd. 6), Düsseldorf1993,pp. 40–64.
[2] Ibi, p. 40.
[3] Erwägungen p. 8.