Gli stereotipi sull’omosessualita’ e gli omosessuali. Scorciatoie del pensiero
Riflessioni* di Luca Pietrantoni tratte da “Gli atteggiamenti psicosociali verso l’omosessualità” sulla rivista cattolica CredereOggi n.116, marzo-aprile 2000, pp.8-11
Gli stereotipi sono credenze, tendenzialmente negative, che portano a generalizzazioni rigide e indebite nei confronti di un determinato gruppo sociale. Gli stereotipi e i luoghi comuni che esistono sull’omosessualità sono importanti per comprendere i fenomeni di distanza ed esclusione sociale a cui sono sottoposti non solo le persone omosessuali, ma anche le persone che vengono ritenute tali pur non essendolo.
Le ricerche psicosociali, che studiano l’atteggiamento delle persone verso gli omosessuali, si trovano di fronte a una prima difficoltà in quanto la parola «omosessuale» già di per sé racchiude una prima, forte stereotipizzazione, vale a dire l’implicita declinazione al maschile, Il termine viene spesso interpretato per indicare i maschi omosessuali, anche se l’omosessualità in sé riguarda in uguale misura gli uomini e le donne. Le convinzioni stereotipiche sulle persone omosessuali sono numerose e varie.
Nella maggior parte dei casi sono negative, anche se ve ne sono alcune considerate generalmente positive come la sensibilità, l’intelligenza, il temperamento artistico.
Gli stereotipi più comuni attribuiscono alle persone omosessuali caratteristiche dell’altro sesso. La «non femminilità» delle lesbiche viene riflessa in un insieme di credenze: le lesbiche non si truccano, non si curano, hanno i capelli corti, sono grasse, giocano a calcio, non sono materne. Riguardo agli uomini gay, ad esempio, si crede che si vestano in maniera stravagante, che abbiano tratti fisici femminili, amino la cucina e la casa o le cose futili, non sopportino il dolore, ecc. Coerentemente con queste stereotipizzazioni, l’orientamento omosessuale è spesso associato a particolari scelte professionali: gli uomini gay sono tutti stilisti, parrucchieri, arredatori, infermieri; le lesbiche sono tutte camioniste, metalmeccaniche, giocatrici di calcio.
La popolazione omosessuale in realtà mostra aspetti di grande eterogeneità al suo interno: se da un parte ci sono persone che hanno modi e apparenze «atipici» rispetto alle convenzioni sociali su ciò che è maschile o femminile, dall’altra ci sono persone omosessuali con atteggiamenti e comportamenti molto conformi alle norme di genere.
In base agli stereotipi, le persone omosessuali sono percepite come persone caratterizzate da tratti di personalità di isolamento sociale (sole, insicure, deboli) o di devianza (anticonformiste, trasgressive).
In effetti, alcuni omosessuali possono vivere situazione di grande disagio nel loro mondo interiore diventando depressi, timidi o angosciati o assumendo un atteggiamento rivendicativo. Queste caratteristiche spesso non hanno a che fare con l’omosessualità in sé ma sono l’espressione delle strategie che la persona adotta per fronteggiare il contesto sociale percepito come poco accogliente e sicuro.
Infine, un insieme di convinzioni stereotipiche riguarda le cause dell’omosessualità. Spesso si crede che gli uomini abbiano una latente paura delle donne e le lesbiche abbiano maturato un odio verso gli uomini.
Oppure che le persone omosessuali siano diventate tali a causa di traumi infantili, di un desiderio dei genitori di avere figli dell’altro sesso, di un’educazione scorretta o di un rapporto disturbato con la madre o con il padre.
Nessuna di queste teorie ha ricevuto una esaustiva dimostrazione da un punto di vista scientifico. La loro origine popolare è testimoniata dal fatto che tali teorie contengono a volte elementi di contraddittorietà: ad esempio, si ritiene che gli uomini gay preferiscano gli uomini in seguito ad abusi di uomini adulti e dall’altra che non sono attratti dalle donne perché ne sono stati traumatizzati.
Una convinzione comune descrive le persone omosessuali come desiderose di corteggiare, circuire e «convertire» le persone eterosessuali all’omosessualità, come persone motivate da un’intenzione di «proselitismo».
Nella maggior parte dei casi, la persona omosessuale cerca altre persone con il medesimo orientamento sessuale al fine di avere relazioni basate sulla reciprocità e quindi non è interessata a cambiare l’orientamento sessuale altrui.
Analizzando la storia degli stereotipi di varie categorie sociali (neri, ebrei, ecc.), alcuni studiosi hanno fatto notare che in molti casi si fa riferimento alle idee negativamente connotate di «seduzione» e di «cattiva influenza».
Uno stereotipo sull’omosessualità, infatti, particolarmente radicato nella nostra cultura su cui vale la pena soffermarsi è quello che vede l’omosessualità maschile associata alla pedofilia o molestia dei bambini. In questa prospettiva, le persone omosessuali sono descritte come minaccia a membri più vulnerabili della società e quindi attivano un senso di pericolo e deprecazione sociale.
Le ricerche in ambito clinico hanno dimostrato che la maggior parte degli abusi sessuali verso minori è compiuto da uomini adulti, in genere familiari o conoscenti, e riguarda prevalentemente le bambine.
Anche quando l’abuso sessuale da parte di uomini adulti è rivolto verso bambini maschi è equivoco definirla «molestia omosessuale» poiché implica che la persona che abusa abbia un orientamento omosessuale non distinguendo tra il sesso della vittima e l’orientamento sessuale dell’abusante.
Molti molestatori di bambini non hanno sviluppato capacità di relazioni mature con adulti, né con uomini né con donne, ma solo modalità di violenza e sopraffazione indifferenziate; sono spesso persone che hanno storie di grande disagio mentale e trascorsi di violenza subita.
Anche se ci sono prove documentate che l’abuso infantile non ha in sé niente a che fare con l’orientamento sessuale delle persone adulte, lo stereotipo dell’omosessuale pedofilo» continua indirettamente a influenzare negativamente l’opinione sull’omosessualità, basti pensare ai dibattiti pubblici sull’«adeguatezza» delle persone omosessuali a insegnare nelle scuole.
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* Vi sarà capitato di sentir dire che gli uomini gay sono tutti stilisti, parrucchieri, arredatori o che le lesbiche sono tutte camioniste, metalmeccaniche, giocatrici di calcio. Sono alcuni degli stereotipi e dei luoghi comuni che esistono sull’omosessualità da cui bisogna partire per comprendere i fenomeni di esclusione sociale a cui sono sottoposte le persone omosessuali o chi venga ritenuto tale, pur non essendolo.