“The History Boys” di Nicholas Hytner (2006)
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Scheda di Luciano Ragusa proposta durante il cineforum del Guado di Milano il 14 Ottobre 2018
Buggery Act. Molto spesso, cercare di capire il destino delle persone LGBT, significa spendere tempo a rovistare tra i registri di polizia e degli organi deputati all’ordine morale. Se escludiamo alcuni decenni recenti, in cui nei paesi democratici le nostre rivendicazioni hanno trovato terreno fertile, le relazioni tra società civile e popolazione gay si limitava ad arresti, processi, pubblico ludibrio e, nel peggiore dei casi, la morte.
Fino al 1969, data simbolica a cui facciamo risalire la nascita del movimento omosessuale americano, dalla cui onda sono sorti tutti gli altri, le persone arcobaleno non erano considerate interlocutori dialettici, ma solo individui da sbattere in galera per pratiche sessuali non condivise. Il Regno Unito non si discosta da questo paradigma, anzi, è uno dei territori di più duratura costituzione di leggi contro la sodomia (storicamente si parlava di “sodomia” quando si era in presenza di atti e di comportamenti omosessuali, mentre non veniva preso in considerazione l’eventuale orientamento di una persona) con un arco temporale, tranne brevissime parentesi, di quattrocentotrentaquattro anni, dal 1533 al 1967.
Il Buggery Act (atto sodomita non solo tra maschi, ma anche con animali e con le donne), detta anche Legge del Parlamento, 25 Enrico VIII, adottata nel 1533 e ispirata da Thomas Cromwell (servì Enrico VIII dal 1532 al 1540) è la prima legge inglese contro la sodomia. Se consideriamo che l’Atto di Supremazia, ovvero il provvedimento legislativo grazie al quale Enrico VIII ottiene il titolo di capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, è datato 1534, suona strano che il primo ministro Cromwell si sia occupato prima dei rapporti anali che del futuro della nazione.
Alcuni, suggeriscono che la Buggery Act, fosse in realtà un atto per punire il clero, abolire i monasteri, e giustificare la separazione dalla Chiesa di Roma, avviando quel processo che consentì a Enrico VIII di scaricare Caterina d’Aragona e di avventurarsi in un secondo matrimonio, alla ricerca di un erede maschio. Francamente, trovo difficile sostenere che una scopata tra due uomini, anche se preti, possa aver generato tutto questo putiferio: molto più probabile è l’elevato indice di omofobia di Cromwell, il cui odio nei confronti dei sodomiti, lo indusse a formulare questa legge prima di altri provvedimenti.
Ad ogni modo la pena per questo reato era l’impiccagione, sebbene anche il pubblico ludibrio potesse provocare lo stesso tipo di risultato. In principio, la legge, aveva una scadenza precisa, in conseguenza della quale, periodicamente, bisognava decidere se ripristinarla per un nuovo lasso di tempo, oppure abrogarla: tra il 1533 e il 1541 fu confermata tre volte, fino a quando, entrata ormai nella mentalità della gente, ottenne un valore perpetuo.
Questo fino al 1547, quando la suddetta norma venne abolita da Edoardo VI, quarto figlio di Enrico VIII, che la riconfermò a sua volta nel 1548, introducendo una clausola che consentiva agli eredi di venire in possesso dei beni del giustiziato. Tutto ciò fino al 1553, anno dell’incoronazione di Maria I, figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona, la quale, nel tentativo di bloccare il riformismo protestante, abolì tutte le leggi emanate dal padre, inclusa il Buggery Act che, però, come un fiume carsico, ritornò nel 1563, ad opera i Elisabetta I, ultima sovrana della dinastia Tudor, che conferì alla legge un valore permanente nella forma ideata da Cromwell, con tanto di pena di morte e di confisca dei beni.
Per quasi trecento anni nessuna clausola fu cambiata, poi ci furono alcune modifiche, una nel 1828 e una, più importante, nel 1861, con la sostituzione della pena di morte con il carcere e i lavori forzati. Un’ultima modifica ci fu infine nel 1885, quando si fissò un tetto massimo di due anni alla pena dei lavori forzati (fu questa versione della legge che venne applicato in occasione della condanna di Oscar Wilde). Si arrivò così al 1967, quando, finalmente, il Buggery Act fu definitivamente abrogato.
Alla fine di questo breve excursus storico è legittimo chiedersi quante sono state le persone condannate, nel Regno Unito, per il reato di sodomia, quante sono morte, quanti sono riuscite a ricostruirsi una vita dopo il carcere. Purtroppo nessun è in grado di fornire una stima affidabile, anche perché l’impatto del Buggery Act nelle varie epoche, dipendeva dalla solerzia con cui la polizia la applicava. Quello che possiamo dire è che, tra il 1800 e il 1836, furono eseguite cinquantotto condanne a morte, mentre per i periodi che precedono e che seguono questo lasso di tempo, non abbiamo dati.
Il movimento LGBT britannico ha stimato in circa sessantamila, il numero delle persone condannate tra il 1885 e 1967, quindicimila delle quali ancora viventi nel gennaio 2017, quando, grazie alla Turing Law (si veda la scheda dedicata a Victim) furono in pare risarcite per i danni che avevano patito a causa delle condanne subite. Tantissimi atti dei processi si possono consultare online nel database dell’Old Bailey, il vecchio tribunale penale di Londra che si trovava vicino alla cattedrale di Saint Paul, ma anche questi importanti documenti non permettono di arrivare a una stima attendibile del numero delle vittime di una legge che ha condizionato la vita degli omosessuali inglesi per più di tre secoli.
Alan Bennet
Non è possibile trovare un equivalente italiano alla figura di Alan Bennet, pluripremiato scrittore, sceneggiatore e drammaturgo inglese. Nato nel 1934 ad Armery, nella contea dello Yorkshire, conclude i suoi studi alla Oxofrd University, laureandosi in Storia. Dopo l’università intraprende per qualche anno la carriera di ricercatore e di insegnante di Storia Medievale e, sempre ad Oxford, comincia a calcare le scene come attore teatrale: di quegli anni è la trasposizione satirica di Beyond the Fringe, spettacolo di notevole successo, presentato prima all’Edimburgh Festival e, in seguito, a Londra e a New York.
Visto l’apprezzamento, Bennet, decide di lasciare l’insegnamento e la ricerca, in favore del teatro e della scrittura. La prima opera firmata dal drammaturgo è datata 1968 ed è Forty Years On, ad essa sono poi seguiti testi per la televisione, sceneggiature, racconti, romanzi, e qualche apparizione come attore.
In Italia è Adelphi a tradurre e proporre le sue opere a partire da La pazzia di Re Giorgio (1996), copione la cui trasposizione cinematografica è valsa ad Helen Mirrer il premio come miglior attrice protagonista a Cannes, e l’Oscar alla migliore scenografia nel 1995. Dalla seconda metà degli anni ’90 il drammaturgo britannico ha mietuto sempre più consensi anche nel nostro paese, con una schiera di lettori che è aumentata di pubblicazione in pubblicazione. Da non perdere sono Nudi e crudi (2001), La cerimonia del massaggio (2002), La signora nel furgone (2003), Signore e signori (2004), La sovrana lettrice (2007), Due storie sporche (2011).
Ciò che attira in Bennet è la capacità di presentare personaggi realmente umani, nei quali si può riconoscere il condomino del piano di sotto, oppure il signore che porta a spasso il cane che scorgiamo tutti i giorni, se non addirittura la propria regina.
Sono uomini e donne a cui spesso la vita è sfuggita, forse perché incapaci d’afferrarla, oppure perché il destino ha voluto diversamente; in numerose circostanze il fallimento è situato nella sfera delle relazioni interpersonali e nel sesso, perché la timidezza è un ostacolo troppo arduo da valicare, o viceversa perché inconsapevoli di un’arroganza senza giustificazioni.
A dichiarare “scacco matto” al lettore, però, è la generosità con cui lo scrittore parteggia per i suoi personaggi, senza rinunciare mai a una scrittura pungente e ironica, anche quando il finale è ambiguo o addirittura infausto. Bennet ama le fragilità delle sue creature, ne ha partecipata compassione, specie quando i protagonisti prendono coscienza della propria disperata situazione, come se volesse condurli per mano alla fine del loro viaggio indipendentemente da quale esso sia.
Inutile elencare i premi vinti dal drammaturgo in sessanta anni di scrittura, così come non ci soffermeremo sulla sua vita privata, notizie peraltro facilmente reperibili in rete. Preferisco terminare, prima di passare alla scheda del film, con una citazione tratta da La cerimonia del massaggio, con l’intento, non troppo velato, di trasmettere la mia simpatia per Alan Bennet:
«Io non sapevo che Clive fosse…».
Carl s’accigliò.
«Intende dire Gay?».
La donna […] sorrise gentilmente e annuì. […]
«Clive – continuò la donna – non mi ha mai dato motivo di pensare che le sue preferenze sessuali non fossero normali».
«Erano normali!» gridò Carl.
Mi scusi. Intendevo… tradizionali.
«Erano tradizionali».
«Etero, allora – disse la donna con aria sopraffatta. «Diciamo etero».
«Dì quel cazzo che ti pare, – riprese Carl – ma non lo era. Era gay».
Gli studenti di Storia
Tratta dall’omonima pièce teatrale, The History Boys (2004), la pellicola esce nelle sale cinematografiche inglesi il 13 ottobre 2006, mentre, in Italia, il 25 maggio 2007. Il regista scelto da Alan Bennet è Nicholas Hytner, lo stesso dell’opera teatrale, con cui aveva già lavorato per la trasposizione di un’altra pièce di successo planetario: La pazzia di Re Giorgio (1994).
Nel caso di Bennet è oltremodo complesso stabilire la portata dei film, in quanto difficilmente scindibili dal percorso compiuto per trasformarsi in celluloide: Gli Studenti di Storia, per esempio, ha avuto un successo strepitoso a teatro, vincendo ben tre Olivier Awards (Miglior Pièce Inedita, Miglior Attore, Miglior Regia) nel febbraio 2005; il Critics’ Circe Theatre Awards nel 2004, a cui si aggiungono l’Evening Standars Awards per il Miglior Dramma e Miglior Attore. Lo stesso Bennet ha ottenuto un Olivier Awards per il suo eccezionale contributo al teatro britannico.
Anche negli USA la sceneggiatura di The History Boys conquista critica e pubblico, sbancando Broadway nel 2005 con sei Tony Awards, compresi Miglior Regia e Miglior Dramma. Da qui la difficoltà di apprezzare fino in fondo i lungometraggi del poliedrico scrittore inglese, perché, paradossalmente, la qualità di ciò che propone sotto forma di libri, piuttosto che di inediti teatrali, predispone transitivamente al meglio possibile anche al cinema, cosa non sempre scontata. Del resto, il già citato La pazzia di Re Giorgio, è stato inserito nel 1999 nella lista dei 100 film del cinema britannico da conservare… Scusate se è poco!
Tornando a Gli Studenti di Storia, il cast del film è identico a quello della pièce, dove spiccano il grandissimo Richard Griffiths, attore dalla filmografia enorme che spazia da Gandhi (Richard Attenborough, 1982), a Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 (David Yates, 2010); Francis de la Tour, attrice inglese di fama internazionale, e Stephen Campbell Moore, attore britannico classe 1979.
Le musiche della pellicola sono curate dal compositore londinese George Fenton, noto al grande pubblico per aver curato le colonne sonore del già citato Gandhi, di Grido di libertà (Richard Attenborough, 1987), di Le relazioni pericolose (Stephen Frears, 1988) e di La leggenda del re pescatore (Terry Gilliam, 1991), tutti con nomination agli Oscar senza riuscire a conquistare la statuetta.
Trama
Esiste un modo giusto per superare esami scolastici importanti? Quanto serve la cultura, rispetto ad un metodo spiazzante che non si preoccupa dei fatti, per avere successo nel mondo degli adulti?
Otto ragazzi di una scuola periferica, su precisa volontà di un preside snob, vengono affiancati, durante un trimestre di studio aggiuntivo, dagli insegnanti Hector e Irwin, con lo scopo di entrare a Cambridge e Oxford nel corso di studi in Storia.
Eccentrico, tanto da palpeggiare i ragazzi che accompagna a casa sulla sua moto, ma convinto assertore della bellezza di trasmettere conoscenza il primo; quanto ostinato, e sessualmente inibito, il secondo, nella convinzione che ciò che conta è interpretare a discapito della verità.
Scheda
Regia: Nicholas Hytner.
Soggetto: Alan Bennet.
Sceneggiatura: Alan Bennet.
Fotografia: Andrew Dunn.
Montaggio: John Wilson.
Scenografia: John Bird.
Musiche: George Fenton.
Costumi: Bustine Luxton.
Trucco: Elaina Conneely.
Effetti speciali: Rob Gordon.
Genere: commedia, drammatico.
Paese di produzione: Regno Unito.
Produzione: Nicholas Hytner, Damian Jones, Kevin Loader.
Produione esecutiva: Andrew Macdonald, Allon Reich, David Marcus Thompson, Charles Moore, Miles Ketley.
Casa di Produzione: DNA Films, BBC Two Films, Uk Film Council, Royal National Theatre, Free Range Films
Distribuzione italiana: 20th Century Fox.
Cast principale: Richard Griffiths, nel ruolo di Hector; Frances de la Tour, nella parte di Mrs Lintott; Stephen Campbell Moore, nel ruolo di Irwin.
Durata: 109 minuti
Anno: 2006.