Gli ultimi ci precederanno. Due anni fa ci lasciava la voce profetica di don Gallo
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Riflessioni di Andrea V. del gruppo AmiciGayCristiani di PlanetRomeo
Due anni fa, il 22 maggio del 2013, moriva Don Andrea Gallo, presbitero dell’arcidiocesi di Genova. Un uomo che da giovane era marinaio e da grande si è imbarcato nella barca di Pietro, dove il mare è spesso burrascoso. Un uomo che non ha taciuto di fronte al potente di turno, forte che quello che aveva nel cuore non era né di sinistra né di destra, ma solo passione per l’uomo. Questa sua passione non è mai stata contestazione alla Chiesa, perché la Chiesa cattolica è sempre stata casa sua e in questa casa non ha fatto altro che proclamare il comandamento evangelico dell’amore che Cristo ci ha insegnato ad avere verso tutti, partendo dagli ultimi (drogati, omosessuali, emigrati, emarginati…). È stato un uomo che non ha fatto carriera (il suo ultimo titolo ecclesiastico è stato “cappellano feriale e festivo della parrocchia di S. Benedetto al Porto”), la sua università era la strada, per questo si è sempre battuto per il sociale, anche per quei temi sociali scottanti nei quali la Chiesa deve mostrare il suo volto misericordioso. Diceva: «C’è il diluvio: pensa un naufrago… durante la guerra non dicevamo “sei americano? sei inglese? sei francese? Allora vai in malora”. No! Il naufrago è sacro, si butta la ciambella subito, immediatamente!». Questo è il modo in cui Don Gallo invitava la Chiesa a compiere la sua mediazione per la salvezza degli uomini.
In questo mare burrascoso ha sempre avuto due bussole: la Costituzione e il Vangelo. Diceva: «Dove verifico la mia fede evangelica? Con una legge dello Stato? Così mi dà l’8×1000? E io ti do il voto e lo scambio? No! Questi sono abbracci mortali e non ha niente a che fare con la libertà della Chiesa e di Gesù. La fede si verifica solo davanti a Gesù».
Cosa direbbe don Gallo nel vedere che in questi giorni proprio nella sua diocesi è stata proibita una veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia, a causa di motivi politici? È questa la fede evangelica che per ‘par condicio’ non permette di pregare a causa delle imminenti elezioni politiche regionali? Seguendo il ragionamento della curia genovese, nelle nostre chiese dovremmo smettere di pregare per la pace nel mondo per non urtare la suscettibilità di qualche leader politico! Tutto ciò credo sia molto poco evangelico.*
Nonostante qualcuno voglia negarlo, Don Gallo ha sempre difeso la Chiesa Cattolica e anche la sua morale, ma ha sempre messo accento al primato della coscienza personale confermato dal Concilio Vaticano II, perché la morale va proposta, non imposta. Il suo desiderio più grande era quello di vedere un Concilio Vaticano III proprio su questi temi centrali di morale (la sessualità, la bioetica, le coppie di fatto, divorziati…)… credo che sarebbe molto contento nel vedere che la Chiesa si è riunita e si riunirà ancora nel prossimo ottobre per discutere proprio su questi temi.
Infine Don Gallo avrebbe un altro motivo per essere contento. Domani, 23 maggio, verrà beatificato Mons. Oscar Romero, vescovo di San Salvador ucciso nel 1980 da un cecchino assoldato dal dittatore in carica, mentre stava celebrando la Messa nella cappella di un ospedale, a causa della sua lotta pastorale in opposizione i crimini contro l’umanità durante la guerra civile nel suo paese. Una causa di beatificazione lunghissima durata più di trent’anni (per molto tempo caduta nel dimenticatoio e ripresa da Benedetto XVI e incentivata da Francesco) solo perché posizioni interne alla curia romana vedevano questo martire della Chiesa, ucciso in odio alla fede, vicino alla teologia della liberazione, posizione teologica che ha avuto contrasti col Magistero ufficiale. Anche questo ritengo sia stato molto poco evangelico.
Invito a vedere qualche video di Don Gallo (che potete trovare facilmente su YouTube – qui ne ho allegata una) che esprimono la fede e la coscienza civile di quest’uomo presbitero, che, Vangelo e Costituzione alla mano, ha sempre testimoniato una Chiesa essere semper gloriosa, semper penitens e semper reformanda.