Glitter and be gay. L’omosessualità nella musica lirica
Dialogo di Katya Parente con Fabio Seregni
L’ambiguità sessuale non è rara nella musica lirica; questo non solo perché spesso, come nel teatro, alcuni ruoli maschili erano interpretati (per motivi di coloritura vocale) da donne, ma anche perché alcuni dei musicisti e dei protagonisti delle loro opere sono gay.
A parlarci di questo mondo é con noi oggi Fabio Seregni, appassionato melomane, che di questa sua passione ha discusso in tre incontri al Guado di Milano. Per chi se li fosse persi, lo abbiamo raggiunto, chiedendogli di rispondere ad alcune domande.
È vero che i gay sono più sensibili e sono perciò, in generale, degli artisti migliori?
Il fatto che i gay siano mediamente più sensibili degli altri uomini rientra tra i luoghi comuni e, come luogo comune, va respinto. Non tanto perché falso, ma perché è privo di vera sostanza, perché “dice poco”. E’ ovvio che molti artisti nel passato sono stati omosessuali, ed è ovvio che esistono gay sensibili, ma questo non ci dice ancora nulla della presunta particolare sensibilità omosessuale degli artisti e in particolare dei musicisti, e di come essa si possa esprimere.
Nei miei incontri ho voluto mostrare come la componente omosessuale sia importante per capire la personalità dei musicisti, e non la loro musica in generale, e che quindi questo dato biografico, per molto tempo censurato, non dovesse più essere taciuto o trascurato.
Come il vissuto omosessuale impatta la musica degli autori (nei tuoi incontri hai parlato di Schubert, Ciaikovskij e Britten)?
Sta di fatto che molti musicisti classici sono stati omosessuali: da Lully a Haendel, poi Schubert, Chopin, Brahms, Debussy, Ravel, Britten solo per citare i più noti. Io ne ho scelti tre perché mi sembrava che incarnassero bene tre modalità fondamentali di approccio omosessuale alla musica: quello idilliaco-melanconico (Schubert), quello tragico-disperato (Ciaikovskij), quello maturo, consapevole e realizzato (Britten).
A costo di ripetermi ribadisco: non esiste una musica omosessuale, come non esiste un arte omosessuale o una matematica omosessuale. Non esistono note, accordi, polifonie più omosessuali di altre, questo sarebbe ridicolo come parlare di colori omosessuali o numeri omosessuali.
È l’artista che, per essere capito in pieno, deve essere conosciuto anche come omosessuale, tenendo presente che l’essere omosessuale non rende di fatto un qualunque gay un buon musicista. Sarebbe come affermare che, siccome Flaubert è considerato espressione massima dello spirito borghese, ogni borghese debba essere un Flaubert.
La maggior parte delle musiciste donne sono cadute nell’oblio e/o sono state spesso sminuite dalle loro controparti maschili (leggi mariti). Quando e perché si è iniziato a riscoprirle?
Le donne musiciste sono sempre esistite, in tutte le epoche, anche nell’antichità, anche nel Medioevo. Così come sono sempre esistite donne artiste, letterate, poetesse, scienziate e filosofe. Il fatto è che molte delle loro opere non ci sono giunte e, naturalmente, la fatica nell’affermarsi nei loro campi è stata sicuramente superiore a quella dei loro colleghi uomini. Molte autrici devono ancora essere riscoperte, sia dalla critica, sia dal pubblico degli appassionati.
La loro condizione è strettamente collegata alla generale condizione femminile delle epoche nelle quali sono vissute; ad esempio tra il XV e il XVIII secolo quali donne avevano la possibilità di studiare, e di studiare musica, e quindi di poter mettere a frutto i loro talenti? Ovviamente solo le nobili, o le ricche borghesi, e infatti la maggior parte delle musiciste dell’epoca appartengono alle classi agiate.
A meno che non si decidesse di entrare in convento, nel qual caso anche una ragazza povera aveva la possibilità di emanciparsi culturalmente. Di fatto molti monasteri dell’epoca sono diventati anche centri di cultura femminile e fucine di artiste donne, non sono mancate eminenti musiciste monache. E’ interessante notare che, sotto molti aspetti, le donne musiciste del rinascimento e del barocco appaiono molto più emancipate e libere dai loro mariti rispetto alle loro colleghe dell’Ottocento.
Ma il processo di riscoperta è ancora soltanto agli inizi: io mi sono imbattuto ad esempio in personaggi di primissimo piano come Barbara Strozzi o come Francesca Caccini che secondo me non hanno ancora ricevuto un adeguato riconoscimento da parte della cultura ufficiale, anche come diffusione nei programmi nelle sale da concerto.
Un discorso un po’ diverso va fatto per le musiciste del 900, che sono veramente moltissime, qui il territorio è ancora vastissimo e per lo più inesplorato anche perché si va dal recupero delle forme musicali più tradizionali e antiche alle avanguardie più estreme. Una valutazione del loro lavoro è ancora da fare ed è un lavoro molto complesso.
Nel ‘900 l’opera lirica si fa’ di più ampio respiro (vengono musicati, ad esempio “Billy Budd”, “I segreti di Brokeback Mountains”, vede la luce un lavoro su Harvey Milk…) e l’omosessualità del/dei protagonista/i si fa sempre più esplicita. Segno dei tempi?
Sicuramente nella nostra epoca una maggiore consapevolezza del vissuto omosessuale, insieme ai sensibili progressi nelle battaglie per i diritti dei gay hanno portato la loro eco anche nelle arti, e quindi nella musica. Opere come quelle di Britten sarebbero state inconcepibili nell’Ottocento. In passato sono stati diversi (e assai curiosi) gli espedienti che alcuni musicisti hanno escogitato per portare in scena amori omosessuali.
Uno di questi poteva essere la rappresentazione di un mito a tematica gay di epoca pagana, e quindi pre-cristiana (le “Metamorfosi” di Ovidio presentano una grande miniera di materiale di questo tipo), e questa sarà la strada intrapresa, ad esempio, da Mozart con la sua opera “Apollo e Giacinto”. Oppure si ricorse a un testo che non sarebbe stato possibile rifiutare o censurare, il testo sacro stesso, la Bibbia. Quindi autori come Charpentier o Haendel poterono far vivere sulla scena amori omosessuali rappresentando la vicenda biblica di Davide e Gionata, raccontata nel primo e secondo libro di Samuele.
Bisogna dire inoltre che spesso le rappresentazioni allegoriche o mitologiche del passato erano pretesto per presentare, in forma mascherata, gossip di natura gay che riguardavano personaggi noti all’epoca dei musicisti. Sta di fatto però che nelle opere contemporanee le storie di amori omosessuali sono quasi sempre tristi e drammatiche, i personaggi sono figure tetre o malinconiche, spesso il finale è tragico.
Manca ancora un musicista che porti in scena storie di amori omosessuali liberi e felici, con un lieto fine e con personaggi positivi. Così come manca nella musica lirica di ieri e di oggi una rappresentazione adeguata degli amori lesbici. Questi potrebbero essere i compiti per i musicisti del futuro.
Chissà, magari qualcuno sta scrivendo proprio adesso un’opera musicale sull’amore di due donne. Non ci resta che attendere e nel frattempo ringraziare Fabio per questo interessante excursus nel mondo di Euterpe.