“Grazia, compassione e conforto” per rianimare lo spirito abbattuto e il cuore umiliato
Riflessioni del pastore Ignacio Simal pubblicate sul sito de la Església Protestant Betel+Sant Pau (Catalogna, Spagna) l’11 febbraio 2019, liberamente tradotte da Marianna
Senza dubbio amare nello stesso modo di Gesù di Nazaret ha le sue priorità. Dalla mia torre privilegiata (privilegiata dalla grazia di Dio) osservo il suo popolo (del quale faccio parte) e vedo cuori abbattuti, umiliati e la sofferenza dell’anima, in silenzio. Qualcuno prende forza e mi scrive esprimendo, attraverso la Rete, la propria amarezza e i propri dolori. A malincuore non trovo il tempo sufficiente per rispondere a tutti.
Dicevo che l’amore al modo di Gesù ha le sue priorità. E non sono quelle che scorgo nel mio popolo. Le priorità che leggo sono, piuttosto, lotte che procurano visibilità sociale attraverso la denuncia dei “peccatori”, relazionati con ciò che si intende per morale sessuale, una morale sessuale bloccata nella convenzione antica e in testi mal interpretati. E questo mi fa pena, e molto!
Credo, con tutte le forze che dispongo, che ciò che auto qualifichiamo come “chiesa”, metta tanti ostacoli al Vangelo di Gesù. Facciamo sul cammino, per il quale transita la Grazia, delle barriere invalicabili per le persone “umili e abbattute”. Invece dobbiamo spianare il cammino perché la Grazia di Dio compia il suo proposito, che non è altro che “rianimare lo spirito abbattuto e il cuore umiliato”. Questa è la priorità che dobbiamo fare nostra.
Da una parte, il Dio di Gesù dice, attraverso il vecchio profeta, “non starò sempre in mezzo a lotte, non mi irriterò di continuo. Davanti a me soccomberà lo spirito, il fiato di vita che ha creato” (Is 57,16). Mentre noi camminiamo su un altro sentiero, sempre irritati, sempre in lite e con questo mondo che consideriamo immorale (come se noi fossimo un modello di virtù). Le bandiere che sventoliamo, pieni di orgoglio, fanno soccombere lo spirito e il fiato di vita di chi soffre in silenzio. Lo so, lo vivo e lo leggo nella realtà che mi circonda.
Ho la certezza (la certezza di ciò che è capace il genere umano) che la grazia di Dio, nonostante le nostre peregrinazioni sbagliate, vuole mostrare compassione e dare consolazione. Da lì Dio, attraverso il profeta, dice: “io sono testimone delle sue peregrinazioni. Però lo guarirò, lo ricompenserò con consolazioni; e a chi ha dolore canterò attraverso le sue labbra: “Pace, pace al lontano e al vicino dice il Signore, lo curerò” (Is. 57,18-19).
Grido e lo faccio disperatamente, che la scritta sulla bandiera che deve sventolare alla vista di tutto il mondo, deve dire “grazia, compassione e consolazione”. Questa scritta è quella che riuscirà a creare sulle labbra degli esseri umani un canto nuovo, pieno di speranza. Niente di più, niente di meno. In questo modo faremo nostra la pazzia di Dio, tale e quale si manifestò sulla croce di Cristo. Di questo Cristo che morì implorando perdono, per i suoi torturatori.
Sola Grazia. Solo Cristo. Solo a Dio la gloria.
Testo originale: Gracia, compasión y consuelo