I cristiani LGBT in Italia. Dall’invisibilità del COCI alla visibilità in internet
Riflessioni di Giuliana Arnone* tratte dalla sua tesi di laurea su “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione: strategie di riconoscimento di un gruppo di omossessuali credenti”, Università Ca’ Foscari di Venezia, Corso di Laurea magistrale in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica, ottobre 2013, pp.110-111
Il 15 aprile 2013 incontrai Gianni Geraci, ex presidente del COCI – il coordinamento dei gruppi omosessuali credenti -, a Milano, poiché lo convinsi a farmi raccontare la storia del COCI e il perché – a suo avviso – il tentativo di coordinamento nazionale fosse fallito.
Lo avevo contattato tramite mail, dicendogli di voler parlare con lui sulla storia dei gruppi omosessuali credenti in Italia. La prima cosa che notai è che la sede del Guado non era una parrocchia, ma un appartamento. Arrivai in anticipo, così, chiesi a chi lavorava in portineria dove fosse la sede del Guado. Mi disse di andare al piano inferiore, così mi diressi nel sottoscala e aspettai. Gianni arrivò poco dopo. Mi fece entrare e mi offrì dell’acqua. Evitammo le formalità e arrivammo dritti al punto. Si dimostrò da subito molto disponibile e molto ben disposto nel raccontarmi la storia dei gruppi e la sua storia personale.
Cercò subito dei bollettini. Mi disse che il gruppo, nel corso degli anni, aveva scritto questi bollettini, per uso interno, attraverso cui affrontare e diffondere dei temi emersi durante i convegni o le riunioni o le manifestazioni inerenti il tema dell’omosessualità. Me ne regalò alcuni, dicendomi che mi sarebbero potuti tornare utili per la tesi. Gli dissi subito di voler parlare principalmente del COCI – il coordinamento dei gruppi omosessuali credenti – e che questo avrebbe inevitabilmente coinvolto il tema della visibilità.
Sentendo questa parola, si mise a rovistare tra i bollettini che mi aveva regalato. Sfogliandone alcuni, mi indicò con il dito, intimandomi di guardarlo, il nome posto alla fine degli articoli, facendomi notare che nessuno firmava scrivendo il cognome. Mi confessò che, anche alle riunioni del COCI, non si dichiarava mai il cognome. C’era il ‘Gianni di Milano‘ o il ‘Gabriele di Reggio Emilia‘, nulla di più, mi dice. Mi confessa, tuttavia, “mi sembra che le cose siano cambiate, adesso. Che le persone si espongano di più” (Gianni 15/04/13, Milano).
Uno dei motivi per cui il COCI sembra essere fallito, mi spiega, è intimamente legato proprio al problema della visibilità, al fatto che le persone tendano a non volersi esporre. Io gli dissi che tuttavia avevo l’impressione che adesso il portale gionata.org, interamente curato da volontari omosessuali credenti, permetteva di rinegoziare questo spazio di visibilità. Lui annuì.
* Giuliana Arnone si è laureata all’Università Cà Foscari di Venezia in Antropologia culturale con una tesi dal titolo “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione Strategie di riconoscimento di un gruppo di omosessuali credenti” (ottobre 2013) ed ha conseguito il dottorato in Studi Storici Geografici e Antropologici all’Università di Padova con una ricerca etnografica riguardante la realtà di LGBT cristiani in Italia intitolata “Tutta una questione di riconciliazione: uno sguardo etnografico sui percorsi di riconoscimento del movimento LGBT cristiano in Italia” (2016). Ha curato per il Forum Italiano dei cristiani LGBT la ricerca “Rapporto 2016 sui cristiani Lgbt in Italia” (settembre 2016) ed ha scritto con Paola Coppi e Pasquale Quaranta il capitolo intitolato “Una testimonianza: gruppi LGBT e Chiese nell’Italia contemporanea” contenuto nel volume “Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi… Per una storia dell’omosessualità, della bisessualità e delle trasgressioni di genere in Italia” a cura di Umberto Grassi, Vincenzo Lagioia, Gian Paolo Romagnani, Edizioni ETS, Pisa, 2017.