Guida per fare coming out in famiglia durante il pranzo di Natale
Riflessioni di Carlos Osma pubblicate sul suo blog Homoprotestantes (Spagna) il 16 dicembre 2018, liberamente tradotte da Stefania Solivardi
Se non sopporti più il fatto che tutti pensino che tu sia eterosessuale, probabilmente ti stai preparando psicologicamente ad affrontare il rito d’iniziazione (un po’ come la circoncisione per gli ebrei) per il quale passano tutte le persone gay: il coming out.
Immagino tu sappia che non esistono momenti più o meno opportuni per fare questo passo, e che qualsiasi momento tu sceglierai verrà percepito come inopportuno da coloro che ti vogliono bene, ma solo se sei come loro vogliono che tu sia. Però, dato che immagino che ciò che più t’interessa sia la reazione della tua famiglia, e dato che siamo nel periodo natalizio, chiamami scemo, ma direi che, se non vuoi fare coming out un giorno sì e un giorno no, e non vuoi che tua zia Maria scopra “il tuo segreto” perché tuo cugino Moisés l’ha chiamata per dirglielo, forse stai ricevendo un segnale divino: la cena di Natale con tutta la famiglia riunita attorno al tavolo è il momento migliore per farlo.
Se la tua strategia può riassumersi nel presentarti in questa famigerata data con una bottiglia di vino e la tua bellissima nuova fiamma, te lo sconsiglio. Ci è già passata la mia amica Elisabeth, che si è presentata con la sua ragazza Agar a casa dei suoi a Natale dell’anno scorso. Nonostante abbiano passato tutto il pranzo attaccate come delle cozze, e si siano date più di un bacio anche con la lingua, nessuno si è accorto di niente. Anzi, la madre di Elisabeth ogni tanto le dice di invitare di nuovo a casa la sua amica, di cui non ricorda il nome, ma che le è sembrata tanto brava.
Anche a Pablo è successa una cosa simile: ha portato a casa il fidanzato che aveva conosciuto la settimana prima in un leather bar, e si è scordato di dirgli che per una cena così importante forse era meglio mettersi qualcosa di diverso da un paio di pantaloni di cuoio che lasciavano il sedere in bella vista, delle bretelle che a malapena gli coprivano le stelle sui capezzoli, e una frusta.
Sorprendentemente, però, tutta la famiglia si è comportata come se il fidanzato leather portasse uno smoking. Tutti tranne lo zio Santiago, che ogni tanto gli tirava una pacca sul culo e gli diceva: “Devi venire in chiesa con noi, possiamo mostrarti il cammino che Dio ha scelto per te”.
Non prenderla sul personale. La tua famiglia si aggrapperà alla tua eterosessualità fino a limiti inverosimili. Non smetteranno di negare l’evidenza solo perché sei gay, quindi dimentica le soluzioni facili, non mettere in mezzo nessun altro, e prendi coraggio. Nessuno può aiutarti.
Vediti come il Giosuè della diversità: l’unico elemento a tuo favore sono le parole di Dio: “Ascolta, ti obbligo a sforzarti e ad avere coraggio: non aver paura e non svenire, perché il Signore tuo Dio sarà sempre con te, ovunque tu vada” (Giosuè 1:9).
Se ci pensi, questo versetto può esserti molto d’aiuto. Dopo che tuo padre avrà benedetto la cena di Natale per dieci minuti, e prima di buttarti sulle lasagne mentre tua sorella butta l’occhio sui bicipiti del fidanzato di tua cugina, potresti prendere il tuo bicchiere di vino, picchiettarlo col coltello, e quando hai l’attenzione di tutti, leggere il versetto, schiarirti la voce e annunciare a tutti che hai preso tutto il coraggio che hai in corpo per dire loro una cosa molto importante. Ti assicuro che tutti, a parte tuo zio Jonás che non capisce mai niente, faranno un’espressione impagabile.
Prima di iniziare, ti consiglierei di fare qualche prova del tuo discorso in camera tua. Se hai le chiavi della chiesa, vai lì quando non c’è nessuno, sali sull’altare, e fai le prove lì sopra. Se qualche tuo amico/a della chiesa sa “il tuo segreto”, chiedigli/le di accompagnarti alle prove, perché sai che noi sappiamo essere abbastanza melodrammatici. L’importante è parlare con la stessa convinzione della donna sirofenicia (che è addirittura riuscita a far cambiare idea a Gesù), niente di più e niente di meno.
Non metterti a piangere, perché per quanto tu possa voler bene alla tua famiglia, essa non se lo merita. Se almeno ti avessero dato una mano quando avevi dodici anni, e avevi perso la tua strada più di Marco quando cercava sua madre, allora sì, ma dato che hanno deciso di fare gli omertosi sul “segretuccio” per il quale avevano sospetti, e di nascondere per bene qualsiasi emozione che li avrebbe potuti tradire, segui il loro esempio: limitati a comunicare loro chi sei.
Sarebbe bene che tu mettessi un po’ di musica di sottofondo, come in chiesa: dài, a qualcosa ti sarà servito passarci tutte le domeniche mattina sin dal giorno della tua nascita.
Quindi, se hai un telefonino connesso a una cassa, preparati una canzone che rafforzi la tua tesi, che ti aiuti a non perderti e che permetta al tuo pubblico di capire che sta vivendo un’esperienza divina. Se il tuo telefonino è del paleolitico, o non vuoi preoccuparti della logistica ma solo del contenuto, dovrai poter contare su un membro della famiglia che abbia dimestichezza con la tecnologia. Se hai un parente tra i 5 e i 15 anni, l’hai trovato: a quell’età sono gli dèi della tecnologia.
Io metterei la canzone “Ain’t no mountain high enough”, ma questo dipende dai gusti. Però, per favore, non mettere le canzoni di Marcos Vidal, perché se uno dei tuoi genitori si mette a piangere non saprai mai se l’ha fatto per quello che hai detto, perché si sente in colpa, perché tua zia Abigail ha messo troppa cipolla nella torta salata, o perché non esiste essere umano che possa ascoltare quel cantautore senza che gli scendano le lacrime.
Arrivati a questo punto, se hai raggiunto la convinzione di voler fare coming out con la tua famiglia durante la cena di Natale, bisogna ricapitolare il tutto e metterci a tavola. Sei in piedi, col bicchiere in mano, hai ripassato il discorso, hai un tono deciso, e finalmente c’è la musica di sottofondo. A quel punto, guardali tutti, e di’ loro la verità.
Di’ loro che gli vuoi bene, ma che non hai detto nulla fino ad ora perché sono la famiglia migliore del mondo e avevi paura di perderli. Ripeti loro che gli vuoi bene, perché gli entri bene in testa, ma che non hai percepito l’amore che ti meritavi. Sai che non è facile nemmeno per loro, sai che non sanno come affrontare la cosa perché ora sono coscienti del fatto che avevi bisogno di aiuto e non l’hai ricevuto.
Spiega che provi molta gratitudine per l’educazione cristiana che ti hanno dato, che è stata molto positiva per te, ma che è anche stata uno dei fattori che più ti ha impedito di amarti e accettarti. Di’ loro che hai avuto un paio di problemi con quel Dio per il quale ti hanno fatto cantare e pregare durante il catechismo, perché è un Dio che non si è comportato bene con te.
Di’ loro che stai un po’ perdendo la tua fede. Anzi, di’ loro che hai addirittura dei dubbi, ma che, nonostante questo, hai sempre provato empatia per il bambin Gesù che nasce in una mangiatoia perché tutte le porte degli ostelli gli sono state chiuse in faccia.
Fai un bel respiro e ripeti loro che gli vuoi bene, ma che puoi farlo solo da lesbica, da gay, ecc. e che ti rifiuti di volergli bene mentendo. Di’ loro che tu sei questo, prendere o lasciare, ma di’ anche che ti distrugge e ti ha sempre distrutto il pensiero di perderli.
Di’ loro che hai deciso di essere felice, che vuoi che qualcuno ti ami, che vuoi avere ragione e vuoi anche sbagliarti. Insomma, che vuoi vivere. Di’ loro di prenderti la mano e che vuoi prendere la loro, ma di’ anche che sai che non dipende più solo da te.
Guarda tua madre, tuo padre, i tuoi fratelli e le tue sorelle, guardali tutti in faccia e ripeti loro che gli vuoi bene. Beviti, finalmente, il tuo bicchiere di vino, perché te lo meriti, e spiega loro che è la prima volta, oggi, che vedi davvero la vita e la speranza irrompere nella stanza, e prima di crollare senza forze sulla sedia, augura loro un buon Natale.
P.S.: Il discorso finale è solo una proposta, non dimenticarti di adattarlo alle tue circostanze. Ah, un’altra cosa! Lascia loro almeno tre mesi per digerire la cosa, ma non di più, perché se no si siedono sugli allori, e sei punto e a capo. Devi solo aggiungere un po’ di pazienza a fortuna al tuo coraggio. Ti auguro il meglio. Buon Natale.
Testo originale: Cómo salir del armario en Navidad