Guida per principianti al gender. Le declinazioni del genere nella storia
Testo di Austen Hartke tratto da “Transforming: The Bible and the Lives of Transgender Christians” (Trasformazioni. La Bibbia e le vite dei cristiani transgender), editore Westminster John Knox Press, 2018, 225 pagine), capitolo 2, liberamente tradotto da Diana di Torino, revisione di Giovanna di Parma
Non si tratta certo di una nuova moda, ci sono state persone di genere non conforme e non binarie nella storia dell’umanità. Sarebbe anacronistico dire che queste persone erano transgender come lo intendiamo noi oggi, ma sappiamo che esistevano persone che non si adattavano alle norme del genere della loro epoca e vivevano ruoli di genere che non combaciavano con quelli assegnati alla nascita.
Assurbanipal, un antico re di Siria, noto anche come Sardanapalo, era noto per abbigliarsi con abiti femminili e per avere atteggiamenti femminili e dedicarsi alla tessitura. Hatshepsut, uno dei faraoni più famosi, era femmina alla nascita e assunse la regalità maschile dell’Egitto e fu immortalata in statue e nell’arte murale con la barba e la gonna corta tipica dei maschi egiziani.
Una delle prime descrizioni di genere non conforme in quelli oggi chiamati Stati Uniti, si trova negli scritti di Alvar Nunez Cabeza de Vaca, un conquistatore spagnolo che viaggiò in quello oggi chiamato sudovest dell’America nel decennio del 1530. Nei suoi diari descrisse il suo soggiorno presso i Coahuiltecan che vivevano nella valle del Rio Grande. Questo popolo accettava un terzo genere formato da individui che Cabeza identificò come uomini, ma con movenze e abiti femminili. Mentre la cultura dei Coahuiltecan accettava queste differenze, Cabeza de Vaca, cattolico, le condannava descrivendole come “diavolerie”.
Questo era normale quando si trattava di interazioni degli occidentali coi nativi delle Americhe. Non tutti i conquistatori si accontentavano semplicemente di criticare per scritto le pratiche dei nativi americani; Vasco Nunez de Balboa, il primo europeo ad attraversare l’istmo di Panama nel 1513, mandò i cani contro 40 persone di genere non conforme della tribù panamense dei Cueva, perché li classificò come “sodomiti” per i loro abiti femminili.
Come ha affermato lo storico Genny Beemyn, “gli Europei non sono d’accordo su come comportarsi con le culture che riconoscono i generi non binari. Mancando ruoli istituzionali comparabili nelle loro società, hanno etichettato gli aspetti che sembravano loro famigliari”. Il che significava etichettare tutti coloro che esprimevano il proprio genere in modo non convenzionale come sodomiti o ermafroditi – termini allora imprecisi e oggi inaccettabili.
Nel 1600 nelle colonie che sarebbero poi diventate le famose tredici, diverse persone furono processate per essersi presentate con un genere diverso da quello assegnato alla nascita. Nel Massachussets, Mary Henly fu accusata di vestirsi con abiti maschili nel 1692 dopo la presentazione di una denuncia in cui si diceva che “sembrava confondere il corso della natura”.
Nel 1800 talmente tante persone esprimevano in modo non convenzionale il proprio genere con l’abbigliamento, che furono redatte leggi specifiche per prevenirlo! Presentarsi in “abiti non conformi al proprio genere” divenne un reato prima a Columbus, Ohio, nel 1848, e poi a Chicago, San Francisco, Dallas, Denver, Detroit, Miami e infine in altre 33 città – con la legislazione più recente emanata nel 1974.
Le persone transgender divennero visibili nel 1953 quando Christine Jorgensen ritornò negli Stati Uniti dopo aver effettuato la transizione chirurgica in Danimarca.
Christine era stata nell’esercito; il 1° dicembre 1952 il New York Daily News pubblicò una storia in prima pagina sulla sua esperienza col titolo: “Ex militare diventa una bellezza bionda” e la fece diventare famosa. Christine, che non veniva considerata una minaccia, ma piuttosto un interessante esperimento, pubblicò la sua storia su diverse riviste e giornali e apparve anche nei talk shows nazionali dove patrocinò sempre l’accettazione degli altri transgender come lei.
Un’altra pietra miliare fu il 28 giugno 1969, quando la polizia tentò di fare irruzione allo Stonewall Inn con la scusa che non possedevano una licenza valida per gli alcoolici. Stonewall Inn era famoso come l’unico posto in cui i membri della fiorente comunità LGBTQ potevano ritrovarsi, nonostante la città avesse leggi che criminalizzavano sia l’omosessualità sia la non conformità di genere in base all’abbigliamento.
All’epoca le licenze per gli alcoolici venivano revocate apposta per quei bar noti come luoghi di ritrovo di persone LGBTQ, in modo che le forze di polizia potessero avere un pretesto per arrestare i clienti e chiudere i bar. Le irruzioni in tutta la città stavano aumentando e il mattino presto del 28 giugno alcuni membri della comunità decisero che ne avevano abbastanza.
Tra coloro che reagirono c’erano due persone che si descrivevano come drag-queens, Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera, e una donna transgender, Miss Major Griffin-Gracy. Erano tutte e tre di colore – Marsha e Miss Major erano afro americane – e Sylvia era nata in Venezuela con genitori portoricani e tutti questi intrecci si riflettevano nel loro attivismo.
Durante questo periodo le etichette per le persone di genere diverso si stavano rapidamente evolvendo e c’erano stati alcuni dibattiti se Marsha e Sylvia si identificassero come transgender oppure se questo termine oggi sarebbe ancora rilevante. Sappiamo che lavoravano insieme per formare la Street Transvestite Action Revolutionaries – Azione Rivoluzionaria Travestiti di Strada, (in seguito denominata Azione Rivoluzionaria Transgender di Strada), un’organizzazione che aiutava a procurare cibo, abiti e un tetto a centinaia di senzatetto di genere diverso a New York City.
Miss Major, da parte sua, è forse l’anziana transgender più venerata, ancora in vita e continua a chiedere giustizia per le persone transgender incarcerate in tutto il mondo, specialmente per quelle a basso reddito e di colore.
Queste persone di genere diverso ci aiutano a contestualizzare le reazioni della società e ci danno un’idea della gamma di variazioni umane. Ma quali parti della nostra identità sono una costruzione sociale e quali possono essere biologicamente scolpite nella pietra?
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