Habemus Papam. Francesco e le persone omosessuali
Articolo di Gaspard Delhemmes pubblicato sul mensile Tétu (Francia), n.208, marzo 2015, pag 100-102, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Quale posto per gli omosessuali nella chiesa cattolica? Francesco ha aperto questo dibattito tabù per i suoi predecessori. Il successore di Papa Benedetto XVI, ultraconservatore non ha tuttavia nulla del progressista sfrenato, ma il suo approccio più pragmatico rispetto al mondo potrebbe cambiare le carte in tavola. I gay hanno finalmente un papa?
“Esistono nelle coppie omosessuali casi in cui il sostegno reciproco costituisce un aiuto prezioso”. Un lettore di Tétu non vedrà in questa dichiarazione niente di sconvolgente, gli sembrerà una cosa scontata. Ma per i vescovi riuniti nell’ottobre scorso per riflettere sulla famiglia non è per nulla lapalissiana. Pubblicata in una relazione di una tappa intermedia del sinodo voluto da papa Francesco, ha suscitato l’ira dei responsabili cattolici più conservatori che non condividevano nemmeno la frase sui doni e sulle qualità degli omosessuali.
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Qualcosa di buono
In effetti accordare un valore positivo alla relazione omosessuale costituisce una vera e propria rivoluzione per un’istituzione così conservatrice com’è la chiesa cattolica. Il catechismo considerava fino ad ora intrinsecamente disordinati i rapporti omosessuali e sosteneva che non si potesse in alcun modo approvarli. Nonostante l’affermazione sia stata poi eliminata al momento della pubblicazione del testo finale, queste parole ci danno la misura di un cambiamento in corso. In questo momento vi è nella chiesa un vasto dibattito teologico sul tema dell’omosessualità riassume la redattrice del quotidiano cattolico La Croix Isabelle de Gaulmyn. I teologi si rendono conto che è complicato dire che non si giudicano le persone, ma i loro atti dato che la sessualità fa parte dell’identità profonda della persona.
La difficoltà per loro consiste nel riuscire a formulare l’idea che ci possa essere nella relazione omosessuale qualcosa di buono aggiunge l’autrice di Francois un pape pour tous, Seuil.
Al momento della sua elezione il 13 marzo 2013 niente nel pedigree di questo papa venuto da lontano lasciava presagire una simile evoluzione. Al suo posto di arcivescovo di Buenos Aires aveva fatto una crociata contro l’approvazione della legge sui matrimoni gay in Argentina, aveva inoltre qualificato l’omosessualità come un demone che si infiltra nelle anime e dichiarato che il matrimonio gay era un atto di guerra contro Dio. Bergoglio non si era mostrato più tenero su altri temi scottanti della società sulla scia del suo predecessore dichiarava la sua ostilità al matrimonio dei preti, all’aborto e al cambiamento di stato civile per i trans gender.
Ma al suo arrivo sul trono di Pietro Francesco ha dimostrato un atteggiamento più aperto. Sull’omosessualità il cambiamento dei toni è evidente quando gli hanno fatto domande sulla presenza di una lobby gay in Vaticano nel 2013 ha risposto: “se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà chi sono io per giudicarla?”. Queste poche parole hanno trovato una vastissima eco nei media. I rappresentanti delle associazioni GLBT applaudono Francesco e la prestigiosa rivista gay americana The Advocate lo ha consacrato uomo dell’anno.
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Nessun tema è tabù
Questa dichiarazione è apparsa di portata rivoluzionaria, mentre il papa in realtà ha solo citato una frase del Vangelo. Gesù chiede di non giudicare le persone tutta la morale della chiesa cattolica è basata su questo principio sfuma Isabelle de Gaulmyn. Ma era la prima volta che un papa lo diceva apertamente mentre da diversi anni il magistero della chiesa cattolica si era rinchiuso in un discorso normativo, un discorso sulla legge e non un discorso di misericordia. Qualche settimana dopo nella sua prima intervista alla stampa concessa a una rivista di gesuiti Francesco conferma la sua volontà di cambiamento. Parlando degli omosessuali si batte contro l’ingerenza spirituale nella vita privata delle persone. Il sommo pontefice raccomanda inoltre l’apertura della chiesa verso i divorziati e le donne che hanno abortito. E difende l’idea di un’istituzione meno moralizzatrice e più decentralizzata.
Posizioni che lo allontano dal dogmatismo dei pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Al punto che gli specialisti del cattolicesimo evocano un ritorno allo spirito del Concilio Vaticano II. Questo concilio iniziato nel 1962 segnava l’apertura della chiesa al mondo moderno e gettava le basi di un nuovo modo di governance della chiesa più collettivo. Francesco si qualifica quindi come un papa pragmatico: il suo atteggiamento deve molto all’ordine religioso dal quale proviene. Ciò che è importante per lui è quello che i gesuiti chiamano discernimento. Questo consiste nel cercare di trovare la volontà di Dio ascoltando il mondo spiega Bernadette Sauvaget, autrice del libro Le monde selon Francois , Editions du Cerf. Considera che servono dibattiti e che la realtà non è monolitica e che non ci sono temi tabù aggiunge la specialista delle religioni di Libération.
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Liberazione della parola
Il sinodo che ha aperto nella chiesa un vasto dibattito sulla famiglia è il simbolo di questo nuovo metodo. Ha dimostrato la determinazione del papa a non tacere su nessun tema scottante. Ad esempio la questione spinosa dell’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati e delle coppie dello stesso sesso. Se Francesco rimane un figlio della chiesa che ha sulla morale sessuale una visione abbastanza classica, il suo arrivo ha istaurato un nuovo clima di liberazione della parola. Molti responsabili della chiesa ne hanno approfittato, riassume Christian Terras, redattore capo della rivista cattolica Golias. Il caso più emblematico è senza dubbio quello dell’arcivescovo di Anversa Monsignor Bonny.
In un’intervista rilasciata al quotidiano belga di lingua fiamminga De Morgen alla fine del 2014 ha caldeggiato un riconoscimento da parte della chiesa delle coppie omosessuali. Una presa di posizione shock che sarebbe stata del tutto impensabile durante gli ultimi due pontificati. Ha reso Johan Bonny uno dei bersagli preferiti dei conservatori all’interno della chiesa. Dato che questo vento nuovo che soffia sulla chiesa è ben lontano dal piacere a tutti.
I membri più rigidi della curia non vedono affatto di buon occhio il cambiamento di toni del papa sui temi di morale. All’inizio del 2014 il cardinale americano Raymond Burke si è messo alla testa della fronda conservatrice che si oppone all’evoluzione. Durante il sinodo non si è astenuto dal dire tutto il male possibile sulla timida apertura riguardo agli omosessuali: “ è impossibile che la chiesa dica che le relazioni omosessuali hanno alcuni aspetti positivi. Come si possono attribuire aspetti positivi a un atto impuro. Bisogna essere chiari”, si giustifica lui.
Aiutato dall’ostilità dei cardinali africani è riuscito a far sopprimere il passaggio dalla relazione finale. Anche il passaggio sui divorziati risposati è finito nel dimenticatoio. Burke è stato messo da parte da papa Francesco, ma in ottobre al secondo round del sinodo sulla famiglia dovrà fare i conti con la mobilitazione degli altri cardinali conservatori. Papa Francesco con il suo sorriso e la sua apparente umiltà ha già ottenuto l’appoggio dell’opinione pubblica mondiale. Gli resta questo capitale da utilizzare per riuscire a trasformare la chiesa.
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Testo originale: Le Pape des gays? Habemus papam?