“Hanno forato le mie mani e i miei piedi”(Sal 21,17-20). Le mie cicatrici invisibili
Testimonianza di Pablo di Caserta sulla XI Stazione della via Crucis: Gesù è crocifisso, dalla Via Crucis online organizzata dal Progetto Adulti Cristiani LGBT il 26 Marzo 2020
Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto. (Salmo 21,17-20 )
Un buco nella mano e il sangue che zampilla… me lo ricordo: io ne ero l’artefice. Avevo finalmente deciso di ribellarmi alla condizione di oppresso, pestato negli spogliatoi della palestra, emarginato spettatore di scambi di biglietti di invito alle feste con la raccomandazione di “non farlo sapere a quello perché è Frocio“; volevo vendicarmi degli spintoni, dei beffardi ghigni di scherno.
Ero diventato la vittima sacrificale del gruppo quando avevo manifestato che non mi piacessero le ragazze. Da allora non avevo nemmeno più un nome, perché i gay non ne hanno diritto.
Più degli insulti non sopportavo i gesti di sottomissione sessuale. In particolare, un ragazzo si divertiva a simulare un rapporto orale prendendo la mia testa nella sua grossa mano e spingendola verso il basso. Ma era arrivato il momento di farmi giustizia.
E così, quel giorno estrassi la matita dal mio astuccio, come un guerriero sguaina la sua spada e la temperai finché la punta diventasse un ago. E quando quel compagno protese la mano per afferrarmi il volto, affondai la grafite nella sua carne, come un chiodo. Estraendola zampillò sangue.
Avevo atteso tanto quella mia vendetta, eppure non mi sentivo affatto felice o sollevato. Ci vuole poco a trasformarsi da vittima in carnefice. Non avevo vinto, usando lo stesso loro linguaggio, e non cambiò molto, se non che dopo pochi mesi mi trasferii in un altra città e il mio incubo miracolosamente finì… apparentemente finì.
Perché ancora oggi ho difficoltà ad esprimermi, mi assale la paura ed evito i gruppi di persone, ho spesso quella sensazione di inadeguatezza in nuovi contesti.
Dopo molti anni io e quel ragazzo ci siamo rivisti qui a Milano. Lui, che nemmeno ricordava quel gesto violento ed io che porto ancora le cicatrici invisibili del bullismo. Così… ci siamo bevuti uno spritz.
Due persone, due nomi preziosi per quel Dio che lì sulla croce, con le braccia aperte accoglie tutti, vittime e carnefici, nessun vincitore, perché una volta per tutte ha vinto Lui, con le spalle ricurve sotto il peso delle nostre debolezze.
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