Il responsabile di Courage Italia: la condizione omosessuale non è il problema ma lo è la “mancata accettazione”
Intervista di Luciano Moia a Padre Victor de Luna pubblicata su Noi famiglia & vita, supplemento mensile allegato ad Avvenire del 28 aprile 2019, pp.32-33
NOTA REDAZIONALE: Accanto all’intervista molto interessante di Damiano Migliorini sulla pastorale con le persone omosessuali il supplemento di Avvenire ha recentemente pubblicato anche un’intervista al responsabile di Courage Italia, un movimento cattolico che promuove nella chiesa cattolica per le persone omosessuali un cammino verso la castità. Questa intervista è interessate sia per le cose che l’intervistato dice, sia per come le dice e per quelle che NON DICE, ma sopratutto perché finalmente non si patologizza più l’omosessualità. Affermazioni per niente scontate sino ad alcuni anni fa.
La condizione omosessuale non è “il problema”. Il problema autentico è rappresentato dalla «mancata accettazione del proprio limite e l’isolamento» che sono «le condizioni da colmare attraverso la Parola del Signore, la stessa che passa e agisce dentro ognuno di noi». Ecco perché il progetto di Courage «è finalizzato soprattutto a salvaguardare la dignità e ad accogliere con rispetto ogni persona con attrazione per lo stesso sesso. Proprio per questo motivo è perfettamente in linea con Amoris Laetitia: pensiamo che ogni persona meriti rispetto per il fatto stesso di essere persona, per il fatto di essere creata per amore, a immagine di Dio». Lo spiega padre Víctor de Luna, coordinatore nazionale di Courage Italia, percorso di spiritualità riservato alle persone omosessuali.
L’ Apostolato Courage propone alle persone omosessuali che vogliono “comprendere e realizzare la volontà di Dio nel-la loro vita” (Al 250) il Metodo dei dodici passi basato sul sistema utilizzato dagli Alcolisti anonimi. Per questo Courage è stato accusato di considerare l’omosessualità una patologia, o comunque una dipendenza. Come rispondere a questa accusa?
Innanzitutto, vale la pena sottolineare che in una società pluralistica e democratica le persone con attrazione omosessuale, se lo scelgono liberamente, hanno il diritto di seguire senza impedimenti sociali gli insegna- menti che la Chiesa cattolica propone a tutti i cristiani riguardo alla castità. Il pro- gramma di Courage consiste nel fare riunioni settimanali di un ora, nelle quali si legge il Vangelo, si spiega e si aiuta a vivere una vita cristiana piena, si prega insieme, si condivide l’accaduto quotidiano, si tocca con mano la solidarietà spirituale degli altri, si genera un’amicizia spirituale e si offre l’opportunità di ricevere il sacramento della confessione. Inoltre, ci sono ritiri spirituali nei tempi forti, altre attività di accompagnamento spirituale… Noi proponiamo alle persone un percorso di fede che li aiuti a essere felici: la vita in Cristo, con le sue implicazioni morali, trasforma le persone e le aiuta a trovare una felicità mai sperimentata prima.
E sul metodo dei dodici passi?
Il programma dei dodici passi di Alcolisti Anonimi viene usato da moltissime associazioni non confessionali che vogliono aiutare le persone a progredire spiritualmente, a prescindere dal fatto che queste possano a-vere o meno un problema di dipendenza. Sorprende che si metta in discussione un metodo che aiuta a vivere meglio milioni di persone di qualsiasi religione, in tutto il mondo, da più di ottant’anni.
In Amoris laetitia il Papa sollecita la Chiesa a rispettare nella sua dignità e ad accogliere con rispetto ogni persona, “indipendentemente dal proprio orientamento sessuale”, evitando “ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Queste indicazioni si possono conciliare con il progetto di Courage che, come spiega il vostro sito, offre “un programma morale e spirituale a chi desidera andare oltre la condizione omosessuale”?
Il progetto di Courage è finalizzato soprattutto a salvaguardare la dignità e ad accogliere con rispetto ogni persona con attrazione per lo stesso sesso. Proprio per questo motivo è perfettamente in linea con Amoris laetitia: pensiamo che ogni persona meriti rispetto per il fatto stesso di essere persona, per il fatto di essere creata per amore, a immagine di Dio.
L’orientamento sessuale è un a spetto tra tanti, non è quello che definisce essenzialmente l’essere umano e lo fa radicalmente diverso degli altri. Per questo motivo l’attrazione verso le persone dello stesso sesso è una delle prove attraverso cui le persone sono chiamate a realizzarsi, insieme a situazioni famigliari concrete, amicizie, ambito lavorativo, questioni di salute e di educazione, il modo di vivere la fede…
Ci sono tanti elementi… E tutti siamo chiamati ad essere santi, ciascuno nella propria condizione. Il programma morale e spirituale di Courage è conseguente a una libera scelta nella consapevolezza che la condizione omosessuale non è “il problema”; la mancata accettazione del proprio limite e l’isolamento sono le condizioni da colmare attraverso la Parola del Signore, la stessa che passa e agisce dentro ognuno di noi. Il Signore mi ama, ti ama, ci ama.
Per vincere l’attrazione sessuale verso le persone dello stesso sesso, Courage consiglia a chi manifesta questo orientamento preghiera castità e riflessione spirituale. In questo percorso ci può essere un po- sto per gli specialisti delle scienze umane, come psicologi e psicoterapeuti? E se sì, con quali funzioni?
Bisogna distinguere tra attrazione sessuale e stile di vita. Tutte le persone che vogliono vi- vere una vita cristiana, a prescindere dall’orientamento sessuale, si servono dei mezzi tradizionali dell’ascetica cristiana sviluppa- ti durante i secoli, per indirizzare la propria vita affettiva ed integrarla in un progetto di felicità personale. Courage offre assistenza spirituale. Per questo motivo c’è un cappellano, non un medico, che si occupa del gruppo. Come in altri ambiti di attenzione spirituale, quando una persona chiede libera- mente un aiuto psicologico lo si appoggia perché possa trovarlo, ma Courage come tale non offre nessun servizio di questo tipo.
Come mai Courage rifiuta la tesi secondo cui nell’orientamento sessuale ci possono essere componenti genetiche e ormonali? Visto che la scienza non è ancora arrivata a pronunciare una parola chiara sull’origine dell’omosessualità, non sarebbe opportuno valutare anche l’ipotesi genetica?
La comprensione dell’orientamento sessuale come innato, come una proprietà fissata biologicamente negli essere umani – l’idea che la gente è nata in quel modo – “non ha evidenza scientifica” sostengono Lawrence S. Mayer, Paul R. McHugh, in uno special issue del giornale scientifico The New A- tlantis (2016). Questi autori sostengono che i dati scientifici attuali ci permettono soltanto di constatare umilmente che ci sono molti fattori in gioco e che quelli non genetici giocano un ruolo importante. Courage non entra nel dibattito scientifico ma constata che non c’è un accordo tra gli scienziati.
Le persone che frequentano Courage si rendono facilmente conto, per esperienza diretta, che ci sono tantissimi fattori che influenzano l’orientamento sessuale e che lo rendono suscettibile anche di un possibile cambiamento nel futuro, cioè che i condizionamenti famigliari e le scelte libere condizionano in modo decisivo lo sviluppo di una tendenza verso una direzione o verso un’altra…
Tutti gli aspetti della personalità hanno in fondo un legame con la genetica, come il carattere, ma la genetica non determina le azioni libere future. Lo stile di vita di una persona, indipendentemente del suo orientamento sessuale, è frutto di molte scelte e di tanti condizionamenti, ma sempre libero.
In quali casi l’amicizia casta tra due persone omosessuali può essere considerata un bene per la crescita spirituale della persona?
L’amicizia casta tra due persone dello stesso sesso è un bene quando può avvicinare a Dio come lo è anche tra persone eterosessuali, quando consapevoli di essere amati da Lui riescono a partecipare alla vita con gli altri abbandonando comportamenti autodistruttivi di autoesclusione e ghettizzazione. Di fatti, negli incontri di Courage si cerca di generare una amicizia e fraternità spirituale che permetta di sentire il supporto e l’aiuto della preghiera e dell’esempio degli altri membri del gruppo. Ci sono anche attività estive e di svago che permettono di sviluppare amicizie sane e allo stesso tempo pregare insieme.
Courage propone un percorso di accompagnamento anche ai genitori con figli omosessuali. Come si realizza questo aiuto?
Si realizza con un programma autonomo, EnCourage, per mezzo di incontri mensili di preghiera indirizzati al progresso spirituale dei genitori e ad aiutarli a comprendere meglio la situazione dei propri figli, per amar- li, accoglierli e sostenerli nel trovare risposte ai propri interrogativi in un percorso di fede cristiano.
E poi come si sentono questi genitori?
Lasciamo che lo dicano loro stessi, nelle parole di una mamma, Lucia: «Siamo i geni- tori di un ragazzo con attrazione per lo stesso sesso. Dopo che nostro figlio ci ha rivelato di avere una storia con un ragazzo, sia- mo stati travolti dall’angoscia, dai sensi di colpa e di fallimento. La partecipazione al gruppo è stata fondamentale perché ci ha fornito gli strumenti per capire le problematiche, offrendo spunti per migliorare la relazione con nostro figlio.
La condivisione della sofferenza, con altri genitori, ci ha permesso di aprire il cuore, e di vedere spiragli di luce. La preghiera comune e lo stimolo a migliorarci attraverso l’approfondimento delle virtù (fortezza, prudenza ecc.) ci aiuta a crescere nell’abbandono filiale a Dio. Abbiamo sperimentato la tenerezza ed il sostegno caritatevole della chiesa di Roma nelle persone dei vescovi Ausiliari che hanno partecipato agli incontri».
Che percorso fanno i genitori?
Come afferma, Luigi, uno di questi genitori, «Padri e madri provengono da storie di- verse per cammino spirituale e scelte di vita. EnCourage è il momento in cui essi imparano a mettere da parte rancori, delusioni, disperazione, aspettative personali ecc… Si riparte dalla riscoperta dei figli come Dono di Dio da custodire, rispettare e amare pur nella non condivisione delle scelte e con molta franchezza con loro.
La riscoperta del valore della preghiera da soli e comunitaria è molto importante: i figli vengono chiamati uno ad uno e per essi si prega. Lo scambio non facile e scontato di esperienze finalizzato a capire dove possono cambiare la parte del comportamento genitoriale che allontana dai propri figli».
E un altro genitore, Federica, conferma i benefici di questo percorso, alle volte difficile: «Encourage è stata per noi un raggio di luce nell’oscurità… nella solitudine che certe condizioni creano! Condividere un dolore con gli altri genitori, ricevere un supporto spirituale, capire come star vicini ai propri figli… Questi sono solo alcuni benefici che abbiamo ricevuto e che hanno cambiato la nostra vita».