Ho 17 anni, sono gay e innamorato ma i miei non lo accettano. Cosa posso fare?
Email inviataci da Cristiano, risponde Massimo Battaglio
Salve sono un ragazzo di 17 anni di un piccolo paese della sicilia, scrivo qui perché non saprei dove altro chiedere. Ho fatto coming out svariate volte nel corso di 3 anni con i miei genitori, la prima volta che ci ho provato sono giunto al punto di dover ritirare tutto perché la situazione era diventata troppo incandescente. La seconda volta lo hanno scoperto loro e mi hanno alzato le mani, portato da uno psicologo e corretto a parer loro. La terza volta lo hanno scoperto perché, essendomi fidanzato, avevo iniziato ad essere molto legato ad un ragazzo.
La situazione è diventata molto incandescente e dopo che mia madre mi ha pesantemente picchiato e insultato, mi hanno mandato in una cittadina del nord Italia per allontanarmi da tutti. Faccio presente che studio in un liceo scientifico e che mi hanno trasferito nell’arco di 2 anni in 3 scuole diverse, causandomi non pochi problemi di apprendimento…
Dopo due mesi, dato che la situazione era uguale e che io continuavo a vivere la mia vita al nord in maniera abbastanza serena, mi hanno convinto a tornare con l’inganno a casa per potermi chiudere in questo carcere e tenermi sotto il loro controllo. Io non ho più una vita sociale, non posso uscire col mio ragazzo, l’unico posto dove vado è a scuola.
Ho provato parecchie volte a suicidarmi perché non ce la faccio più a vivere una vita così piena di dolore, ma non sono mai riuscito a compiere l’atto in maniera completa.
A causa dei miei genitori mi sono allontanato anche dalla fede, sembrerà stupido e lo ammetto. Io ho sempre vissuto la mia fede in maniera molto seria e sincera, ho fatto il chierichetto per svariati anni, appartenevo ad un gruppo scout. Tutto questo fino a quando non ho capito di essere gay, e che a parere dei miei e della mia fede io fossi sbagliato.
Ho lavorato molto per riconciliarmi a questa fede perduta e questa delusione verso la chiesa in se… Quando sono finalmente riuscito ad ottenere una serenità e una riconciliazione non è passato molto che è tornata questa delusione questa volta verso Dio che permettesse l’esistenza nel suo creato perfetto di tanto odio e non amore per cui suo figlio si è sacrificato.
Vorrei qualche consiglio su come agire nei confronti dei miei… Non so se chiamare le autorità o altro. Grazie della disponibilità e cordiali saluti.
La risposta…
Caro Cristiano intanto grazie per aver voluto condividere con noi i tuoi sentimenti, perchè ci hai accordato la tua fiducia. E un ragazzo capace di un gesto di fiducia in un momento di difficoltà, merita tanto rispetto. La tua storia ci ha fatto pensare a tante delle nostre storie. Molti di noi hanno dovuto attraversare, ingiustamente, periodi difficili come quello che stai vivendo; chi in famiglia, chi a scuola, chi sul lavoro o con gli amici, tutti noi ci siamo trovati almeno una volta ad affrontare quell’assurdo pregiudizio che troppe persone hanno ancora verso di noi e che si chiama “omofobia”.
E nonostante le nostre storie si somiglino un po’ tutte, ciascuna resta importante, seria, unica. La tua, per te, è la più importante di tutte. In questo momento lo è anche per me che ti scrivo. E ti faccio i miei più sentiti complimenti per essere stato capace di prenderla in mano, affrontarla di petto e scrivere: sei un grande!
Quando anch’io ho dovuto superare ostacoli pesanti, ho fatto proprio come te: ho cercato aiuto. E’ l’unico modo per riuscire ad andare oltre, a vincere, a farci una vita. E’ importante che i nostri problemi, le nostre passioni più profonde, si affrontino insieme, tra gente che si capisce. E’ fondamentale restare uniti, non solo perché ci si dà coraggio (tu, di coraggio, ne hai da vendere) ma perché si possono indirizzare le forze verso soluzioni concrete; molto concrete.
Proseguiamo, se sei d’accordo, questo scambio di parole. Magari per telefono, se preferisci. Potremo darti qualche indirizzo più preciso a cui rivolgerti, anche abbastanza vicino a dove abiti. Sappi che esistono tanti servizi e gruppi messi in piedi da persone come noi, fatti apposta per darci una mano. Ne potremo parlare un po’ per volta. Sentiamoci presto e ancora grazie.
Massimo Battaglio