Ho bisogno che arrivi l’Avvento che parla al mio desiderio
Riflessioni di Luigi T.
Ho bisogno che torni ogni anno l’Avvento a dirmi perché sto sempre qui ad aspettare qualcuno. Ho bisogno che torni ogni anno l’Avvento a dirmi il senso di questo desiderio che mi spinge, e spinge, e spinge. Questo desiderio che mi porta di notte in notte.
Ho bisogno che torni ogni anno l’Avvento sul cumulo di desideri che accatasto, sulla fame di carezze, e ancora carezze, e sempre carezze, e sempre nuove.
Ho bisogno che torni ogni anno l’Avvento a dare senso a questo desiderio di baci, di corpi, di pelle, di altro. A questo sangue che ribolle, che cerca, che non è mai sazio.
Ho bisogno che torni ogni anno l’Avvento su questo mio desiderio di abbracci, di abbracci che non si sciolgano, che non finiscano, e sempre, e ancora, e di nuovo. «Ogni voce d’amore era singulto. Invece / eri Tu che odoravi nella carne, / Tu celato in ogni desiderio / o Infinito, che pesavi sugli abbracci».
Ho bisogno che torni anche quest’anno l’Avvento a dirmi che sono questo: un’attesa mai colma, un desiderio mai sazio, un bacio mai approdato.
Ho bisogno che arrivi l’Avvento a dirmi «È il Signore!» – come Giovanni, dalla barca, a correre verso il Maestro – quando sento questo desiderio che mi porta di corpo in corpo, di labbra in labbra, di mani in mani – «È il Signore!».
Ho bisogno che arrivi l’Avvento a gridarmi, nel pieno della notte, «Ecco lo Sposo!», quando questo desiderio morde la carne, quando vado in cerca di baci, quando vado in cerca di abbracci – «Ecco lo Sposo!», lo Sposo che odora nella carne, lo Sposo celato in ogni desiderio.
Ho bisogno che arrivi l’Avvento, anche quest’anno, proprio quest’anno, a dirmi che questo desiderio non guarirà mai, fino a quando non sarai Tu a baciarmi con i baci della Tua bocca.