Ho imparato che non avrei potuto chiedere a Dio “dono” migliore dei miei figli gay
Testo di Casey e Mary Ellen Lopata tratto dal loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay),Trafford Publishing, 2003, capitolo 8, pp.64-66, libera traduzione di Diana
SJ ha 70 anni ed è madre di 5 figli adulti, due maschi e tre femmine. I maschi sono entrambi gay. Cresciuta in una cittadina nella parte settentrionale di New York, SJ ha allevato i suoi figli nello stesso ambiente apparentemente immutato. Sebbene non fosse scioccata quando il figlio maggiore fece coming out, non era neppure preparata, e ci racconta in modo commovente, con onestà ed intensità, il suo percorso verso la comprensione.
Mio figlio maggiore Doug aveva finito da un anno il college quando mi disse che era gay. Il pensiero che fosse omosessuale mi era balzato in mente di tanto in tanto mentre cresceva. Velocemente cacciavo questi pensieri. Avevo paura persino di pensare a questa possibilità. Così non fui scioccata quando me lo disse, ma terribilmente preoccupata su quanto avrebbe dovuto sopportare vivendo in un mondo eterosessuale.
Allora mio figlio aveva accettato il fatto di essere gay ed era pronto ad essere felice. Naturalmente per arrivare a questo punto aveva dovuto lottare con la paura, la disperazione ed una terribile ansia. Mi spiace che abbia dovuto passare questo periodo da solo, ma onestamente non so che aiuto avrei potuto dargli. Forse solo dirgli che l’amavo sarebbe stato di aiuto. Con l’aiuto di mio figlio Doug, cominciai il mio percorso di scoperta sulla comunità gay. Mi presentò ai suoi amici, mi portò alle funzioni di Dignity (ndr gruppo di cattolici LGBT americano), in cui era molto attivo, e mi diede libri ed altro materiale da leggere. Condivise quello che imparava nei suoi corsi di studio sulle Scritture. Gradualmente compresi che “gay” e “etero” hanno tutto in comune – eccetto l’orientamento sessuale.
Infine, lo disse alle sorelle. Sia loro che i mariti furono molto accoglienti. Che sollievo!
Pochi anni dopo mio figlio minore Joe mi disse piangendo nelle mie braccia che era gay. Era molto infelice di questa scoperta. Devo ammettere che ero delusa che anche lui fosse gay. (Penso non sia una bella cosa). Comunque, non fu una delusione di lunga durata. Avevo passato “quegli anni” con Doug e allora sapevo che niente sarebbe cambiato. La relazione che avete con il vostro figlio omosessuale non è diversa da quella con un figlio eterosessuale. Con l’aiuto di Doug, il mio Joe riuscì a fare pace con la sua sessualità.
Sono contenta che ciascuno dei miei figli abbia avuto fiducia in me. Questo non è stato possibile col padre, che non è riuscito ad accettare l’omosessualità dei figli. Nessuno di loro ha avuto l’aiuto del padre. Doug specialmente ha cercato con molta difficoltà di mantenere aperta una comunicazione col padre, ma, alla fine, ha dovuto rinunciare, perché l’angoscia che provava ogni volta era troppo pesante per lui. Oggi Joe parla col padre solo se necessario, ma non c’è una vera relazione tra di loro.
Io e mio marito ci siamo separati da un po’ di anni. L’omosessualità dei nostri figli non è l’unica ragione, ma la sua reazione negativa verso i nostri figli gay è stato il fattore principale nella mia decisione di lasciarlo.
Ho frequentato anche un ritiro di un fine settimana ed una giornata di riflessione per genitori con figli omosessuali, ed ho trovato ogni esperienza molto gratificante. È stato stimolante poter parlare apertamente con altri genitori. Dopo anni di “attenta a quello che dici” è stato un tale sollievo poter parlare liberamente dei miei figli omosessuali.
Mia suocera non ha mai lasciato che l’omosessualità dei suoi nipoti fosse un ostacolo nella sua relazione con loro. Anche quando ha saputo che il mio figlio minore ha contratto l’AIDS, non ha lasciato che influenzasse il suo modo di rapportarsi. Il suo amore per lui è sempre lo stesso. Penso che questo sia notevole considerando la sua età e l’atteggiamento di suo figlio – il padre di Doug e di Joe. Sa che quello che importa è l’amore che essi hanno per lei, ed il suo amore per loro.
Non mi è mai capitato di parlare con un prete, quando mio figlio maggiore mi ha detto di essere gay. Ero sicura che mi avrebbe detto che sarebbe andato all’inferno. Non avevo bisogno di sentire quelle cose.
Alla fine, ho trovato il coraggio di parlare dell’omosessualità dei miei figli con gli amici. Con loro mi posso rilassare quando parlo della mia famiglia. Non devo sempre stare attenta a quello che dico. Spero che il mio piccolo modello di “educazione individuale” sarà trasmesso alle loro famiglie ed ai loro amici.
Apprezzo la dichiarazione dei Vescovi Always our children. Tuttavia, non comprendo (o concordo) sul fatto che gli omosessuali debbano vivere da soli privi di intimità. Noi che siamo nella Chiesa cattolica dobbiamo lavorare per cambiare atteggiamento. Sono scoraggiata dal trattamento che il Vaticano ha avuto verso padre Bob Nugent e Suor Jeannine Gramick (ndr fondatori della pastorale cattolica per l’inclusione delle persone).
I genitori e le famiglie hanno bisogno di supporto specialmente all’inizio del loro percorso, perciò sono felice che ci siano preti compassionevoli, che sanno essere comprensivi. Sono quelli di cui c’è maggior necessità. C’è così tanta confusione e paura degli omosessuali.
Non posso concludere questa storia senza condividere la mia grande gioia quando Doug ed il suo compagno Kurt hanno adottato un bambino vietnamita. Jay è un ragazzino vivace, affascinante, la delizia di tutta la nostra famiglia. Non potrebbe avere due genitori migliori!
Amo i miei figli. Ho molto rispetto per il modo in cui vivono le loro vite. Sono preoccupata dei pregiudizi che debbono sopportare e non posso fare a meno di essere in pensiero per la possibilità che subiscano l’intolleranza.
Non avrei potuto chiedere “doni” migliori dei miei figli – TUTTI i miei figli!