Ho paura di voi che volete introdurre nella chiesa cattolica la “sodomia” come sacramento
Email inviataci da Angelo Bressan, risponde Gianni Geraci* animatore del Guado di Milano e de La Tenda di Gionata
Io sono “omofobo”, cioè ho paura, ma non degli omosessuali, che mi fanno pena, ma di voi che volete introdurre nella chiesa cattolica la sodomia, come se fosse un sacramento di grazia. E ho paura per voi perché, come insegna la storia, anche questa eresia finirà, trascinando con sé nella perdizione i loro promotori.
Angelo
La risposta…
Caro signor Angelo, quando mi hanno girato questo suo messaggio ho provato una profonda pena per lei, perchè ha sostituito la sua idea di chiesa a quella che la Lumen Gentium definisce come: «l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore nostro, dopo la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17), affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt 28,18ss), e costituì per sempre colonna e sostegno della verità» (cfr. 8). Eppure, se lei frequenta la messa domenicale, chissà quante volte ha ripetuto di credere a una chiesa che, oltre ad essere una, santa e apostolica è anche “cattolica“.
Ed è su quest’ultimo aggettivo che la invito a riflettere insieme a me, perchè, secondo me sono molti i credenti che, come lei, quell’aggettivo non l’hanno capito.
Cosa vuol dire, allora «cattolica»?
I punti 830 e 831 del Catechismo della Chiesa cattolica rispondono a questa domanda. In particolare, dpo aver ricordato che: «La parola “cattolica” significa “universale”», al punto 831 entra nello specifico e aggiunge che la chiesa: «è cattolica perché è inviata in missione da Cristo alla totalità del genere umano» e, citando il Credo del popolo di Dio di Paolo VI aggiunge che: «Tutti gli uomini sono chiamati a formare il nuovo popolo di Dio. Perciò questo popolo, restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia l’intenzione della volontà di Dio, il quale in principio ha creato la natura umana una, e vuole radunare insieme infine i suoi figli, che si erano dispersi».
E il Decreto sulla giustificazione, approvato dal Concilio di Trento nel corso della Sesta sessione arriva ad affermare che gli effetti della redenzione non si applicano solo ai nostri peccati, ma anche a quelli di «tutto l’universo» (cfr. Capitolo II) e, per non lasiare nessun dubbio, nel diciassettesimo canone finale, arriva a dire che: «Si quis iustificationis gratiam non nisi praedestinatis ad vitam contingere dixerit reliquos vero omnes qui vocantur vocari quidem sed gratiam non accipere utpote divina potestate praedestinatos ad malum: a[nathema] s[it]», arriva cioè a scomunicare quanti affermano che la grazia della giustificazione non viene concessa a tutti gli uomini. E quando si parla di «tutti gli uomini» si parla proprio di tutti gli uomini, omosessuali compresi.
Lei dice di aver paura di coloro che vogliono «introdurre nella chiesa cattolica la sodomia, come se fosse un sacramento di grazia» nel dire questo lei dimentica che, quella che lei chiama “sodomia” si manifesta nella vita delle persone indipendentemente dalla loro volontà e che, citando sempre il Catechismo della Chiesa cattolica è «profondamente radicata» (cfr. 2358).
Se però ci pensa bene si accorge che la presenza delle persone omosessuali nella Chiesa è una conseguenza immediata della sua cattolicità e che, alla luce di quello che afferma il Concilio di Trento, l’eretico è lei.
Io però, al contradio di quello che lei dice quando parla della sua paura, non ho nessuna paura di lei, perchè sono sicuro che il Signore vuole toccarla con la sua grazia.
Nel suo libro «Il grande divorzio», l’apologeta cristiano Clive Staples Lewis, conduce il lettore tra un Inferno, ricco di tutti i beni materiali che si possono desiderare e che però non riescono a soddisfare pienamente chi li possiede, e un Paradiso sempre disponibile ad accogliere tutti da cui però molte anime fuggono perchè sono troppo attaccate alle loro certezze e, soprattutto, non possono acccettare il fatto che la misericordia di Dio si muova secondo logiche che non sono le loro.
Cosa farà, caro signor Angelo, quando in Paradiso si troverà di fianco a una coppia di persone omosessuali che le comunicherà la sua gratitudine per l’amore con cui Dio le ha create e le ha redente? Se, rapito dall’amore di Dio arriverà a dire che anche questa sorpresa le va bene, quel luogo sarà senz’altro il suo Paradiso, ma se bloccato dalla sua paura e dal suo disprezzo, inizierà a dire che in Paradiso, certe persone, non ci debbono stare, quel luogo, inevitabilmente, diventerà, per lei, un Inferno.
E perchè lei possa un giorno davvero vivere in Paradiso insieme a me e alle tante persone che leggeranno questa nostra corrispondenza le assicuro, caro signor Angelo, le mie preghiere.
Gianni Geraci