“Ho sentito che mi chiamavi nella notte…”. Il mio cammino inclusivo di lesbica cattolica
Riflessioni* di Anne Boettcher** pubblicate sul sito delle Suore cattaoliche della Misericordia (Stati Uniti) il 18 giugno 2020, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
“Here I am, Lord. Is it I, Lord? I have heard you calling in the night…” (“Eccomi, Signore. Sono forse io, Signore? Ho sentito che mi chiamavi nella notte…”)
Mi sono imbattuta in questo canto proprio l’altro giorno, mentre sceglievo la musica per un ritiro virtuale che stavo aiutando a organizzare. Mi ha fatto ricordare un sacco di cose. Scritto da Dan Schutte, un gesuita di St. Louis, uscì l’anno dopo il mio diploma e mi ha accompagnato durante tutta la mia vita da adulta. Mentre studiavo teologia al college e durante la specializzazione, questo canto era un sottofondo familiare nella preghiera e nelle riflessioni.
Come lesbica (sebbene allora non fossi cosciente del mio orientamento sessuale) mi sono sentita estremamente fortunata ad avere avuto, nella mia vita, insegnanti che mi hanno aiutato a relazionarmi con il “Signore” del canto come a qualcuno che mi ha creato e mi ama profondamente. Diversamente da altre persone LGBTQ+ cresciute in un determinato ambito familiare, non ho mai dovuto lottare con l’immagine distorta di un Dio iracondo e giudice, che mi avrebbe condannato per quel che ero.
Quando insegnavo teologia in un liceo cattolico negli anni ’80 e ’90, “Here I am, Lord” era il punto focale delle Messe e delle altre liturgie. La schiettezza del dialogo ha sempre catturato la mia attenzione. Anche se sapevo che Dio era gentile e amorevole, sapevo anche che non era Qualcuno da passare sotto gamba; come ogni buona madre/sorella/amica, voleva che crescessi e diventassi migliore.
La sfida di venire a patti con il mio orientamento sessuale, verso i trentacinque anni, fu l’esperienza più difficile fatta fino ad allora. Ho studiato i pochi passi della Bibbia che condannano le relazioni omosessuali (l’esegesi di Daniel Helminiak è ottima), e ho capito che non si tratta di relazioni amorose tra adulti consenzienti.
Questo modo di vivere, per me, non era peccato. Per me la sfida era riconoscere il mio orientamento sessuale in una società che probabilmente mi avrebbe odiato e messo fisicamente in pericolo per ciò che ero. Tuttavia quando, piena di paura, ho detto “Signore, sono io” – e quell’io era (anche) il mio essere lesbica – ho ricevuto un sostegno amorevole.
Alcuni lettori conosceranno già la mia storia dalla presentazione al SOGI (Sexual Orientation and Gender Identity) che io e mia moglie Mary abbiamo fatto lo scorso settembre. Quando io e Mary ci siamo conosciute nei primi anni 2000, amarla è stata l’esperienza più naturale e vivificante, e il suo amore mi ha aiutato a capire in modo più profondo e completo l’amore di Dio per me.
Dopo esserci impegnate reciprocamente in una cerimonia pubblica nel 2003, ci siamo sentite chiamate a servire chi stava ai margini. “Signore, andremo dove ci mostrerai” era la nostra preghiera quotidiana, ma abbiamo avuto difficoltà a trovare un programma che ci accettasse come coppia. Non c’era bisogno che dicessimo di essere lesbiche alle persone che aiutavamo, ma non volevamo nascondere la nostra relazione agli altri volontari. È stata dura sentirsi chiamate, ma senza essere libere di essere noi stesse.
Ma poi abbiamo incontrato i Mercy Volunteer Corps (I volontari della misericordia, MVC), che hanno detto sì! La nostra prima serata al ritiro di orientamento l’abbiamo passata nella cappella per la preghiera della sera, e, mentre cantavano “Here I am, Lord” ci siamo guardate tra le lacrime e abbiamo saputo di aver trovato una nuova casa.
* Questa riflessione fa parte di una serie, Pride with Mercy (La fierezza con la la misericordia), iniziato con il Pride 2019 e scaturiscono dalla Dichiarazione del 2017 del capitolo delle Suore della Misericordia che invitano, ognuno e ognuna di noi, a rispondere a chi soffre a causa di un sistema oppressivo a “educarci meglio e a partecipare ad un dialogo serio su temi quali l’identità di genere e l’orientamento sessuale”. Vi invitiamo a inoltrare questi post a chi ne ha bisogno. Insieme, possiamo fare crescere la nostra tolleranza, l’accettazione e la comprensione, e accogliere la comunità LGBTQ+.
** Adesso faccio parte dello staff di MVC che aiuta le comunità di volontari a Sacramento e San Francisco in California, e di St. Michaels nella riserva navajo in Arizona. La congregazione della Misericordia è ancora la nostra casa spirituale, e Mary ed io abbiamo messo su casa a Tucson, in Arizona, dove Dio ci chiama ancora dai saguari e dai tramonti del nostro bellissimo deserto.
Testo originale: Singing the Song of a Loving, Affirming God