I Battisti di Livorno, le vittime dell’omofobia e la chiesa che vogliamo essere
Testimonianza di Mimma Capodicasa
Anche a Livorno nella chiesa battista, domenica 6 aprile 2008, nel culto domenicale si sono ricordate le vittime dell'omofobia. Ma personalmente mi sento di dire che tutta la comunità ha vissuto il culto con un forte senso di coinvolgimento, anche da parte di quanti magari non avevano mai sentito storie di quel tipo e le preghiere spontanee che sono seguite lo hanno dimostrato. E durante la predicazione siamo stati sollecitati a riflettere sul tipo di chiesa che vogliamo essere: una comunità pronta ad accogliere tutti coloro che hanno il desiderio di lodare e adorare il nostro Dio, creatore, di qualsiasi razza, tendenza e orientamento sessuale, o una chiesa in cui ci sentiamo al sicuro solo perchè siamo tutti omologati?
A Livorno nella chiesa battista, domenica 6 aprile 2008, durante il culto si sono ricordate le vittime dell'omofobia. Sono state lette alcune testimonianze alternate dalla lettura dei salmi.
Le testimonianze riguardavano tristi vicende di violenze fisiche e psicologiche nei confronti di giovani omosessuali, la situazione di pericolo in cui si trovano a vivere in alcuni paesi, come l'Iran, dove si rischia la pena capitale per il reato di omosessualità, o casi di persone che sono indirizzati con forza a "guarire" dal loro orientamento sessuale malato dalle comunità religiose cui appartengono.
Erano presenti persone appartenenti all' AGEDO (Associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali), che hanno vissuto con grande emozione questo momento. Ma personalmente mi sento di dire che tutta la comunità ha vissuto il culto con un forte senso di coinvolgimento, anche da parte di quanti magari non avevano mai sentito storie di quel tipo e le preghiere spontanee che sono seguite lo hanno dimostrato.
Vorrei segnalarne due in modo particolare: una in cui si diceva che è facile per i cristiani condannare gli atti di bullismo e la violenza nei confronti di persone omosessuali, ma "siamo veramente pronti/e ad accogliere come credenti nelle nostre comunità, a farli sedere accanto a noi, quei fratelli e sorelle che dichiarano apertamente la loro omosessualità?"; una giovane ha raccontato di essersi molte volte innamorata di ragazzi che non la ricambiavano perchè poi le dicevano di avere altri gusti, "questo succedeva perchè queste sono persone speciali, con una spiccata sensibilità e dolcezza".
Anche durante la predicazione siamo stati sollecitati a riflettere sul tipo di chiesa che vogliamo essere: una comunità pronta ad accogliere tutti coloro che hanno il desiderio di lodare e adorare il nostro Dio, creatore, di qualsiasi razza, tendenza e orientamento sessuale, o una chiesa in cui ci sentiamo al sicuro solo perchè siamo tutti omologati?
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