I cattolici LGBT e la chiesa, un cammino che si fa sempre più vicino
Riflessioni bibliche* di Michaelangelo Allocca** pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 1 maggio 2022, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
“Cosa sei, un masochista?” A volte noi della comunità cattolica LGBTQ ci sentiamo porre questa domanda da amici non cattolici benintenzionati, che si domandano come si possa rimanere in una Chiesa che sembra molto spesso non volerci. Per accorgerci di quanto questa sia un’idea condivisa, basta guardare le regole della sezione commenti di questo blog: non ci sarebbe una regola che proibisce di scrivere di lasciare la Chiesa, se non fosse che questo suggerimento è molto comune, per il motivo che ho menzionato all’inizio di questo paragrafo.
Questa domanda mi perseguita quando rifletto sulle letture di oggi. Sento qualcosa di simile tra la nostra comunità e gli apostoli nella prima lettura di oggi, tratta da Atti 5. In merito agli abusi e alle persecuzioni da loro sopportate, ci dicono che lasciarono il Sinedrio “rallegrandosi di essere stati ritenuti degni di essere vituperati per il nome di Gesù”. Non dovremmo anche noi come loro, rallegrarci di essere trovati degni di sopportare il disonore nel nome di Gesù, che andava sempre nelle periferie per incontrare chi aveva bisogno di lui, e che includeva invece di escludere? Eppure, non è forse masochista rallegrarsi quando veniamo rifiutati e perseguitati?
Ho avuto una reazione simile con la seconda lettura, tratta dall’Apocalisse, in cui la schiera angelica canta: “L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza” (… completare con il Messia di Händel). Sento “Sì: quelli che sono stati immolati sono degni di ricevere, etc. …”, ma poi c’è quella fastidiosa vocina che mi dice: “Cosa sei, un masochista?”: in realtà non dice che l’Agnello è degno perché è stato immolato; e inoltre, da quando sono io l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo?
Alla fine continuo a credere che sia spiritualmente sano identificarsi con la sofferenza degli Apostoli, essere consolati da tale sofferenza, e anche da quella dello stesso Gesù, e infine lodare Dio, che nelle parole del Salmo di oggi “non ha permesso ai miei nemici di gioire della mia rovina”. Il salmista ci ricorda che i nostri persecutori possono avere per qualche tempo il sopravvento, ma non hanno l’ultima parola.
E così ciò che provo non è masochismo, ma speranza. Non l’ottimismo a buon mercato di Rossella O’Hara (Dopo tutto, domani è un altro giorno), ma nel senso della virtù teologale di Martin Luther King, il quale affermava che “l’arco dell’universo morale è lungo, ma tende alla giustizia”. Vedo questo tendersi dell’arco nella Chiesa che cerca, centimetro dopo centimetro, di mettersi al passo con l’amore caldo e accogliente di Gesù, e di abbandonare la compulsione di controllare e costringere, tipica del Sinedrio.
Su questo fronte, abbiamo le parole incoraggianti di due prelati europei. Il cardinale lussemburghese Jean-Claude Hollerich ha dichiarato recentemente in un’intervista che considera l’attuale dottrina sull’omosessualità “non più corretta” e non basata sulle scoperte scientifiche, e ne ha raccomandato una “profonda revisione”.
Monsignor Georg Bätzing, a capo della Conferenza Episcopale Tedesca, ha dichiarato a un giornale che il Magistero della Chiesa ha bisogno di un cambiamento. Quando gli è stato chiesto se le relazioni omosessuali dovrebbero essere permesse, ha detto: “Sì, vanno bene se sono condotte con responsabilità e fedeltà. Non influiscono sulla relazione con Dio”. Anche se alcuni potrebbero pensare che dichiarazioni di questo tipo siano troppo poche e arrivino troppo in ritardo, sono abbastanza vecchio da ricordare quando solo l’idea di un vescovo (e figuriamoci un cardinale) che parlasse così era inconcepibile.
La curvatura dell’arco è comunque lentissima, solo un centimetro alla volta: poco dopo, il cardinale George Pell in un’intervista ha dichiarato che questi due vescovi dovrebbero essere ripresi e zittiti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Mi domando se Pell abbia notato come ha funzionato bene il tentativo di zittire l’opera degli Apostoli (Atti 5:27-28), quando il sommo sacerdote “ordinò loro di smettere di insegnare”, e loro continuarono a farlo con ancora più energia. Pell un tempo era nel consiglio dei cardinali di papa Francesco, e le sue dichiarazioni sono ancora ascoltate da molti.
Ma l’arco continua a tendersi. I vescovi pro-queer sono stati ripresi? Hanno fatto un passo indietro, o ritrattato? No, anzi, hanno ribadito con più forza il loro pensiero. Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga (è ironico che sia la stessa diocesi guidata una volta da un cardinale di nome Ratzinger), ha ripetuto l’appello di Hollerich e Bätzing per un cambiamento del Magistero della Chiesa, e si è detto d’accordo sul fatto che le relazioni omosessuali sono potenzialmente fonte di santità.
Cosa ancor più sorprendente, ha anche dichiarato di avere benedetto lui stesso alcune coppie omosessuali. Marx non ha mai menzionato Pell, ma è sorprendente (e dubito sia una coincidenza) che abbia fatto questa dichiarazione appena due settimane dopo l’attacco di Pell agli altri due vescovi. Marx (diversamente da Pell) rimane un membro del consiglio dei cardinali di papa Francesco, il che suggerisce quanto il partito di Pell possa veder diminuire la sua influenza.
La prova finale che guardo attraverso le lenti della speranza, e non del masochismo, sta nel Vangelo di oggi. Giovanni 21 contiene due episodi distinti, legati dall’idea della leadership come nutrimento, non come imposizione, come accudimento, non come dare ordini. La terza volta che Gesù incontra gli Apostoli dopo la Resurrezione, li ritrova al loro lavoro di pescatori, come non fossero stati cambiati dalla loro esperienza con lui, eppure la scena non si apre con “Mettiamo in chiaro alcune cose” (che nel vangelo di Giovanni, peraltro, non sorprenderebbe), ma con “Venite a fare colazione”. Li incontra lì dove sono, si prende cura dei loro bisogni, e lascia pazientemente che si aprano a tentoni la via verso la verità.
Quindi individua colui che ha avuto più motivi di vergogna e rimpianto, e lo mette al comando. Nel caso non sia chiaro da che parte sta Gesù, il mandato che gli affida è “pasci i miei agnelli… prenditi cura delle mie pecore… pasci il mio gregge”, e non “correggili con durezza, domina su di loro, rimproverali”. Ecco
come Gesù intende la leadership, ed è quello di cui ho bisogno per sperare che le voci amorevoli e accoglienti alla fine prevarranno.
* Letture bibliche per la terza domenica di Pasqua: Atti 5:27-32, 40b-41; Salmo 30:2, 4, 5-6, 11-12, 13; Apocalisse 5:11-14; Giovanni 21:1-19 o 21:1-14.
** Michaelangelo Allocca (lui) è membro della parrocchia di san Francesco Saverio a Manhattan, New York, e insegna religione al liceo St. Peter di Jersey City, nel New Jersey. È laureato in religione alla Columbia e all’Università di Chicago, e ha una vasta esperienza di insegnante di studi religiosi, materie umanistiche e latino nei licei e nelle università; inoltre, è catechista e conduttore di ritiri.
Testo originale: Still, The Arc in the Church Continues to Bend