I cinque anni di pontificato di papa Francesco visti dalle persone LGBT
Articolo di Robert Shine pubblicato sul blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 15 marzo 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il quinto anniversario dell’elezione di papa Francesco costituisce un momento di riflessione per il mondo cattolico sull’impatto di questo Papa rivoluzionario, anche sulle questioni LGBT. In questo post riporteremo alcuni commenti relativi a questo anniversario.
Jamie Manson ha scritto per (il settimanale cattolico inglese) The Tablet un articolo su come Francesco affronta le tematiche del genere e della sessualità: secondo Manson, dopo cinque anni “dal mio punto di osservazione, poco è cambiato”; il pensiero del Papa sul genere e la sessualità “appare praticamente identico a quello dei suoi predecessori”. Francesco accoglie in pieno l’idea della complementarietà di genere e ha criticato duramente le relazioni omosessuali, pur avendo espresso il desiderio di una migliore pastorale: “Qualcuno potrà dire che è irragionevole aspettarsi che il Papa dia il suo sostegno alle coppie omosessuali o alle persone transgender (a dispetto della nuova consapevolezza che abbiamo di queste realtà). Il linguaggio che Francesco sceglie, però, crea in molte persone LGBT cattoliche un forte senso di vergogna. Nel porre le coppie eterosessuali (definite ‘Il capolavoro di Dio’) contro quelle omosessuali, conferma la solita vecchia sensazione di essere in peccato non solo nelle persone LGBT, ma anche nelle loro famiglie. […] Ripeto, nessuno si aspetta che alle coppie omosessuali venga concesso di sposarsi in chiesa senza moltissime resistenze, ma il linguaggio e la gestualità sono estremamente importanti. Se a qualcuno viene impedito di sposarsi nella propria Chiesa, costui avrà la nettissima sensazione che il suo amore e il suo impegno nel matrimonio sono privi di bontà e santità. […] Le prese di posizione di Francesco sulle tematiche LGBT hanno ricadute globali. Durante il suo viaggio in tre nazioni africane non ha detto una parola sulle loro severissime leggi anti-omosessualità e per questo possiamo chiederci quanto davvero voglia impegnarsi per la giustizia a favore dei più emarginati e vulnerabili. Tutto il mondo lo ama come paladino dei poveri e degli oppressi, difensore dell’ambiente e dei diritti umani. Il suo carisma sulle coscienze di tutto il mondo potrebbe avere un’influenza imprevedibile nell’elevare la condizione e la dignità delle donne e delle persone LGBT. Sfortunatamente, fino ad ora non è stato in grado di cogliere questa opportunità”.
Marianne Duddy-Burke di DignityUSA (associazione dei cattolici LGBT USA) ha scritto qualcosa di simile nel ricordare l’anniversario: “Le primitive speranze, da parte delle persone LGBTQI e delle loro famiglie, che l’apertura di Francesco sarebbe sfociata in un rinnovamento della pastorale o perfino dei vecchi dogmi di condanna non si sono realizzate. Francesco ha rilasciato dichiarazioni durissime, che ci hanno feriti, ha mantenuto l’inadeguato e dannoso insegnamento tradizionale sul sesso, il genere, le relazioni, il matrimonio […] Sicuramente papa Francesco, come uomo e come leader, si muove nella direzione dei bisogni dei poveri e degli emarginati. Se nel restante periodo del suo papato si renderà conto del danno che i dogmi e le prassi della Chiesa nei campi dell’orientamento sessuale, del genere e dell’identità di genere compiono nei confronti degli individui, delle famiglie e di intere parrocchie, allora ci sarà l’opportunità di cambiare veramente le cose”.
L’opinione secondo cui poco o nulla è cambiato sul tema dell’omosessualità da quando è stato eletto Francesco riflette quella dei cattolici statunitensi in generale. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, il 57% dei cattolici USA afferma che il Papa ha fatto ben poco per lesbiche e gay, oppure non ha fatto nulla, o ancora ha reso la Chiesa meno accogliente. Il 38% vorrebbe che facesse di più e solamente il 7% afferma che gli atti e le dichiarazioni del Papa nei confronti delle persone LGBT sono i più importanti del suo pontificato.
Un atto che nessuno può contestargli è il desiderio, più volte espresso, di vedere meno giudizi affrettati nella Chiesa. Michael O’Loughlin di America Magazine afferma che il motto di questo papato è e sarà la frase “Chi sono io per giudicare?”: “È una semplice domanda, che da sola delinea il papato di un pastore che il mondo stava cominciando a conoscere […] Ovviamente le persone LGBT e le loro famiglie hanno drizzato le orecchie a quella frase. È già sufficiente il fatto che Francesco abbia utilizzato la parola ‘gay’: è la prima volta che un Papa la pronuncia […]
È il segnale di un’apertura, da parte dei più alti piani della Chiesa, verso l’accompagnamento di gay e lesbiche nel loro cammino di fede, qualcosa di relativamente nuovo nella storia recente della Chiesa […] quando nel 2016 ha avuto l’occasione di commentare quella frase, ha ribadito che gay e lesbiche non dovrebbero venire emarginati dalla Chiesa […] Ovviamente il suo desiderio di spazzare via certi giudizi dalla Chiesa va ben oltre la comunità LGBT: la lotta contro la tendenza al giudizio emerge molto spesso nei suoi scritti, nelle sue omelie e nelle sue dichiarazioni”.
Testo originale: At Five Years, U.S. Catholics Give Pope Francis Mixed Reviews on LGBT Issues