I Circoli del sinodo e le prudenti modifiche alla relazione finale
Articolo di Iacopo Scaramuzzi pubblicato sul siti Vatican insider il 16 novembre 2014
Presentati relazioni e emendamenti dei dieci gruppi di lavoro linguistico. In vista del 2015 il dibattito aperto su comunione ai divorziati risposati. Prudenza sui gay.
La necessità di raccontare modelli positivi di famiglia cristiana. Il Vangelo della famiglia. Ma anche la conferma della misericordia della Chiesa nei confronti delle situazioni irregolari.
Sono gli spunti più ricorrenti contenuti nelle relazioni presentate oggi al sinodo straordinario sulla famiglia in corso in Vaticano (5-19 ottobre) dai dieci “circuli minores”, lavori di gruppo divisi per lingua (tre italiani, tre inglesi, due spagnoli, due francesi) e pubblicate dal Vaticano in vista degli emendamenti alla relazione intermedia (la “relatio post disceptationem” presentata lunedì) che sfoceranno nella votazione, sabato pomeriggio, della relazione finale (la “relatio synodi”).
Quanto a due nodi particolarmente dibattuti, emerge, rispetto al documento intermedio di lunedì, la conferma di un dibattito aperto sulla comunione ai divorziati risposati. Prudenza, in vari circoli, è stata espressa circa le aperture della relazione intermedia sulle coppie omosessuali.
“Se alcuni padri del Sinodo dicono: ‘Attenzione, perché non dobbiamo dimenticare la dottrina’; dall’altra parte c’è anche il bisogno dell’accompagnamento di tante situazioni, per le quali il Papa parla di ospedale di campo”, ha detto il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, intervenuto al briefing quotidiano.
“Accade spesso in famiglia che la mamma dica: ‘E’ troppo pericoloso’; e che il papà dica: ‘No, non avere paura’. Siamo in una grande famiglia”.
Un dibattito aperto, collegiale, “acceso” e non privo di divergenze, che non si conclude comunque questa settimana. Si tratta solo del primo passo del percorso sinodale che, concluso, domenica prossima, l’assemblea straordinaria con la beatificazione di Paolo VI, proseguirà, nell’ottobre 2015, con un secondo sinodo, questa volta ordinario.
Le relazioni – eterogenee per stile, dettaglio e argomenti – lette stamane in aula sottolineano che nel documento intermedio, che alcuni avrebbero preferito non pubblicare, ci si concentra sulle preoccupazioni delle famiglie in crisi, senza fare un riferimento più ampio al messaggio positivo del Vangelo della famiglia, al fatto che il matrimonio come sacramento, unione indissolubile tra uomo e donna, è un valore ancora molto attuale e in cui tante coppie credono.
Quanto alle “situazioni familiari difficili” l’ipotesi, mutuata dalla Chiesa ortodossa, di percorsi penitenziali per giungere all’ammissione dei divorziati risposati alla comunione “richiede uno studio ponderato, una presentazione non conflittuale e una soluzione comune nella comunione”, afferma un circolo italiano. In un altro circolo italiano si propone di fare riferimento alla Familiaris consortio di Giovanni Paolo II.
Il terzo circolo italiano ha votato “a maggioranza” una proposta che apre la possibilità dell’eucaristia “in condizioni precise ed in momenti definiti della vita ecclesiale e familiare”, mentre “alcuni padri” hanno “ritenuto vincolante la disciplina attuale”.
Il primo gruppo inglese scrive senza mezzi termini: “Non raccomandiamo l’ammissione al sacramento dei divorziati risposati”.
Il secondo invece “raccomanda l’esame di possibili percorsi di penitenza e discernimento, con i quali, in particolari circostanze, un divorziato risposato può partecipare ai sacramenti”.
Il terzo gruppo inglese si limita a ribadire la dottrina tradizionale della Chiesa.
Il primo gruppo spagnolo elogia chi, non risposandosi, è “testimone eroico della indissolubilità e della fedeltà”. Il secondo rimanda genericamente alla assemblea sinodale ordinaria del 2015.
Il primo gruppo francese afferma che la disciplina non va cambiata. Nel secondo, “alcuni padri” hanno argomentato a favore della disciplina attuale, “altri” per l’ammissione alla comunione.
Prevalgono i toni prudenti sugli omosessuali. Il primo gruppo italiano, ad esempio, sottolinea la “prossimità” della Chiesa, “casa aperta”, riaffermando che la coppia gay non è paragonabile al matrimonio ed esprimendo “preoccupazione” per i “diritti dei figli”.
Un gruppo inglese raccomanda che gli omosessuali “devono trovare accoglienza nella Chiesa, come chiunque altro”, un altro che non bisogna dare “l’impressione che tutte le unioni sono uguali”.
Un circolo spagnolo afferma che non bisogna parlare di omosessualità “quasi come se l’omosessualità fosse parte dell’essere ontologico”.
Un gruppo francese sottolinea che “accompagnare pastoralmente una persona non significa convalidare né una forma di sessualità né una forma di vita”.
Rispetto alla versione originale, inoltre, la traduzione inglese della relazione intermedia è cambiata: il “welcoming” (benvenuto) agli omosessuali è stato sostituito da un più neutrale “providing for” (provvedere a), non vi è più il riferimento allo “spazio fraterno” agli omosessuali e si parla ora di “valuable support” (apprezzabile sostegno) anziché “preciuos support” (supporto prezioso) all’interno delle unioni gay. La versione ufficiale, ad ogni modo, resta quella italiana.
I padri sinodali hanno votato la decisione di pubblicare le relazioni dei gruppi. Oltre a presentare le sintesi in aula, i circoli hanno poi depositato “centinaia” di “modi” (emendamenti) che andranno ora raccolti dalla commissione per il messaggio finale.
Alla quale, peraltro, in seguito all’osservazione sulla mancanza di esponenti africani Papa Francesco ha deciso di aggiungere anche il cardinale Napier (Sud Africa) e mons. Hart (Nuova Zelanda).
Padre Lombardi ha riferito che il cardinale Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, gli aveva chiesto “di dire che quanto è stato riferito, che lui avrebbe detto, che la relazione era indegna, vergognosa e completamente sbagliata non è vero, non è il suo vocabolario, non è il suo modo di esprimersi e quindi lui ritiene, dice di non averlo detto e mi ha pregato di dirvelo, visto che la cosa stava girando abbastanza largamente “.
Papa Francesco “ci ha detto: non giudicate ma accompagnate le famiglie”, ha detto Schoenborn durante il briefing. Per il porporato austriaco, “non bisogna guardare alla camera da letto delle famiglie. Prima guardiamo al soggiorno”.