Altricorti. Il caso Icontroversy
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Articolo di Lidia Borghi tratto dal blog Cortometraggiblog del 7 novembre 2012
“Advisory. The video you’re about to see concerns fantasies of freedom of expression, controversial points of view, pornography, relogious domination and submission. If you’re among those people who finds such themes distasteful, please don’t watch it and go on dancing”. Così si apre il cortometraggio Icontroversy (Italia, 2012, 4′,21”), ideato e prodotto dal giovane filmaker campano Antonio Prisco.
Interpretato dalla splendida Lia Zeta, questo esempio di cinema breve, che sta facendo il giro del mondo, intende denunciare il pesante clima d’odio omo-transfobico presente in Italia, mediante l’uso di immagini spesso crude che, complice un sapiente montaggio, garantiscono un grande impatto emotivo.
Girato con un iphone e tanta rabbia in corpo – a detta del suo autore – Icontroversy colpisce sotto diversi punti di vista, non ultimo l’accostamento di alcuni simboli cattolici a personaggi della nostra storia contemporanea quali Hitler, Ratzinger e Obama, il tutto inframmezzato da fotografie che ritraggono i volti tumefatti di altrettante vittime dell’odio omo-transfobico.
Al grido di “L’amore non è un crimine. Questo è un atto di sabotaggio” Lia Zeta ci guida quindi alla visione di un corto sgradevole, a tratti violento, che ha lo scopo di colpire le coscienze umane in merito ad un’emergenza sociale che non può lasciarci indifferenti giacché, di fronte alle violenze di stampo omo-transfobico, nessuna persona può ritenersene al di fuori, come a dire che tutte e tutti noi ne siamo un po’ complici nel momento in cui avalliamo l’omo-transfobia anche con il nostro silenzio.
Lungi dall’essere un abominio, l’omosessualità è una variante naturale della sessualità umana, malgrado l’opinione pubblica di tutto il mondo basi le sue false convinzioni su una serie di pregiudizi che limitano la libertà di milioni di persone dall’orientamento affettivo e sessuale altro, come ci ricorda Prisco attraverso le sue immagini.
Formato anche da diversi spezzoni di programmi televisivi italiani che denunciano le posizioni estremistiche di molti esponenti della politica italiana di palazzo (famosa l’affermazione di Berlusconi “meglio essere appassionati delle belle ragazze che gay”) Icontroversy gronda sangue – quello delle vittime dell’omo-transfobia – da tutte le parti; temi quali l’impiccagione, la tortura e la violenza fisica e verbale rappresentano quindi il leit motiv di un corto di grande efficacia che non mancherà di suscitare polemiche.
Presentato all’estero e poi in Italia (l’anteprima nel nostro Paese si è svolta ad ottobre, ma quella mondiale è avvenuta a Melbourne) e prodotto dalla JimbusCorp, questo short movie ha già fatto il giro dei più importanti festival cinematografici a tematica LGBT (Colonia, Melbourne, Los Angeles, Buenos Aires, Toronto, Tel Aviv, Lima, Anversa e San Paolo).
Icontroversy è costato davvero poco al suo autore, in termini di post-produzione: un telefono cellulare di ultima generazione, qualche lampada, pochi effetti speciali ed un montaggio davvero efficace hanno così dato vita ad un esempio di cinema breve la cui semplicità fa il paio con la profondità del messaggio che intende diffondere, a riprova del fatto che ad una buona autrice o ad un buon autore di corti non serve una telecamera di ultima generazione, ma l’idea giusta, in grado di spaccare lo schermo.
Icontroversy si chiude con un versetto del Vangelo che offre diversi spunti di riflessione alle persone credenti dotate di sufficiente senso critico per non prendere posizione contro le parole d’odio contenute nei tanti proclami della chiesa cattolica contro le persone omosessuali: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia” (Mt, 5, 11-12). Meditate genti. Meditate.
Un criminale non sempre è una vittima. Una vittima è sempre scambiata per un criminale
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