I cristiani dovrebbero denunciare le leggi anti-trans, non scriverle
Testo di Adam Russell Taylor*, pubblicato su Sojourners** (Stati Uniti) il 1 giugno 2023. Liberamente tradotto dai volontari del progetto Gionata.
La prima volta che ho incontrato la realtà delle persone trans è stato quando avevo 14 anni. Stavo viaggiando con la mia famiglia in Asia e uno degli ultimi posti in cui siamo stati era la Thailandia. I miei genitori avevano sentito parlare degli spettacoli di persone drag molto famosi in quel Paese e decisero di portarci a vederne uno. A quell’età non sapevo molto del mondo drag, né tantomeno delle persone transgender. Sapevo solo che quello spettacolo mi aveva affascinato.
Con il tempo ho capito che le persone che si esibivano non erano solo artisti, ma alcune di loro erano donne transgender, quelle che in Thailandia vengono chiamate kathoey. Oggi sento dire spesso che questi spettacoli sarebbero pericolosi per i bambini, che li esporrebbero a chissà quali influenze negative.
Ma se ripenso a quell’esperienza, tutto ciò che ricordo è l’energia, la bellezza e il talento di quelle persone. Non c’era nulla di sconveniente o traumatizzante. Anzi, è stato un momento che mi ha aperto gli occhi su un mondo che fino ad allora non conoscevo.
Solo anni dopo ho iniziato a rendermi conto di quanto le persone transgender siano bersaglio di leggi ingiuste, leggi che cercano di cancellarle o di impedire loro di vivere la propria identità. Negli Stati Uniti, dove vivo, negli ultimi anni c’è stata un’escalation di leggi che colpiscono in particolare i giovani trans.
Si parla di divieti nella partecipazione sportiva, di restrizioni sulle cure mediche, di veri e propri attacchi alla loro dignità. Per i politici che sostengono queste leggi, sono solo mosse strategiche per guadagnare consenso, ma per chi le subisce si tratta di sopravvivere. E spesso, dietro a queste leggi, ci sono persone che si definiscono cristiane.
Non posso dire di essere sempre stato un sostenitore delle persone transgender. Dopo quello spettacolo in Thailandia, per molto tempo non ho più pensato a questo tema. Poi, nei primi anni Duemila, mi sono trovato a lavorare nel movimento contro l’HIV/AIDS.
Durante una conferenza internazionale a Durban, in Sudafrica, ho incontrato attivisti trans che lottavano per il diritto alle cure e per il riconoscimento della loro dignità. Ricordo di aver provato un certo disagio. Ma poi ho ascoltato le loro storie, le loro lotte, e qualcosa in me ha iniziato a cambiare.
Da cristiano, ho sempre creduto nell’importanza della giustizia e dell’amore per il prossimo. Eppure, per molto tempo, non avevo capito che questo amore doveva includere anche le persone transgender. Ho dovuto mettere in discussione alcune delle mie convinzioni, smontare i miei pregiudizi, per vedere quello che ora mi sembra ovvio: le persone transgender fanno parte della stessa umanità di cui faccio parte anch’io. Sono figli e figlie di Dio, proprio come me.
Eppure, molte delle leggi che oggi cercano di cancellarle sono giustificate usando la Bibbia e la fede cristiana. Alcuni gruppi religiosi, come l’Alliance Defending Freedom e il Family Research Council, investono milioni per spingere politiche anti-LGBTQ+.
Pastori e leader cristiani giustificano queste leggi citando versetti fuori contesto, parlando di ordine naturale e di morale. C’è persino chi propone leggi che criminalizzano l’assistenza medica per le persone trans, sostenendo che sia un peccato permettere loro di vivere la propria identità.
Ma la Bibbia non è un’arma da usare contro chi è diverso. Non posso accettare che il nome di Gesù venga usato per giustificare l’oppressione e la sofferenza. Come ha scritto Serene Jones, presidente dell’Union Theological Seminary, “quando cerchiamo nella Bibbia una guida, dobbiamo guardare alle sue lezioni generali: amare gli altri, trattare il prossimo con rispetto, mostrare compassione.”
So che non tutti i cristiani sono d’accordo su questioni di genere e sessualità. Ma su una cosa dovremmo essere uniti: ogni essere umano ha dignità e merita di essere rispettato. I giovani transgender hanno il diritto di esistere, di ricevere cure, di essere chiamati con il loro vero nome. Non possiamo negare loro questi diritti solo perché non comprendiamo fino in fondo la loro realtà.
Fortunatamente, ci sono sempre più cristiani che stanno prendendo posizione. In molte città degli Stati Uniti, da Louisville a Pasadena, gruppi interreligiosi si stanno mobilitando per proteggere i diritti delle persone transgender. Non è facile andare controcorrente, ma è quello che siamo chiamati a fare come cristiani. Perché seguire Cristo significa stare dalla parte degli ultimi, di chi è oppresso, di chi rischia di essere cancellato.
Guardando indietro, mi rendo conto che il mio percorso è stato un viaggio di trasformazione. Sono passato dall’essere un semplice spettatore a un sostenitore. Ho dovuto cambiare il mio modo di vedere il mondo, e soprattutto, il mio modo di vivere il Vangelo.
Se il mio cammino mi ha insegnato qualcosa, è che non si può restare neutrali di fronte all’ingiustizia. Se siamo cristiani, dobbiamo alzare la voce per difendere la dignità di tutte le persone, comprese quelle transgender.
* Adam Russell Taylor è presidente di Sojourners, un’organizzazione cristiana che si occupa di giustizia sociale. Ha lavorato a lungo in ambito politico e attivista, con particolare attenzione ai diritti umani e alla lotta alle disuguaglianze.
** Sojourners è un’organizzazione cristiana statunitense che promuove la giustizia sociale e i diritti umani attraverso l’attivismo e la comunicazione. Fondata negli anni ’70, sostiene un cristianesimo basato sull’inclusione, la solidarietà e la difesa dei più vulnerabili. Pubblica una rivista e un sito web su temi come povertà, razzismo, diritti LGBTQ+ e immigrazione.
Testo originale: Christians Should Denounce Anti-Trans Laws, Not Write Them