I cristiani, la Pasqua ebraica e il Dio col grembiule (Gv 13,1-35)
Riflessioni bibliche di Randall Bailey, Angela Bauer-Levesque e Valerie Bridgeman tratte da About Out in Scripture (Stati Uniti), liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
In questo giorno, riuniti intorno alla tavola di Gesù, siamo lasciati liberi di amarci l’un l’altro e di lottare contro l’oppressione.
La storia della Pasqua in Esodo 12 è diventata il simbolo del ricordo dell’Esodo, la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto.
Viene sempre raccontata nell’anno liturgico giudaico e le Chiese cristiane se ne sono spesso appropriate in maniera problematica. In un contesto cristiano, la Pasqua ebraica è stata spesso usata come palcoscenico per il dramma degli ebrei, gli ultimi giorni di Gesù. Vediamo Gerusalemme, una città affollata che si prepara alla festività.
Oggi comunque, nella navata di molte chiese, le congregazioni mettono in scena un Seder di Pesach [il pasto rituale di Pasqua secondo la tradizione ebraica n.d.t.], tentando di farne una versione cristiana.
La rappresentazione segna l’inizio del viaggio della congregazione attraverso la Settimana Santa, fino a Pasqua.
In ogni caso, ogni comunità che lotti contro l’oppressione, incluse quelle che accolgono lesbiche, gay, bisessuali e transgender, devono stare in guardia contro gli adattamenti superficiali della tradizione e dei rituali di un’altra fede.
Dovremmo invece tenere a mente le particolarità di ciascuna e costruire ponti con esse attraverso conversazioni e relazioni con quelle particolari comunità di fede e le loro lotte per la liberazione.
La vostra comunità di fede ha delle tradizioni particolari per il Giovedì Santo? Quali? Cosa pensate di ciò che la vostra congregazione fa in questo giorno?
Anche se l’immaginario della liberazione è potente, le prolisse descrizioni del rituale delle leggi di Pasqua (Esodo 12,1-3-11) distraggono dalla lotta.
Il timore per la potenza di Dio si trasforma in paura di un Dio. Dio libera Israele, che viene visto come obbediente, dopo aver scatenato la furia omicida contro gli Egizi, gli “altri” che “non servivano Dio”.
Quante volte le persone omoaffettive e transgender hanno affrontato la violenza e/o la morte perché vengono accusate di “non servire Dio” nel modo giusto?
I pericoli di pretendere di avere Dio al proprio fianco a spese della vita degli “altri” qui è palese. Non dimentichiamolo durante la Settimana Santa.
Cosa rispondete al “massacro” degli Egizi nel passo di Esodo? Quali domande questo episodio fa nascere in voi?
Se siamo onesti, nel mondo di oggi, molti dei lettori di questo commento sono più simili agli Egizi che agli Israeliti. Allora di cosa dobbiamo avere paura?
Identificando ambedue al tempo stesso come il popolo di Dio e “il popolo non di Dio”, l’episodio di Pasqua sfida molti di noi ad uscire allo scoperto e unirci alle sorelle e ai fratelli liberati.
Siamo chiamati a lottare insieme contro la violenza e il massacro e le pretese religiose che mirano a legittimare entrambi.
Salmo 116,1-2,12-19 afferma l’obbedienza e la lode a Dio. La celebrazione è cruciale nel mezzo delle lotte di liberazione. Eppure, affermare un Dio che mantiene lo statu quo interrompe la marcia verso la liberazione. Dobbiamo essere consapevoli di quando e come cantiamo le nostre lodi!
Quali sono le risposte corrette al Dio che provvede “bontà” e libertà? Qual è il modo giusto di lodare il Dio che libera?
In 1 Corinzi 11, 23-26 le “parole di istituzione” di Paolo per l’Eucarestia/Cena del Signore qui sono fuori contesto, le parole non si armonizzano con la storia della Pasqua ebraica.
Dall’altro lato gli evangelisti cercano di connettere l’evento fondante della Cena del Signore/Eucarestia con la celebrazione della Pasqua, l’evento di liberazione di Esodo.
In 1 Corinzi Paolo si focalizza sul rituale e svia l’attenzione dalla lotta sociale, dal fortificare gli oppressi perché continuino a lottare per la libertà.
Stranamente, l’attenzione di Paolo per il rituale influirà sulla Chiesa in molti modi. La sua interpretazione è stata indicata come una delle cause fondamentali della frammentazione delle Chiese e del moltiplicarsi delle denominazioni.
L’invito all’Eucarestia/Cena del Signore è spesso considerato esclusivo piuttosto che inclusivo. Cosa vorrebbe dire reclamare il diritto alla reinterpretazione?
Le persone lesbiche, gay, bisex e trans (LGBT) sono note per le loro interpretazioni, per l’”omosessualizzazione” della Bibbia e della Chiesa.
In Giovanni 13 vediamo Gesù poco prima di Pasqua sedere intorno a un tavolo con i discepoli e alzarsi per lavare loro i piedi.
Nella società romana erano gli schiavi di casa che lavavano i piedi dei padroni e dei visitatori. In questo modo la lavanda dei piedi è presentata come un servizio.
Nello stesso momento in cui Gesù invita i discepoli a sottomettersi l’uno all’altro e ad amarsi reciprocamente, compie pubblicamente dei gesti intimi.
Non è casuale che la parola ebraica per “piedi” sia anche usata come eufemismo per “genitali”. Gesù invita all’amore reciproco indipendentemente dal genere, indipendentemente da ogni particolare precondizione.
Anche se il comando dell’amore richiama Levitico 19,18, suggerisce una eguaglianza che l’atto della lavanda dei piedi non presuppone.
Esso incoraggia i discepoli ad agire come “schiavi buoni/felici” in opposizione alla lotta di liberazione dall’oppressione.
Le poche ore prima della lotta di Gesù per la liberazione dall’oppressione dell’impero romano che finiscono con la sua crocefissione non preparano i discepoli, e per estensione “noi”, a ciò che sta per avvenire.
Piuttosto si concentrano sul rituale che è stato alla base di molti dibattiti nella Chiesa su chi può appartenervi e chi non può, in questo modo sottraendo energie dall’occuparsi dei problemi di chi soffre.
Che cosa ci vorrebbe per trasformare il ricordo dell’ultimo pasto di Gesù con i discepoli in un pasto di solidarietà con uno che si batte per quello che crede, che sfida i poteri politici e religiosi, e rischia la vita nella lotta per la libertà?
Mentre lasciate la tavola il Giovedì Santo, quale risposta corretta potrebbe volere Dio da voi?
Le persone lesbiche, gay, bisex e trans (LGBT), che si sono spesso sentite dire di essere nel posto sbagliato, potrebbero voler accogliere il comandamento di amarsi l’un l’altro.
Trasformiamo il pasto del Giovedì Santo nel cibo della lotta per la libertà.
Preghiera
Dio di Amore e Liberazione
nell’ultima notte della vita di Gesù
dacci la forza di essere presenti a ciò che è e a ciò che sta per accadere
amiamoci l’un l’altro come Gesù ha amato noi
e condividiamo l’amicizia e il cibo insieme
mentre continuiamo la lotta di Gesù per la libertà.
Nel nome di Colui che ama, Colui che è amato
e l’Amore che ci rende liberi. Amen.
I passi biblici di questa settimana: Esodo 12,1-4,(5-10),11-14; Salmo 116,1-2,12-19; 1 Corinzi 11,23-26; Giovanni 13,1-17,31b-35.
Testo originale: Passing Over