I doni di Michelangelo per l’amato Cavalieri
Estratto da un articolo di James Saslow* pubblicato sulla rivista bimestrale The Gay & Lesbian Review (Stati Uniti) del maggio-giugno 2018, liberamente tradotto con ChatGP, rivisto da Innocenzo Pontillo
[…] Tra il 1532 e il 1533, il 57enne Michelangelo consegnò sei suoi disegni molto elaborati che illustravano argomenti mitologici e allegorici al giovane nobile romano, ed amante dell’arte, Tommaso de’ Cavalieri, che fu il grande amore di Michelangelo, pittore scultore ed architetto dalla vita lunga ma spesso solitaria.
Poco dopo esserlo incontrato a Roma, Michelangelo riversò il suo appassionato desiderio su questo ventenne eccezionalmente bello ed intelligente, versato sia nelle arti visive che nella parola.
Inondò Tommaso con dozzine di poesie d’amore, spesso strettamente correlate al tema e alle immagini dei suoi disegni.
I doni di Michelangelo erano un regalo doppiamente innovativo (per sul tempo), i cosiddetti “disegni di presentazione” erano composizioni dettagliate e raffinate che l’artista donò solo ai suoi amici più cari. Queste opere belle ed elaborate hanno trasformato i disegni in una forma d’arte indipendente, non erano più solo schizzi preparatori usa e getta, ma anche un mezzo per una comunicazione personale ed intima.
Anche le poesie (che gli accompagnavano) erano originali e assai personali: il primo corpo sostanziale di versi moderni indirizzati da un uomo ad un’altro.
Per dare voce a questa passione Michelangelo ha dovuto adattare e sovvertire la tradizione poesia d’amore tra uomo e donna, incarnata dai versi del suo eroe letterario, Francesco Petrarca, per rivolgersi ad un amato maschio.
Presi insieme, questi disegni e queste poesie sono sia una confessione a più livelli dolorosamente onesta, sia una celebrazione e un’analisi dei sentimenti intensi ma contrastanti provati da Michelangelo per il giovane Cavalieri.
[…] Pochi oggi sanno che Michelangelo era un poeta oltre che un artista visivo, ma i suoi contemporanei erano ben consapevoli della sua devozione alla parola scritta. Già nel 1510, il suo acerrimo rivale in Vaticano, il pittore Raffaello, lo raffigurava nel suo affresco “La Scuola di Atene” come Eraclito, un “filosofo cupo” che scriveva su un foglio di carta appoggiato su un blocco di pietra (figura 1).
Michelangelo … in una delle sue prime poesie, … si lamentò del disagio di affrescare il soffitto della Cappella Sistina, nello stesso momento in cui Raffaello lo stava dipingendo nella Scuola di Atene, proprio in fondo al corridoio. […]
[…] Michelangelo ha scritto sia a uomini che a donne e ha regalato suoi disegni ad entrambi i sessi. Ma i doni inviati a Cavalieri meritano un’attenzione speciale perché sono il primo esempio di lettera d’amore tra uomini (che mette insieme pittura e poesia, un primo punto di riferimento nel graduale emergere di voci minoritarie, che sono fiorite completamente solo nei tempi moderni.
Le sue immagini e le poesie catalogano un’ampia varietà di risposte alla sua infatuazione per Cavalieri, dall’estasi alla paura, alla preoccupazione per la reputazione pubblica dei due uomini.
La prima coppia di immagini che inviò al suo amato illustra temi complementari: gli aspetti positivi e negativi dell’amore, che possono indurre sia gioia che dolore, sia delizia estasiante che terrore da cui non ci si può difendere.
Incarna il lato positivo dell’amore il bel pastore mortale, Ganimede (figura 2), che catturò l’attenzione amorosa di Giove, il capo bisessuale degli dei.
Il primo disegno (di cui sopravvive solo una copia) raffigura Giove che si tuffa sulla terra, travestito da aquila, e che porta il giovane Ganimede in cielo per averlo come suo celeste coppiere ed amante.
Il lato negativo dell’amore è rappresentato dal gigante primitivo Tityus (figura 3), che tentò di violentare la dea Latona, per la quale fu incatenato a una roccia negli inferi, dove un avvoltoio gli beccava perennemente il fegato. La sua macabra punizione simboleggiava la condanna della lussuria incontrollata o proibita.
Presentati al suo amato all’inizio della loro relazione, questi disegni accoppiati alle poesie, annunciano la tragica ambivalenza che Michelangelo ha sofferto per tutta la vita verso l’amore, verso la bellezza terrena che lo stimolava verso la bellezza creata dell’arte. Come ha ammesso con Tommaso nella poesia 76:
“Questo, Signore, mi è successo da quando ti ho visto: una dolcezza amara, una sensazione di sì e no mi ha commosso; certamente devono essere stati i tuoi occhi”.
Al di là dell’ammirazione della bellezza mortale, i messaggi più profondi del disegno di Ganimede sono rivelati nelle poesie correlate. Testi e immagini sono strettamente intrecciati, ricordando la complementarità catturata nella frase dell’autore romano Orazio, “ut pictura poesis”: una poesia è come un dipinto, e viceversa, due facce della stessa moneta psichica.
Anche se il giovane e senza barba Ganimede corrisponderebbe più strettamente per età ed aspetto al giovane Cavalieri, qui rappresenta invece Michelangelo, che sviene nella morsa trascendente della bellezza divina ispiratagli da Tommaso. In numerose poesie, Michelangelo evoca quel senso di esaltazione, sia fisica che spirituale, attraverso immagini parallele di ali e di voli verso l’alto, come nella sua poesia 83:
Vedo nel tuo bel viso, mio signore,
ciò che difficilmente può essere correlato in questa vita:
la mia anima, anche se ancora vestita della sua carne,
si è già alzata con essa verso Dio.
…ogni bellezza vista qui [sulla terra] assomiglia…
a quella fontana misericordiosa da cui tutti noi deriviamo [cioè a Dio];
…così colui che ti ama con fede
si alza verso Dio.
In altre parole, Michelangelo non solo si dilettava del corpo fisico di Tommaso, ma considerava quella bellezza sublime come un riflesso dell’eterna perfezione di Dio, un edificante assaggio della gioia celeste.
Immaginava l’amore come una scala, sulla quale i gradini più bassi della bellezza terrena possono ispirare l’amante a tendere verso l’alto, verso un’unione simile e più profonda con Dio.
Il suo amore per Cavalieri è giustificato e nobilitato da questa funzione spiritualizzante. Nel disegno, ci dilettiamo nella visione di un’emozione terrena estasiante; nei versi, comprendiamo le sue sfumature divine.
Continua…
*James M. Saslow è professore emerito di storia dell’arte al Queens College, CUNY, di New York City (Stati Uniti)
Testo originale: Michelangelo’s Gifts to Tommaso