I doni spirituali della sessualità gay
Riflessioni di Terence pubblicate sul portale Quest Pastoral Support for LGBT Catholics (Inghilterra), liberamente tradotte da Silvia Lanzi
La direzione spirituale, sfortunatamente, è uno dei segreti meglio custoditi della Chiesa cattolica; invece si dovrebbe conoscerla ed usarla meglio. Ecco come la descrive il teologo gesuita James L’Empereur:
il processo nel quale un cristiano ne “accompagna altri per un periodo di tempo abbastanza lungo per chiarire nella direzione certi nodi psicologici e religiosi avvicinandosi così ad una più profonda unione con Dio e rendendosi utili, con i propri, doni, alla comunità cristiana”.
Sono riuscito a prendere in prestito il suo libro “Spiritual Direction and the Gay Person”, che vorrei proporre ai miei lettori come saggio fondamentale, con un esame di tre ore alla fine del corso. Ho iniziato a leggerlo ieri sera, e l’ho divorato con entusiasmo. Sono a metà, e quindi non posso ancora dare un giudizio spassionato (lo farò più tardi). Comunque ogni pagina contiene degli spunti importanti che vorrei condividere e approfondire ulteriormente. Come antipasto prima della portata principale, oggi ve ne offro qualche brano. Ecco l’inizio: “L’omosessualità è uno dei doni più grandi che Dio ha fatto all’umanità. Essere gay o lesbica significa aver ricevuto da Dio una benedizione speciale. Ogni essere umano riceve dal creatore delle specifiche grazie, ma Dio ha chiamato alcuni ad essere omosessuali per rivelare qualcosa di Dio che gli eterosessuali non sanno”.
Questo è un inizio sorprendente e inaspettato, ma poi continua spiegandolo e confermandolo in un capitolo che mi ha assorbito e mi ha reso ansioso di spulciarne anche i riferimenti e le fonti (un compito che ho paura sia al di là delle mie capacità). Altrove fa un’altra sorprendente affermazione: definisce cioè l’essere gay un “carisma”, assolutamente degno di essere paragonato al carisma del celibato abbracciato dal clero cattolico. Entrambi sono carismi dati a pochi, e dalla quale tutta la Chiesa può imparare. Questo mi ha fatto ricordare l’osservazione di un’omelia di una delle nostre Soho Masses (ndr messe cattoliche dedicate dalla diocesi di Londra espressamente alle persone Lgbt ai loro familiari) che affermava che se l'”omosessualità “è un comportamento minaccioso perché non procreativo, la stessa cosa vale per il celibato”.
Il punto chiave è che noi, gay e lesbiche, possiamo insegnare agli altri componenti della Chiesa cattolica sulla nostra sessualità che essa non si esaurisce soltanto con il contatto genitale (e questo stride apertamente con gli stereotipi correnti), né si basa sul modello patriarcale di dominazione e sottomissione.
Vorrei sottolineare che il libro del gesuita Empereur non approva né condanna nessuna specifica forma di espressione sessuale, sia in relazioni fedeli ed impegnate, che in incontri casuali o nel celibato volontario: perchè la persona dovrebbe arrivare ad una di queste decisioni alla fine di un percorso di guida spirituale, e non a priori. Egli comunque, argomenta chiaramente che la dicotomia storica tra sesso e spiritualità è stata dirompente, sia per i gay, che per gli eterosessuali. Invece di pensare a spiritualità o sessualità, dovremmo cercare la spiritualità TRAMITE la sessualità possibilmente, ma non necessariamente, includendo quella genitale. Le persone gay, dice, potrebbero farlo più semplice rispetto a quelle eterosessuali, che sono spesso spaventate, quando si domanda loro se riescono ad usare la loro unione sessuale come forma di preghiera.
In questo libro il gesuita Empereur presenta con grande chiarezza e autorevolezza un certo numeri di temi che ho raccolto in queste pagine. Uno è il punto di vista secondo cui un autentico insegnamento cattolico dovrebbe appoggiare pienamente, e non condannare, la persone omosessuali con i suoi tumulti interiori. Sorpresi? Non dovreste esserlo. Purtroppo sappiamo da esperienze negative che l’aspettativa dell’insegnamento è profondamente ostile se lo si avvicina dalla prospettiva dell’etica sessuale.
L’Empereur ci ricorda che la dottrina cattolica è ben più ampia della semplice etica sessuale. Se la si vede dal punto di vista della dottrina sociale, che comunque importante per la totalità dell’insegnamento, emerge un quadro completamente diverso, che domanda compassione e appoggio per gli emarginati e gli oppressi e ci chiede di operare per la giustizia. Quest’ultima prospettiva ha influenzato profondamente la mia fede, che si è formata in Sud Africa ai tempi dell’apartheid, e perché ho trovato strana l’indicazione del cardinal O’Connors di presentare, nelle Soho Masses, l’insegnamento cattolico sulla sessualità “in pienezza e senza ambiguità”. Questo è impossibile: “in pienezza” implica una tale vastità di approcci, che possono essere contraddittori.
Quando pensiamo alla dottrina cattolica sull’omosessualità, troppo spesso vediamo solo la dominazione monolitica degli insegnamenti vaticani sull’etica sessuale, e specialmente la minuscola parodia che troviamo nel catechismo. Leggere questo libro mi ricorda che l’insegnamento “nella sua interezza” ricorda piuttosto una città affollata e multietnica con diversi fili che arrivano dal centro – il Vaticano – e altri importanti nodi sussidiari, del tipo di quelli presentati da teologi come Empereur. Storicamente le città crescono intorno ad un singolo centro.
Durante il XX secolo, lo sviluppo del trasporto privato ha portato a drammatici cambiamenti della struttura della città e le ha fatte crescere specialmente nelle propaggini e nei nodi periferici. Come è stato suggerito, in alcune città il centro è virtualmente scomparso.
In teologia possiamo assistere allo stesso fenomeno. Come il trasporto privato, similmente l’emergere di teologi laici e di scuole di teologia laiche hanno portato alla costruzione di idee nuove. Invece dell’antico monolite che domina l’orizzonte, conservando e proteggendo costantemente la propria eredità tradizionale, i nodi suburbani ribollono creando forme e strutture nuove: la teologia della liberazione, la teologia femminista, la teologia omosessuale, la teologia queer; la teologia basata sul discernimento dell’esperienza, la teologia della spiritualità attraverso la sessualità – e molte che ancora non ho avuto l’opportunità di conoscere. Con una tale vitalità delle periferie, il “margine” perde il suo significato concettuale. E’ possibile che, col tempo, la Città del Vaticano diventi irrilevanti, come hanno fatto i centri di alcune città?
Jayden Cameron la pensa così, al Gay Mystic. Leggete “Life Finds a Way”.
Testo originale: The Spiritual Gifts of Gay Sexuality