I figli delle coppie omosessuali. Un vuoto teologico da colmare
Articolo di Luciano Moia pubblicato su Noi famiglia & vita, supplemento mensile allegato ad Avvenire il 28 giugno 2020, pp….
“Bambini nelle famiglie dello stesso sesso” (“Children in Same-Sex Households”, Rivista Marriage, Families & Spirituality, vol. 25/2, 2019). È il titolo dello speciale realizzato dalla rivista Marriage, Families & Spirituality, pubblicata da Intams, International Academy for Marital Spirituality affiliata alla Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, che ha più di 30 anni di esperienza come centro di insegnarnento e di ricerca cattolico, intenazionale e interdisciplinare nel campo del matrimonio. della famiglia e dei temi corrrelati.
Il tema dei bambini nelle famiglie omosessuali viene affrontato da un punto di vista scientifico (con contributi di teologia, sociologia, psicologia e diritto), ma anche nel contesto di un discernimento pastorale che, secondo gli insegnamenti di papa Francesco, deve andare nel segno di un amore misericordioso. Ne parliamo con Aldegonde Brennmkmeijer, che della rivista è fondatrice e direttrice.
Perché avete deciso di indagare il mondo delle famiglie con genitori dello stesso sesso?
Nel nostro ultimo numero (vol.25/2), ci occupiamo di bambini che vivono in famiglie dello stesso sesso. Il fascicolo comprende sei articoli scientifici e tre testimonianze personali di persone omosessuali con figli. Siamo sempre stati interessati a riflettere sul matrimonio e la famiglia cosi come sono vissuti nella società odierna. Ciò significa prendere sul serio la diversità delle famiglie, comprese quelle fondate da coppie dello stesso sesso.
Abbiamo affrontato per la prima volta il tema dell’omosessualità nel 2001 e vi siamo tornati nel corso degli anni. Nel 2018 abbiamo organizzato un simposio, L’amore inquieto: Teologia e pastorale per tutte le famiglie.
Poiché le famiglie omosessuali sono sempre più comuni e sempre più accettate, abbiamo ritenuto importante incoraggiare la riflessione su questa realtà da parte di varie discipline e sottoporla alla riflessione teologica. Naturalmente non siamo i primi a farlo, e non potevamo coprire tutte le prospettive in un unico numero.
Una delle ragioni per cui questa realtà ha bisogno di una riflessione teologica è che si tratta di una questione dibattuta nella Chiesa e nella società. Sempre più persone lo stanno accettando nelle società occidentali, ma c’è una forte resistenza e in alcuni Paesi c’è un rifiuto anche abbastanza forte delle relazioni omosessuali.
Cosa emerge nelle relazioni pubblicate a proposito della posizione della Chiesa su questi temi?
Il dibattito che circonda le famiglie omosessuali richiede studio e riflessione a tutti i livelli, il che significa più di una semplice riflessione dottrinate. Sarebbe saggio che la gerarchia della Chiesa ascoltasse gli psicologi, i sociologi, gli storici, gli studiosi di diritto, cosi come gli esperti delle diverse discipline teologiche.
Soprattutto, dovrebbe ascoltare le persone che vivono in questo tipo di famiglie. Per me è fondamentale impegnarsi in una matura riflessione teologico-etica e, di fronte a un onesto e autentico desiderio di avere figli, impiegare tutta la nostra sensibilità religioso-spirituale.
E questo vale per tutti i genitori e per tutte le coppie, siano essi genitori biologici o adottivi. Molti hanno l’impressione che la Chiesa ufficiale non possa accettare le coppie dello stesso sesso e le loro famiglie. Eppure, questa è un’ipotesi pericolosamente semplicistica e ingenua. Le relazioni omosessuali. nella misura in cui sono amorevoli, non possono essere semplicemente sbagliate, ma invitano a una ulteriore riflessione. Se la Chiesa deve condannare queste relazioni, deve essere precisa su ciò che intende condannare.
Chi si prende cura, in modo stabile e affidabile, dei propri figli, li accompagna e sostiene con amore e trasporto emotivo, ha un’influenza positiva sullo sviluppo dell’identità del bambino. Questo vale per tutti i tipi di coppie. Nel nostro numero speciale emerge che gli studi accademici degli ultimi cinquant’anni hanno dimostrato che non esiste un’indicazione biblica esplicita sulla realtà delle relazioni omosessuali.
Per quanto riguarda l’educazione dei figli, la tradizione della Chiesa ha spesso accettato e lodato anche la genitorialità monoparentale, sia che si tratti di genitori single, sia, più precisamente, di gruppi formati interamente da donne o da uomini impegnati nell’educazione dei bambini.
Per esempio la stimata tradizione medievale di crescere i bambini nei monasteri da parte di religiosi o di religiose dimostra che la Chiesa non ha sempre ritenuto essenziale che i bambini venissero educati da coppie eterosessuali.
Più recentemente, il magistero del secolo scorso, ha mostrato una riflessione in evoluzione sul significato della sessualità, proprio in dialogo con i cambiamenti della società. Siamo grati all’Amoris laetitia di Papa Francesco che invita tutti a considerare nuove possibilità per la riflessione ufficiale della Chiesa. Considerando la questione delle famiglie omosessuali nella nostra rivista, pensiamo di rendere un servizio alla Chiesa.
Oggi molti sacerdoti si pongono il problema se concedere o meno il Battesimo e gli altri sacramenti dell’Iniziazione cristiana ai figli di coppie omosessuali. Questi aspetti vengono approfonditi nel vostro speciale?
Come ho detto sopra, una parte del numero è stata dedicata alle testimonianze di persone che vivono in famiglie omosessuali. È in questi racconti personali e sentiti che è nata la questione dei sacramenti.
Le coppie dello stesso sesso per cui la fede cattolica è importante, temono di essere respinte quando chiedono i sacramenti per i loro figli. È qui che Amoris laetitia è particolarmente pertinente, in particolare il capitolo VIII, dove papa Francesco parla degli aspetti e delle forme fragili e vulnerabili della famiglia. I bambini, da qualsiasi provenienza provengano, meritano una speciale sensibilità teologica, pastorale ed etica.
A parte questo, voglio parlare con il cuore di quanto sia importante che i sacerdoti in generale e coloro che in seguito diventeranno vescovi o cardinali ricevano una formazione più approfondita su questi temi prima di ricevere l’ordinazione. Inoltre, dovrebbero essere preoccupati del fatto che ogni essere umano abbia il diritto di integrare la propria vita personale e professionale grazie a una formazione permanente.
Questo è particolarmente vero in questo momento, poiché il nostro mondo sta cambiando rapidamente.
Tornando al nostro problema, abbiamo voluto offrire una seria riflessione accademica sui motivi per cui la Chiesa potrebbe voler allontanare questi genitori, poiché il rifiuto dei sacramenti equivale al rifiuto di riconoscere la validità dell’amore condiviso in queste famiglie.
La risposta della Chiesa alle persone che vivono in situazioni diverse, non può essere il rifiuto, per non presentarsi falsamente come una comunità di perfetti. Guardando invece al bene che queste famiglie portano alla società e alla Chiesa come spazio di accoglienza per i bambini, la Chiesa può scoprire un nuovo approccio per abbracciare con tutto il cuore la formazione sacramentale dei bambini in queste e in ogni tipo di famiglia.
Cosa emerge dal vostro studio sull’aspetto psicologico dei figli delle coppie omosessuali? Gli esperti ritengono che questi bambini abbiano più problemi di quelli cresciuti in coppie eterosessuali. È un dato che trova riscontro nei vostri approfondimenti?
La realtà delle coppie apertamente omosessuali che crescono i propri figli è relativamente nuova, visto che è iniziata solo negli anni ’80, ma ha ricevuto molta attenzione da psicologi e sociologi, e sono stati realizzati studi a lungo termine anche su quei figli, ormai diventati adulti.
Tutti gli studi, da prospettive diverse, con metodologie diverse, hanno dimostrato in modo schiacciante che i figli cresciuti da coppie dello stesso sesso non mostrano situazioni peggiori.
dal punto di vista psicologico o sociale – o in qualsiasi altro modo – dei figli cresciuti da coppie
eterosessuali.
Questo fatto di per sé invita alla riflessione teologica. Inoltre, mentre la maggior parte degli studi riguardava madri lesbiche, poiché queste erano inizialmente più frequenti, sono sempre più numerosi gli studi sui genitori gay.
Da quanto abbiamo visto, non c’è stata alcuna differenza di risultato. Inoltre, per quanto riguarda le altre discipline al di là della psicologia e della sociologia, non sembra esserci alcuna differenza nella valutazione delle famiglie formate da due donne o due uomini. Ma, naturalmente, il periodo di tempo preso in esame è relativamente breve.
Non crede che il problema sia legato principalmente all’origine di questi bambini? Il fatto che siano nati da un precedente matrimonio, adottati, o nati per mezzo dell’inseminazione artificiale o della maternità surrogata, non cambia la valutazione etica?
In effetti, due dei sei articoli scientifici del numero affrontano queste questioni. Uno studioso esamina la realtà dell’adozione e mostra la complessa rete di questioni etiche coinvolte. Un’altra coppia di studiosi considera la riproduzione artificiale e l’impatto che questa ha sulla famiglia. Entrambi sollevano una serie di questioni e di interrogativi per ulteriori riflessioni.
Infatti, i criteri per una valutazione etica delle famiglie omosessuali si formano attorno a questa questione, e non all’omosessualità dei genitori in sé.
Tuttavia, in ultima analisi, il nocciolo della questione non riguarda di per sé le coppie dello stesso sesso. La questione sull’origine dei figli è molto più ampia rispetto alla questione delle coppie dello stesso sesso.
Come abbiamo trattato in vari articoli nel corso degli anni, molte coppie eterosessuali sperimentano oggi l’incapacità di avere figli biologici e spesso cercano altre opzioni.
La relativa legittimità di queste opzioni è oggetto di un acceso dibattito. Ci auguriamo che gli spunti offerti dal nostro lavoro forniscano risorse per riflettere su argomenti tanto complessi, sia all’interno delle famiglie omosessuali che di quelle eterosessuali.
Articoli e testimonianze nel segno di Amoris laetitia
Konrad Hilpert (Monaco), “L’omosessualità del punto di vista dell’etica teologica; un’analisi del problema”; Angelica Walser (Salisburgo), “Adozione: l’alternativa cattolica alla fecondazione in vitro. Riflessioni su un tema marginale di etica teologica“; Elena Canzi, Eugenia Scabini (Milano), “Omogenitorialità e procreazione medicalmente assistita: nuove forme di genitorialità“: Alina Tryfonidou (Reading, Gran Bretagna), “I diritti dei genitori dello stesso sesso in Europa“; Gerhard Marschutz (Vienna), “Famiglie dello stesso sesso in prospettiva teologico-etico“. Ecco gli autori e i titoli dei sei articoli principali ospitati nel numero speciale di Intains. Ci sono poi tre testimonianze di genitori omosessuali: Sarah Hagger-Holt e Racher Hagger-Holt (Rickmansworth. Gran Bretagna); Kurt M. Denk (New York) e Andrea Ruberà (Roma). L’editoriale è di David Dawson Vasquez.
Nelle conclusioni Jochen Sautermeister, docente di teologia morale a Bonn, osserva che Amoris laetitia porta un cambiamento nell’approccio alla vita familiare che incoraggia E apprezzamento di tutte le relazioni segnate dall’impegno e dalla responsabilità. Questo porta a considerare le relazioni dal punto di vista della loro qualità interiore piuttosto che della loro particolare corrispondenza alle forme tradizionali.
Si tratta quindi di valutare la vita familiare dal punto di vista della cura e del sostegno che le sue diverse forme forniscono ai figli. in particolare come le forme familiari permettono la trasmissione della fede da una generazione all’altra.