I genitori cattolici con figli LGBT incontrano papa Francesco
Articolo di Giampaolo Petrucci pubblicato sul sito di Adista il 16 settembre 2020
«Dal 2015 in tutt’Italia stanno nascendo gruppi di genitori credenti con figli e figlie LGBT che vogliono uscire dal silenzio e dall’ombra per dire alla loro Chiesa che tutti sono figli di Dio e come tali vanno accolti e amati».
Così scrive Innocenzo Pontillo del Progetto Gionata e de La Tenda di Gionata, presentando l’incontro di oggi con papa Francesco durante l’udienza generale.
La Tenda di Gionata è uno di questi gruppi, «un’associazione (ndr formata anche da cristiani LGBT e dagli operatori pastorali che li accompagnano) nata su sollecitazione di don David Esposito, un sacerdote marchigiano prematuramente scomparso che ha voluto far nascere una realtà di servizio che favorisse l’accoglienza, la formazione e l’informazione dei cristiani LGBT, dei loro familiari e degli operatori pastorali, nonché il dialogo su questi temi con le diverse realtà cristiane».
Dopo alcuni anni di cammino, i volontari dell’associazione si sono resi conto che la loro esperienza – e in particolare il libro Genitori fortunati, vivere da credenti l’omosessualità dei figli, realizzato dall’associazione per raccogliere e divulgare le storie di alcuni genitori cattolici con figli LGBT – «è un aiuto per tanti che fa cadere pregiudizi e barriere e aiuta a costruire ponti. Volevamo che il Santo Padre Francesco conoscesse il nostro cammino e ci confermasse nella ricerca della verità e del bene». E così è nata l’idea di chiedere l’ammissione all’udienza generale odierna, per incontrare papa Francesco e consegnargli in dono il libretto Genitori fortunati.
L’incontro alla fine c’è stato. Ne parla, a caldo, Mara Grassi (vicepresidente della Tenda di Gionata e madre cattolica con un figlio omosessuale): «Il papa ha parlato di contemplazione, per scoprire l’amore di Dio e la luce di Dio in tutto il creato, nelle persone e nelle cose.
Ho detto al papa, consegnandogli il nostro libretto, Genitori fortunati, che noi siamo fortunati perché siamo stati costretti a cambiare lo sguardo, lo sguardo con cui abbiamo sempre guardato i nostri figli, e vedere in loro la bellezza e l’amore di Dio. Vogliamo fare un cammino con la Chiesa, creare un ponte con la Chiesa, perché anche la Chiesa possa cambiare lo sguardo verso i nostri figli, non escludendoli più ma accogliendoli in pieno.
E il papa mi ha risposto: “Certo, il Signore li ama così come sono, perché sono tuti figli di Dio”. E anche la Chiesa, mi ha detto, li deve amare così come sono».