I gesti del Papa verso le persone LGBT servono a poco, se i cattolici non faranno la loro parte
Riflessioni di Jason Steidl pubblicate sul blog The Wild Reed (Stati Uniti) il 6 ottobre 2015, liberamente tradotto da Siena R.
Consuetudini che, per altre persone, sarebbero considerate basilari per la decenza umana, sono diventate, per gli apologeti di papa Francesco, segni di una rivoluzione della misericordia della Chiesa verso i cattolici LGBT e chiunque sia ai margini della fede.
Eppure, nonostante queste consuetudini, è cambiato davvero poco nella struttura dell’insegnamento cattolico e nelle prassi, ancora poco atte a mostrare un minimo di clemenza verso i membri della comunità LGBT.
Il catechismo cattolico considera ancora il desiderio omosessuale “disordinato”. L’unico ministero nazionale e internazionale LGBT approvato dalla Chiesa reputa “l’attrazione verso lo stesso sesso” come una malattia indesiderata o una dipendenza, simile all’alcolismo.
Arcivescovi come Salvatore Cordileone e Charles Chaput continuano ad agire contro l’uguaglianza LGBT senza che nessuno nella Chiesa lo impedisca. Il mondo e la Chiesa rimangono ancora scandalizzati quando un cardinale tedesco ipotizza che potrebbe esserci qualcosa di buono nelle relazioni impegnate fra persone LGBT.
Nessuna persona LGBT è stata invitata a parlare durante il recente Incontro mondiale delle Famiglie di Filadelfia e ci sono poche speranze che durante il Sinodo sulla famiglia a Roma la situazione migliori. Le persone LGBT non possono sposarsi nella Chiesa Cattolica e la retorica dei vescovi fa intendere che la Chiesa non benedirà mai le relazioni fra coppie dello stesso sesso.
È tempo che i cattolici progressisti si rendano conto di ciò: nonostante i gesti del Papa verso le persone LGBT, il senso del peccato e l’ingiustizia sono molto più radicati rispetto allo stile pastorale del Pontefice. Perché continuiamo a prendere in giro noi stessi credendo che un Papa possa porre rimedio all’omofobia inveterata della Chiesa?
È tempo che tutti i cattolici inizino ad ascoltare i sentimenti delle persone LGBT e la loro esperienza con la chiesa. È tempo di ascoltare i pianti di dolore che giungono da coloro che sono offesi dai continui abusi della Chiesa. È tempo di smettere di fingere che papa Francesco abbia risolto tutto. Non è vero. Non può. Prima ci rendiamo conto di quanto lavoro ancora rimane per estirpare a concezione secondo la quale l’omosessualità è peccaminosa, prima inizieremo il processo di guarigione.
Testo originale: Quote (and Reality Check) of the Day