I gesuiti di Bologna organizzano un corso per riflettere sull’accoglienza degli omosessuali nella chiesa
Articolo di Massimo Selleri pubblicato sul giornale Il resto del Carlino – cronaca di Bologna del 8 marzo 2021, pag.11
I Gesuiti (di Bologna) organizzano un corso per operatori che si occupano di credenti Lgtb. Il cardinale (di Bologna Zuppi): «Non è una pastorale a parte»
A settembre, con il loro intervento, il cardinale arcivescovo Matteo Zuppi e il cardinale Marcello Semeraro, concluderanno un percorso di formazione per operatori pastorali che si occupano di persone Lgtb credenti.
Il ciclo di lezioni – il primo in Italia a questi livelli – è organizzato dai Gesuiti di Bologna e inizialmente doveva tenersi in presenza nel 2020, ma visto l’andamento della pandemia, alla fine si è ritenuto di utilizzare la modalità web. I partecipanti sono circa un centinaio e le questioni trattate sono tutt’altro che semplici e spesso la Chiesa ha dato l’impressione di voler affrontare l’argomento controvoglia.
La vera svolta è arrivata nell’ottobre del 2018 durante il Sinodo dei Giovani, a cui Zuppi ha partecipato. Nel documento finale, al paragrafo 150 si legge: «Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi. In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo. In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé».
Nel suo magistero Zuppi va oltre. Siccome l’orientamento fa parte dell’identità dell’uomo e non è possibile scindere l’uno dall’altro non basta l’accoglienza, che quando si parla di discriminazione a volte è solo il tentativo di abbellire la sopportazione, ma essa è solo il punto di partenza di una valorizzazione all’interno della comunità cristiana.
Non serve, quindi, una pastorale particolare, che avrebbe il sapore dell’emarginazione pur dolce o gentile, ma servono degli operatori competenti che accompagnino le persone omosessuali ad inserirsi pienamente nel tessuto della Chiesa per arricchirla con la loro diversità.
A chi pensa che tutto questo sia una adattabilità dei principi per non entrare in collisione con un tema ‘caldo’ del nostro tempo, va ricordato come la Dottrina cristiana fa una netta distinzione tra «Chi sei» e «Cosa fai», mentre sono le categorie umane a creare una sovrapposizione tra questi due concetti, arrivando a mettere delle etichette che nulla hanno a che vedere con la fede.
In sostanza, sempre utilizzando le parole dell’arcivescovo, per Dio l’uomo non è mai rappresentato dal suo peccato. La sessualità è un dono che viene sprecato quando non porta a creare una nuova vita ma viene confinato alla sfera del divertimento e questo vale tutti gli uomini indipendentemente dal loro orientamento.
Per Approfondire: Omosessualità, lezioni di pastorale. Articolo di Luciano Moia pubblicato sul quotidiano Avvenire il 25 febbraio 2021, pag.19