I miei pregiudizi omofobici dopo il coming out di mio fratello
Testo di Mary Ellen e Casimer Lopata tratto dal loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay),Trafford Publishing, 2003, capitolo 5, pp.39-42, libera traduzione di Diana
Tra Andy e Jim c’è meno di un anno di distanza come età. A causa della naturale empatia di Andy per le persone bisognose e emarginate, non avevo dubbi che sarebbe stato accogliente e di supporto verso suo fratello che è gay, ma quando gli chiesi di scrivere la sua storia esitò, confessò di essere imbarazzato, per come aveva reagito al coming out di Jim. Credo che la storia di Andy rifletta la battaglia di molti fratelli e sorelle – cresciuti in una società ostile agli omosessuali – quando vengono a sapere che un fratello/sorella è gay o lesbica. La sua è quindi una storia di conversione.
Quando mia madre mi chiese di raccontare per iscritto di come reagii quando mio fratello mi disse che è gay inizialmente fui riluttante a farlo, perché mi vergogno dei pregiudizi omofobici che avevo in quel periodo della mia vita. Trascrivendo i miei ricordi, spero di ricordare le opinioni bigotte che avevo allora, per lasciarle definitivamente alle mie spalle.
Credo che fosse la tarda estate del 1984, o del 1985, quando mio fratello Jim mi disse di essere gay. Mi ricordo che si stava preparando per tornare al college in Ohio (Stati Uniti) e la sera stava caricando la sua macchina, per partire il giorno seguente. Senza una ragione, Jim mi chiese cosa pensassi dei gay e delle lesbiche. Essendo più interessato allo spettacolo televisivo che stavo guardando, e non cogliendo l’enorme suggerimento che mi stava dando, gli dissi qualcosa tipo: “Finché mi lasciano in pace, mi va bene.”
Poco dopo mi disse di essere gay, ed io non seppi cosa dire. Rimasi in silenzio e per quanto ricordo, nessuno di noi due disse nulla per il resto della notte. Penso di essere stato molto imbarazzato per il modo in cui avevo risposto alla sua domanda, ed ero anche un po’ confuso.
All’epoca non avevo pensato molto all’omosessualità, non avevo informazioni, o piuttosto avevo le cattive informazioni che avevo ricevuto dagli scherzi omofobici dei miei amici e dagli stereotipi sull’omosessualità che avevo assorbito dai media. Penso che la mia reazione negativa sui gay, alla domanda di mio fratello Jim, avesse qualcosa a che fare col fatto che quella notte, dopo che ero stato in centro e mentre passeggiavo davanti ad un bar per gay, qualcuno fece dei commenti tipo: “Bel culo”. Cosa che mi agitò più di quanto avrebbe dovuto.
Ora comprendo che la rabbia che provavo allora derivava, in parte, dall’essere diventato un oggetto, esperienza comune per una donna, ma era la prima volta che mi capitava. Ero anche agitato perché non volevo credere che un gay mi trovasse attraente. Suppongo d’essermi sentito come se questo mi rendesse meno uomo, certamente non volevo essere etichettato come gay. Le opinioni omofobiche dei miei amici mi avevano toccato nel profondo, questo incidente aveva ulteriormente rafforzato i miei pregiudizi.
Fu difficile mettere ordine nei miei sentimenti dopo la rivelazione di Jim. Non ci parlavamo molto. I nostri interessi erano diversi, ma penso di essere stato un po’ geloso che i miei genitori sembrassero più interessati agli studi di Jim, piuttosto che ai miei.
Ho sempre ammirato e rispettato Jim, sebbene non siamo mai stati troppo intimi. All’epoca non avrei pensato di esprimere questi sentimenti a lui (sia che avesse fatto coming out o meno). Come tanti adolescenti ero molto concentrato su di me, gli altri fratelli e sorelle di solito erano delle seccature piuttosto che degli amici. È un peccato che io non abbia potuto andare oltre queste piccole differenze, per fargli sapere che lo rispettavo, che il fatto che fosse gay non cambiava nulla. Sono sicuro che questo gli avrebbe reso più semplice tutta quella situazione.
Mi ricordo che mentre crescevo i termini “queer” e “omosessuale” erano, probabilmente, i nomi peggiori con cui si potesse apostrofare un ragazzo, a meno che voi non foste una delle poche persone di colore della mia città.
Non ricordo di avere mai sentito nulla di buono sugli omosessuali. Gli unici personaggi che mi ricordo di avere visto erano una coppia gay in TV, che di tanto in tanto appariva al Barney Miller Show. Questa coppia gay era uno stereotipo vivente: una era una persona effeminata che recitava il ruolo sottomesso di donna, l’altro partner aveva il ruolo di maschio – nessuno dei personaggi era forte – ed il loro orientamento sessuale era la loro principale caratteristica.
I personaggi non venivano ritratti in modo cattivo o negativo, erano solo comici, così da non poter essere presi sul serio. Capivo che lo show era una commedia e che la maggior parte dei personaggi erano caricature, tuttavia questo show era uno dei pochi luoghi dove avevo sentito parlare di omosessualità.
Durante gli anni del college mi ritrovai in un gruppo del Central America Peace Project (CAPP, progetto di pace dell’America centrale) e molti dei partecipanti divennero miei buoni amici. Quando diventai più attivo nel gruppo, ed anche più esperto, cominciai a fare dei collegamenti tra i diversi tipi di pregiudizi esistenti, tra l’autoritarismo e la repressione. Quando andai in un gruppo di lavoro sulla non violenza ebbi l’opportunità di affrontare alcuni dei miei pregiudizi sull’orientamento sessuale. Qui incontrai delle persone apertamente gay (le prime dopo mio fratello Jim). Erano persone che ammiravo per il loro lavoro nel promuovere la pace e la giustizia sociale, per il loro impegno sulla non violenza. Le discussioni e le esperienze fatte in questo gruppo di lavoro, ebbero un grande impatto sulle mie opinioni sull’omosessualità. Da allora ho considerato i pregiudizi sugli omosessuali come le altre opinioni irrazionali e odiose che esistono, basate sulla paura e sull’ignoranza.
Penso di aver sempre saputo che non ci fosse una ragione logica per cui l’orientamento sessuale era una caratteristica intrinsecamente cattiva o buona, sapevo che il pregiudizio e l’odio basato sull’orientamento sessuale era sbagliato. Penso fosse per questo che mi sentii imbarazzato quando Jim mi disse di essere gay. Non avevo nulla di intelligente da dire e me ne resi conto. Mi ci volle un po’ di tempo per perdere i miei preconcetti.
Come accade con molte altre idee irrazionali e menzogne, che vengono espresse a voce abbastanza alta e abbastanza spesso, la gente ci crederà fermamente, perché è impossibile difenderle in modo razionale.
Negli anni che seguirono nel gruppo di lavoro sulla non-violenza cercai di essere attivo nel supportare i diritti di gay e lesbiche. Come attivista, credo che spezzare le barriere del pregiudizio e dell’odio aiuti tutti, non solo le vittime del pregiudizio. Ma io sentivo, in particolare, il bisogno di aiutare le organizzazioni a combattere i pregiudizi verso i gay e le lesbiche, dato che mio fratello era ed è un potenziale bersaglio di questi pregiudizi.
Cominciando ad interessarmi della legislazione ed ho scoperto che uno dei maggiori miti sui gay e le lesbiche è che le leggi sui diritti civili civili, oppure le ordinanze che prevedono la protezione degli omosessuali, diano loro “diritti speciali”.
L’Alleanza dei Cittadini dell’Oregon, un gruppo che conduce campagne contro l’uguaglianza dei diritti per gay e lesbiche dell’Oregon, ha usato questo mito come argomento primario in favore delle loro iniziative anti-gay. Fortunatamente i tribunali hanno abrogato queste leggi come incostituzionali. Infatti queste iniziative anti-gay, se diventassero poi leggi, spazzerebbero via i diritti di lesbiche e gay e limiterebbero la loro possibilità di partecipare alla vita politica.
Ho sempre trovato più semplice parlare da un punto di vista politico piuttosto che personale, come risulta evidente dalla mia scelta di andare alla ricerca di pubblicazioni sui gay e lesbiche, invece di parlare direttamente a mio fratello di cosa significasse per lui essere omosessuale. In questi 18 anni, da quando quando ha fatto coming out con me, io e mio fratello abbiamo condotto vite molto diverse: lui vive nella East Coast e io nella West; lui vive in una grande città metropolitana e io in una piccola città; io ho una famiglia e Jim una larga rete di amici che lo aiutano, ma non ha un partner fisso.
Nonostante queste differenze, siamo rimasti in contatto con visite periodiche alla nostra famiglia e con messaggi email ed abbiamo anche avuto discussioni personali abbastanza stimolanti. Abbiamo anche discusso di questioni su gay e lesbiche e Jim sa che sostengo i diritti dei gay. Tuttavia non ricordo, in tutti questi anni, di aver detto a Jim che lo ammiro, lo rispetto e lo amo per quello che è, incluso il fatto che è gay. Spero che ora comprenda il mio modo di sentire.