“I ragazzi del Reich” di Dennis Gansel (2004)
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Scheda di Luciano Ragusa proposta durante il cineforum del Guado di Milano del 9 Giugno 2019
L’educazione tedesca e la sociologia del Mannerbund. Uno degli argomenti che più affascina e seduce quando si approfondisce la belle époque tedesca e la successiva repubblica di Weimar (1919-1933), è il rapporto, dato per scontato, tra la storia del costume tedesco, e la presunta omosessualizzazione della società. In diverse chiacchierate, ma anche dibattiti, ho spesso sentito affermare che, in fondo, gli organi di comando del futuro Partito Nazista erano «tutti della parrocchia» e che la linea di demarcazione, nei decenni che precedono l’elezione di Hitler, tra ciò che era considerato normale e ciò che non lo era, era molto e facie da superare.
Non sono in discussione gli spazi di libertà che le persone LGBT sono riuscite a ricavarsi nonostante il “Paragrafo 175”, ma l’idea che alcune forme di virilità omoerotica, siano l’unico strumento metodologico che ci consente l’accesso alla comprensione dell’educazione giovanile tedesca, e alla formazione della sua èlite.
Di sicuro possiamo affermare la presenza di una forte persuasione estetica-politica della Grecia sulla Germania: l’origine di questa infatuazione per il mondo classico la dobbiamo a Johann Winckelmann (1717-1768), le cui opere, hanno influenzato sia la storia dell’arte che quella della filosofia. Winckelmann, omosessuale a sua volta, probabilmente ucciso da un prostituto triestino nel 1768, visita per la prima volta l’Italia nel 1755, rimanendone talmente folgorato da decidere di trasferirvisi in via definitiva.
Il solco tracciato dal classicista tedesco viene poi percorso da Theodor Mommsen (1817-1903), uno dei più importanti storici del XIX secolo e inventore di nuovi approcci scientifici applicati alla storia di Roma, e da Friedrich Nietzsche (1844-1900), filologo classico e filosofo, la cui prima opera di rilevanza internazionale riguarda appunto una nuova interpretazione della tragedia greca.
Il punto che mi preme sottolineare è che sul finire dell’ottocento si impone un modello fisico, espressione di virilità, che assume caratteri anche morali: la salute del corpo e, di conseguenza, la sua bellezza, diventa confine tra la degenerazione morale e una vita condotta nella virtù in cui allo stereotipo del deviante sessuale, mai virile, ne viene contrapposto un altro, caratterizzato da armonia e proporzione. In sostanza, la bellezza maschile diventa simbolo dell’ordine eterno e garanzia di un approccio in grado di sanare un mondo malato (cfr. G. L. Mosse, Sessualità e nazionalismo, Roma – Bari, Laterza, 1984, pag. 34).
Al filone classicista dobbiamo aggiungere una controcultura denominata Lebensreform (in italiano “Riforma della vita”), che coinvolgeva un variopinto mondo composto da vegetariani, sostenitori di una medicina alternativa, promotori dell’amore libero, persone contrarie all’abuso di alcolici, nudisti e assertori del ritorno alla natura.
Molti scrittori, pittori e, più in generale, artisti appartenenti a questa corrente di pensiero, fondano una comune a Friedrichshegenin, un quartiere periferico di Berlino che diventa, anche grazie alla rete ferroviaria, il punto di riferimento della vita bohémien non solo berlinese, ma anche europea. Questi “riformisti della vita” ebbero un ruolo fondamentale nel sostegno al WHK, il Centro di Studi Sessuali fondato da Hirschfeld nel 1897, tra loro, infatti, ci furono primi firmatari dell’appello proposto dal sessuologo nel 1907 per far partire un iter parlamentare che derubricasse il “Paragrafo 175” che, dal 1871, condannava l’omosessualità.
L’anarchismo fu un’altra corrente ideologica piuttosto robusta che aveva in comune con la Lebensreform alcuni tratti distintivi, come una visione individualistica della società e la libera espressione sessuale. Per molti anarchici tedeschi, il teorico di riferimento fu Max Stirner (1806 – 1856), filosofo appartenente alla sinistra hegeliana, il cui pensiero, espresso nel testo L’Unico e la sua proprietà (1845), ruota intorno all’idea che l’unico valore che conta è l’individuo.
Per Steiner è l’ente singolo la misura di tutte le cose, e ad esso, chiamato anche “unico”, si deve subordinare qualsiasi cosa. L’uomo vale nella sua singolarità e non dipende da nessuno: tutto ciò che noi conosciamo in termini di diritto, religione, politica, filosofia, sono visti da Stirner come fissazioni paragonabili alla follia; la persona non può essere schiacciata e compressa dalle istituzioni, perché è l’unico “dato empirico” immediato, fuori da ogni teoria. La sola causa da servire, è quella dell’io.
In questa prospettiva è evidente il legame che intercorre tra gli anarchici e il movimento per i diritti degli omosessuali. Ad ogni modo, la dissidenza rappresentata dal loro modo di essere, e la caustica avversione contro ogni forma di associazionismo, con il passare del tempo, depotenziò la portata ideologica di queste correnti di pensiero, vanificando ogni lotta per le istanze che sostenevano.
È all’interno di questo crogiolo di situazioni che si inserisce la sociologia del Männerbund, termine tedesco di difficile traduzione che potremmo sintetizzare con l’espressione: “comunità maschile”. Divenuto molto popolare all’inizio del XX secolo, questo concetto racchiude nelle proprie maglie diversi modi di sentire al maschile, come per esempio la simpatia per una cultura patriarcale, oppure le modalità di scelta della leadership all’interno di un contesto di soli uomini ed anche la gestione di gruppi giovanili composti esclusivamente da maschi.
La prima organizzazione di adolescenti esclusivamente maschile della Germania, il Wandervogel, formatasi nel 1897, patrocinava ogni tipo di attività per ragazzi: escursionismo, campeggio, sport di gruppo con un forte accento all’indipendenza dei giovani, alla responsabilità e allo spirito di avventura. Nonostante ciò, il Wandervogel si dota di una sede propria, libera dal controllo degli adulti, all’interno della quale, gestiti dai più grandi, si organizzano scenette teatrali, lezioni di musica, canto, letture di poesie, romanzi, e la pianificazione delle immancabili escursioni nella natura, con relativi campeggi, e nudismo incorporato.
Uno dei motivi del successo di questi club è rintracciabile nell’istintiva reazione alla severa disciplina famigliare e scolastica, ancora debitrice di un autoritarismo prussiano che ai giovani del nuovo secolo sapeva di stantio. Purtroppo, con il passare degli anni, vennero sempre più enfatizzati principi come quello della leadership, il rispetto dei ruoli, e altre caratteristiche molto utili in coloro che faranno di questi ragazzi un esercito obbediente.
Inoltre, un altro filo conduttore che tiene uniti i gruppi, è una misoginia di fondo, nata in risposta ad una erosione continua delle donne rispetto alle opportunità fino a quel momento riservate agli uomini. Quando alcune ragazze fecero richiesta per entrare nei gruppi educativi del Männerbund, ma fu risposto loro di occuparsi occuparsi della casa e della famiglia visto che i due sessi, a qualsiasi livello, erano “incommensurabili”.
Naturalmente, ci furono teorici di un Männerbund omoerotico, in cui i contatti tra adolescenti e adulti venivano proposti secondo i modelli diffusi nella polis greca. Il personaggio che più di ogni altro si fece promotore di questa impostazione fu Hans Blüher, frequentatore del primo Wandervogel e, a sua volta, iniziatore della formazione di altri gruppi. Dalla sua autobiografia sappiamo che apprezzava il cameratismo omosociale, la leadership carismatica e il corpo dei ragazzini, cosa, quest’ultima, per cui venne espulso da diversi club.
La cosa interessante è che, probabilmente per paura delle conseguenze relative al Paragrafo 175, in età adulta, Blüher decise si sposarsi anche se non ebbe mai figli. Nei suoi scritti, comunque, quello che cerca di dimostrare è che il modello tipico delle città stato greche, in cui un amante maturo e socialmente introdotto insegna all’adolescente le regole del gioco, poteva essere importato nella Germania del novecento.
Resta il fatto che nella sua vita, coniugato o no, il suo immaginario omoerotico continuò a ricoprire un ruolo centrale, come dimostra il fatto che fosse perennemente circondato da piacenti giovani tedeschi. A salvarlo da un arresto per comportamenti omosessuali conclamati contribuì certo a salvarlo il suo antisemitismo, visto che, contro gli ebrei, scrisse parecchi libri che ebbero una discreta diffusione tra gli anni venti e gli anni trenta. Morì nel 1955, solo e dimenticato da tutti.
Per saperne di più
Beachy R., Gay Berlin. L’invenzione tedesca dell’omosessualità, Bompiani, Milano, 2016.
Mosse G.L., Sessualità e nazionalismo, Roma – Bari, Laterza, 1984.
Mosse G.L., L’immagine dell’uomo, Einaudi, Torino, 1997.
Mosse G.L., La cultura dell’Europa occidentale, Mondadori, Milano, 1986.
Theweleit K., Fantasie virili, Il Saggiatore, Milano, 1997..
I ragazzi del Reich
Il lungometraggio fornisce un’interpretazione verosimile del concetto Wandervogel, imbevuto però delle peculiarità ormai dominanti della dittatura nazista. In ambito europeo il film ottiene numerosi premi, tra i quali, Miglior regia al Bavarian Film Festival, Miglior Film al Viareggio Europa Cinema, Miglior Film al Giffoni Film Festival; in ambito internazionale viene premiato all’ Hamptons International Film Festival di New York, nella categoria Miglior Film Internazionale.Da non dimenticare, dello steso regista, è L’onda (2008), tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore Todd Strasser, a sua volta incentrato su un esperimento sociologico avvenuto in California nel 1967, in cui, un insegnante, vuole dimostrare la facilità con cui possono imporsi strutture sociali autoritarie. Sia il testo che il film, sono diventati classici della letteratura e filmografia giovanile tedesca.
Trama
Germania, 1942. Friedrich, diciassettenne dalle indubbie qualità pugilistiche, viene reclutato dalla prestigiosa scuola militare Napola, che si occupa di formare la nuova classe dirigente del Reich. Costatato il parere contrario dei genitori, il ragazzo vede in questa scelta la possibilità di emergere dalla povertà.
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Scheda
Sceneggiatura: Dennis Gansel, Maggie Paren.
Titolo originale: Napola – Elite Für den Führer.
Musiche: Angelo Badalamenti.
Paese di produzione: Germania.
Casa di produzione: Olga Film GmbH.
Interpreti: Max Riemelt nel ruolo di Friedrich Weimer; Tom Schilling nella parte di Albrecht Stein; Jonas Jägermeyr interpreta Christoph Schneider; Martin Goeres nel ruolo Siegfrid Siggi Gladen; Florian Stetter nella parte del caporalmaggiore Justus von Jaucher; Justus von Dohnanyi interpreta il padre di Albrecht Stein; Devid Striesow nei panni Heinrich Vogler.
Anno: 2004.
Durata: 110 minuti.